Messico: Alimenti preispanici.

Penso vi siate resi conto che sto scrivendo post sia sul Messico che sulla Spagna. È che ora che me ne sto andando comincio a sentirne la mancanza ma, allo stesso tempo, comincio ad apprezzare tutte quelle cose che posso trovare in Spagna e che in Messico non ci sono. Credo che questo sia il risultato dell'Erasmus. Sentire la mancanza di cose che fino ad una settimana prima avevo e ora non più, e avere voglia di godermi tutto ciò che mi mancava quando ero in Messico.

Farina e mais.

Da dove viene questa riflessione? Beh, ci ho pensato quando Eduardo mi ha fatto leggere un articolo. Condivide sempre articoli che riguardano il Messico così, anche se lontana, non smetto di imparare cose nuove su questo paese che tanto amo e tanto mi manca. Oggi, per esempio, mi sono resa conto di quanti alimenti tipici della cucina messicana mangiavo senza rendermene conto. Quello che desideravo di più quando ero lì era il pane e ora che sono in Spagna, invece, mi mancano le "tortillas" di mais (sottili focacce di mais). Forse non lo sapete, o forse sì, ma prima della colonizzazione in Spagna non c'era il mais e in Messico non c'era la farina. Questo è il motivo per cui, così come in Spagna è difficile immaginare un pasto senza pane, in Messico è strano non trovare in tavola un cestello di "tortillas". Vi lascio delle foto per vedere la differenza e allo stesso tempo la somiglianza tra le due cose. In fin dei conti è un cestello con un fazzoletto che contiene un alimento al quale siamo tutti abituati. L'unica cosa che cambia è che uno si mangia in Spagna, l'altro in Messico.

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Pane e prosciutto.

Sono dipendente dal pane, lo ammetto. Uno degli alimenti di cui più ho sentito la mancanza quando non ero in Spagna è stato proprio il pane, subito dopo il prosciutto ovviamente. In realtà, con la globalizzazione, sono riuscita a trovarlo in alcuni supermercati sia in Ungheria che in Messico. Ma, inutile dirlo, non era come quello al quale siamo abituati. Tuttavia era un degno sostituto. Per il prosciutto è stato diverso. A Budapest avevo quello che mi aveva portato Pedrín e quello che mi ero portata io stessa da casa, visto che in aeroporto non mi hanno controllato la valigia. Non l'hanno fatto perché uno dei pregi di stare in Europa è che esiste un accordo che permette il libero movimento di persone e il libero mercato all'interno dell'area Schengen. Cosa significa? Che in questa zona, composta da 26 paesi, è come se non ci fossero frontiere. In realtà non ci sono davvero. Vi starete chiedendo perché vi sto dicendo queste cose. Mi sono resa conto che noi europei lo diamo per scontato e ci sembra normale. Per chi non fa parte di quest'area, però, appare strano o difficile capire che l'Europa è l'unico continente in cui le frontiere tra paesi sono aperte. Se mi state leggendo dal Messico, per farvi capire è come se i vari paesi dell'Europa fossero gli stati degli Stati Uniti o del Messico. Quindi, per spostarci da un paese all'altro non abbiamo bisogno del passaporto ma della carta d'identità. Volete saperne di più? L'area Schengen è formata da Germania, Austria, Belgio, Danimarca, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Estonia, Finlandia, Grecia, Ungheria, Islanda, Italia, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Svezia e Svizzera. Per questo motivo sono potuta andare a Budapest con la valigia piena di prosciutto, così da non sentirne la mancanza.

Non ho avuto questa fortuna in Messico! Infatti lì funziona diversamente: una volta arrivati, dovrete superare un controllo aleatorio, può essere che ispezionino il vostro bagaglio oppure no. Come funziona? Quando arrivate, dovrete premere un bottone che accenderà una luce, in base al colore di questa luce il vostro bagaglio sarà controllato o meno: se è verde, potete andare, se è rosso dovete aprire la valigia. Mi hanno detto che questa operazione segue una sequenza precisa: tre volte verde e una volta rosso. Osservando le persone prima di voi, quindi, potete fare in modo che al vostro turno la luce sia verde e passare senza problemi con tutti i prodotti spagnoli che volete. Spero vi possa servire questo consiglio, a me avrebbe fatto piacere saperlo prima. Comunque, sembra che sia questo il vantaggio più grande di non avere frontiere, ma non è così. Se non ci fossero frontiere, tutti potrebbero vivere dove vogliono e la questione dei rifugiati non sarebbe la notizia principale dei telegiornali e dei giornali.

Alimenti preispanici.

Ho di nuovo parlato di cose che non riguardano il tema principale di questo post. Voglio dirvi che ci sono un sacco di alimenti preispanici che io non conoscevo prima di arrivare in Messico. Forse neanche voi li conoscete, ecco perché ho il piacere di parlarvene. La cucina messicana è piena di sapori, piatti tipici o "platillos" di cucina regionale ("platillos" è un modo per dire piatti). È l'unica cucina precolombiana del mondo, secondo il presidente dell'Accademia Iberoamericana di Gastronomia. Vi sorprende? Beh oltre tutti i riconoscimenti che ha ricevuto, la cucina messicana è stata dichiarata anche patrimonio culturale dell'umanità dall'UNESCO. Bello vero? È stato possibile grazie a vari fattori, in particolare grazie ai suoi prodotti, che per la maggior parte sono preispanici e si conservano e si usano ancora oggi per cucinare piatti tradizionali. Quali? Di uno ne ho già parlato, vi ricordate? Il mais. Ma ce ne sono altri. Il "chile" (peperoncino piccante di diverse specie), per esempio, è alla base della cucina messicana. I "frijoles" o "alubias" (fagioli) che in Spagna si cucinano in modo diverso. L'"aguacate" (avocado) che sicuramente conoscete. Altri prodotti meno famosi fuori dal Messico ma che sono preispanici sono: "xoconostle" (opuntia o fichi d'india), "chicatanas" (formiche); cacao, "chinicuiles" (bruchi, usati anche per il famoso mescal, liquore messicano), "tomate" (pomodoro), papaya (frutto), "escamoles" (larve di formiche), "chapulines" (cavallette), vaniglia, "guanábana" (frutto di Annona muricata, un albero sempreverde a foglia larga), "calabazas" (zucca), "epazote" (erba perenne annuale o di breve durata), "nopales" (verdura tratta da giovani segmenti dell'opuntia), "quelites" (pianta commestibile), "acociles" (gamberetti), "huauzontles" (pianta commestibile), "hoja santa" (pianta aromatica), "achiote" (pianta dai cui semi si rcava un colorante naturale). Questi sono alcuni degli alimenti preispanici che si conservano ancora oggi e senza i quali non si potrebbero cucinare molti dei piatti messicani. Alcuni di essi sono fondamentali anche per la cucina spagnola, vi immaginate la nostra vita senza pomodoro, zucca, avocado, cacao, fagioli e mais? Magari non vi piacciono, ma che fortuna poterli mangiare! Direi che grazie alla colonizzazione e all'America Latina possiamo contare su prodotti meravigliosi che usiamo quotidianamente. Ora vi mostro il mio frutto preferito, che ho scoperto in Messico: la papaya. Vi mostro anche un altro alimento che a me non piace ma che è molto apprezzato dai messicani: il "nopal" (tipo di verdura). Si prepara in vari modi. Questa nella foto è un'insalata.

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Le sapevate tutte queste cose? Spero vi sia piaciuto questo post e che vi abbia fatto scoprire delle curiosità interessanti.

Se mi leggete dalla Spagna, buonanotte; se lo fate dal Messico, buon pomeriggio.

Sara.


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