New York: un progetto con le nazioni unite e il viaggio nella grande mela
Nel 2014, mentre frequentavo ancora il liceo, mi venne proposto di partecipare ad un evento estremamente particolare e innovativo.
L’associazione Leonardo, la quale si occupa di promuovere progetti internazionali insieme alle Nazioni Unite, include il mio liceo nella rosa dei candidati, dandomi la possibilità di scoprire un mondo completamente nuovo per me: lo studente deve interpretare il delegato di un paese straniero all’interno di una delle varie commissioni delle UN. Ti vengono forniti molti materiali per prepararti, tra i quali anche una guida in lingua inglese che illustra le tematiche oggetto dell’attività della propria commissione (topic); l’obiettivo finale è trovare una soluzione a casi reali, ancora oggi irrisolti, che le vere commissioni affrontano ogni giorno.
Insomma, ti ritrovi a discutere in lingua inglese difronte ad altri 100 studenti che rappresentano altrettante differenti nazioni, su tematiche di importanza mondiale; e tutti ti ascoltano con diplomazia e rispetto, nonostante le varie idee discordanti.
Il progetto nello specifico
Nella maggior parte dei casi, il progetto si divide in due fasi: nazionale, nel mio caso italiana (I.M.U.N = Italian Model United Nations) e internazionale, la quale nel 2014 si è svolta a New York (N.H.S.M.U.N. = National High School Model United Nations).
I due progetti, non obbligatoriamente collegati, si propongono di far immedesimare lo studente nel ruolo di un delegato di un paese estero in una seduta delle svariate commissioni delle Nazioni Unite, per discutere di problemi reali riguardanti i nostri giorni; inoltre lo studente è tenuto ad attenersi alle stesse procedure che regolano le reali sessioni delle UN.
Come preparazione alla simulazione italiana l’associazione Leonardo organizza delle giornate in cui, a seguito dell’assegnazione di Commissione e Paese, fornisce la necessaria documentazione riguardo la commissione in cui si andrà a presiedere e l’argomento di cui si dovrà discutere. Importante sono poi l’intervento di insegnanti esterni all’organizzazione che chiariscono le dinamiche del “public speaking”, fondamentali per una buona prestazione all’interno della simulazione, e il superamento molteplici prove per memorizzare le regole di procedura.
Gli studenti che partecipano anche o solamente alla simulazione nazionale, oltre a ricevere le lezioni e il materiale sopraelencato, hanno il compito di scrivere e consegnare prima della data d’inizio simulazione il “position paper”, la cui stesura è spiegata nel dettaglio in varie e ripetute lezioni; quest’ultimo deve presentare la posizione del proprio paese riguardo gli argomenti che saranno trattati nella simulazione; la sua stesura si compone di ricerche in gran parte autonome ma ogni studente è affidato ad un tutor che lo aiuta nello sviluppo dell’elaborato.
Entrambe le simulazioni iniziano con una cerimonia d’apertura e con un breve ripasso delle regole generali. Seguono poi vari giorni scanditi in sessioni le quali, seguendo le regole di procedura, porteranno alla stesura e alla votazione di una o più risoluzioni del problema affrontato. Le simulazioni terminano con una cerimonia di chiusura nella quale le varie risoluzioni sono sottoposte all’assemblea generale per essere confermate o rifiutate; durante quest’ultima nel model italiano viene premiato non solo il “best delegate of all”, ma anche i migliori tre di ogni singola commissione, premio che sono orgogliosa di aver ricevuto.
La mia esperienza come delegato a New York
Arrivata a New York, non sapevo cosa mi sarei dovuta aspettare; l’unica cosa di cui ero certa è che avrei condiviso quell’esperienza con tanti altri ragazzi da tutta Italia e questo mi confortava molto.
Arrivati in hotel la sera tardi, non ci fu dato neanche il tempo di ambientarci poiché la mattina dopo dovevamo essere pronti, nei nostri completi eleganti, per affrontare il primo giorno di simulazione. Ci viene comunicato dove andare e, entrati nell’enorme sala conferenze, noto una cosa straordinaria seppur banale sulla quale non avevo riflettuto prima; la simulazione era internazionale, il che significava che avrebbe partecipato gente da tutto il mondo.
Tra tutti, il gruppo che noto spiccare sin dall’inizio è quello degli asiatici che, a causa del fuso orario, erano letteralmente addormentati sulle sedie: fortunatamente per loro ma sfortunatamente per noi il giorno dopo erano di nuovo pronti ad affrontare il topic. Sembravano un vero team delle Nazioni Unite, con centinaia di documenti sotto mano per analizzare la situazione, riunioni private per organizzare i vari interventi, strategie per stringere alleanze; insomma, in confronto noi sembravamo bambini dell’asilo.
Non è stato facile quindi all’inizio ritrovare quella sicurezza con cui si era partiti “vincitori” dall’Italia. Si ricominciava da zero. Tutte le paure, specialmente quella di parlare in pubblico in inglese e sbagliare, si amplificavano; finché la simulazione non iniziò. Alla fine eravamo tutti nella stessa situazione e, una volta ambientati, il clima divenne subito sereno, quasi accogliente.
La simulazione si concluse dopo 6 lunghi giorni di sedute vedendo vincitori il gruppo capitanato dai Russi; sono stati straordinari.
Essere un delegato mi ha aiutato ad affrontare le mie paure e ad acquisire sicurezza in me stessa, e penso che anche grazie a questo progetto la mia attuale avventura Erasmus si sia resa possibile.
Ti aiuta a riflettere su come nel mondo ci siano davvero tanti problemi irrisolti dei quali la maggior parte della gente non conosce neanche l’esistenza. Io ho affrontato il problema della sicurezza spaziale e credetemi, può sembrare assurdo, ma la verità è che c’è molto da lavorare su quel campo; come su molti altri.
Oltre a questo però, quest’esperienza mi ha regalato qualcosa di davvero unico: mi ha permesso di conoscere da vicino persone che, probabilmente, non incontrerò mai più nella mia vita ma che, nel breve periodo di cui ne hanno fatto parte, mi hanno insegnato la loro cultura; e per questo, se mai leggeranno quest’articolo, gli dico grazie.
La prima impressione sulla città
New York per me, fino a quel momento, era sempre stata una di quelle città da film; e come tale, nella mia mente, irraggiungibile. Perché purtroppo la verità è che dall’Italia, economicamente parlando, risulta una metà assai complicata da raggiungere. Tuttavia, grazie alla borsa di studio ricevuta con questo progetto, uno dei miei desideri si trasformò in realtà: avevo la possibilità di raggiungere l’America, di vedere con i miei occhi la “grande mela”.
Il volo durò 14 lunghe ore ma ne valsero la pena, perché una volta arrivata non avrei più voluto andar via.
La prima cosa in assoluto che noti sono i taxi gialli; li avevo sempre visti sulle foto e alla tv. Può sembrare banale, ma per me erano così affascinanti. Poi alzi lo sguardo e, prima di incontrare il cielo, ti ritrovi metri e metri di grattacieli che ti circondano e, nei più specchiati e alti, non riesci a capire dove finisca il palazzo e inizi il cielo, visto che l’azzurro (o talvolta il grigio a causa dello smog) vi si riflette contro.
È vero, magari New York presenta anche molti aspetti negativi, come l’inquinamento o la frenesia della metropoli, dove nessuno ha mai tempo per una pausa se non in quei dieci minuti che impiega per comprare un caffè d’asporto da Starbucks; ma non è così che voglio descrivervela. Perché, se la osservi bene con occhio distaccato, te ne innamorerai.
Ho vissuto la città per piccoli pezzi alla volta, tra una riunione e l’altra, giostrandomi tra le visite organizzate e il tempo libero, usato principalmente per lo shopping e il cibo.
È un posto che ti cattura, quasi ti intrappola nella sua frenesia, ma nonostante questo ne vuoi sempre di più. E quindi esci, fermi un taxi giallo con la tua mano, e inizi a girare partendo dai posti più turistici per poi iniziare a cercare su TripAdvisor le meraviglie nascoste della città.
Come in un film
Come ho già detto prima, specialmente per me, New York è una città da film nella quale ti senti come il protagonista di un cortometraggio.
Quindi, iniziamo a fare un giro della città passando attraverso i vari film che la hanno vista protagonista:
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New York Taxi: il film tratta di una donna di nome Belle che sogna di diventare una campionessa di corse automobilistiche ma che, per ora, deve accontentarsi di avere solo il titolo di “taxi più veloce della città”; taxi al quale sono state apportate alcune futuristiche modifiche. Che film può farti immergere meglio nella frenesia di quell’enorme macchia gialla di taxi che caratterizza New York?! Sono ovunque. Non puoi scattare una foto che loro subito spuntano a fare da sfondo ma, alla fine, rendono il tuo tentativo di catturare l’essenza della città ancora più vero, reale.
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The Amazing Spider-Man 2: chiunque abbia visto questo film ricorderà la scena nella quale, nel centro di Time Square, l’eroe affronta per la prima volta Electro. Ecco, arrivata in quella piazza mi sentivo esattamente come se, da un momento all’altro, lui potesse arrivare e fare il suo show; ci speravo. Ovviamente alla fine non successe, ma c’erano comunque caricature di tutti i supereroi ad ogni angolo della strada; una piccola conquista. Quando sei nel bel mezzo di quella piazza, circondata da decine di maxi schermi e luci, ti rendi conto di quanto sei piccolo in confronto alla città; e di quanto la città non faccia caso a te. Alla fine, dopo lo stupore iniziale, ti osservi intorno e noti centinaia di persone camminare senza rendersi conto della bellezza che trascurano ogni giorno, perché per loro è la normalità. Il primo giorno rimasi ferma al centro della piazza per circa 10 minuti ad osservare la gente che mi passava accanto senza far caso alla mia presenza come se, stando immobile, fossi diventata parte del “paesaggio”. E mi piaceva molto; essere ferma nel fascino del caos.
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Sex and the city, la serie: mostra lo splendore e l’orrore di una New York che scavalca il muro del nuovo millennio. Quella New York in cui “nessuno fa colazione da Tiffany” perché, oggettivamente, ci sono troppi errori da sistemare. Una città che è cultura, è moda, è passione; ma che è anche caos. Una città instancabile e sempre in movimento. Solo a sottolineare che, nonostante i suoi tanti pregi, una città senza difetti non esiste.
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Ghost Busters 2: i film della saga raffigurano molto bene l’ambiente newyorkese e la sua follia ma, in questo film in particolare, vediamo la statua della libertà rappresentata come mai prima di allora. Nonostante sia un simbolo che appare in centinaia di film ambientati in questa meravigliosa città, non è mai stata tanto viva come in questa pellicola; in senso letterale. Poiché, nel film, la statua prende vita. Ed è questa l’impressione che si ha passandole vicino sul battello: una forte donna di 93 metri che ti guarda dall’alto come se, da un momento all’altro, potesse girarsi verso di te e raccontarti le tante storie che lei e la sua città hanno affrontato nel tempo.
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King Kong: spero che tutti coloro che leggeranno quest'articolo abbiano visto questo film almeno una volta nella vita ma, se pur così non fosse, ogni singola persona sul pianeta conosce la celebre scena che vede il nostro protagonista arrampicarsi in cima all’edificio più alto di New York, combattendo come mosche i vari aeroplani che tentano di aggredirlo e stringendo fra le mani la sua bellissima amata Ann. L’edificio in questione è l’Empire State Building. Questo "gigante" è sicuramente un importante pezzo del panorama newyorkese ma la sua vera bellezza risiede in cima ad esso. Sopra la sua terrazza, a ben 443 metri d’altezza, tutta la città è alla tua portata; ti senti il re del mondo. Nonostante il forte vento, tenterai di rimanere lassù il più possibile, anche un’intera giornata, fino ad ammirare il tramonto che cala un velo arancione sugli altissimi palazzi seguito dalla luminosità delle stelle offuscata dallo splendore della New York notturna.
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Come d’incanto: film della Walt Disney Pictures, a metà tra un cartone animato e un live action. All’interno della pellicola una delle canzoni più famose, “dille che l’ami”, viene girata proprio all’interno di Central Park, dandone una perfetta rappresentazione. La protagonista, Giselle, canta la canzone attraversando vari punti caratteristici del parco: la fontana di Bethesda, il Bow Bridge, il Columbus Cirle, il lago, etc.. L’ambiente, nonostante io ci sia stata in pieno inverno, era esattamente lo stesso. È un enorme macchia verde all’interno del grigiore della città; un piccolo spruzzo di aria fresca e paesaggi rilassanti, fuori dal caos della grande mela.
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The Walk: pellicola tratta da un incredibile storia vera. Philippe Petit, un giovane francese con la passione per il funambolismo, dopo aver lasciato casa e essersi trasferito a Parigi, si esibisce nei suoi spettacoli nelle piazze della capitale. Un giorno legge su una rivista della costruzione delle Torri Gemelle del World Trade Center di New York e, rimastone affascinato, concepisce l'idea di attraversarle sospeso su di un cavo, senza alcuna cintura di sicurezza. Questo progetto non lo abbandona, e Petit si dedica anima e corpo alla pianificazione dell'impresa, come un vero e proprio colpo che, alla fine, porterà a termine con successo. Nel film, la costruzione delle torri gemelle è quasi terminata. Ovviamente, dopo la tragedia dell’11 settembre, le due celebri torri non esistono più; al loro posto, uno splendido memoriale in onore delle vittime. Una cosa estremamente toccante di questo luogo, oltre ovviamente a ciò che intrinsecamente rappresenta, è che ad ogni compleanno di ognuna delle vittime una rosa viene posta nel loro nome; per dimostrare, soprattutto alle famiglie, che non saranno mai dimenticati.
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Manhattan (1979): celebre commedia romantica in bianco e nero di Woody Allen che racconta la storia di un autore televisivo e della sua vita sentimentale piuttosto interessante. La pellicola ci dà una grande rappresentazione della città in generale e, tra le sue scene più famose, è presente quella della lunga camminata notturna di Ike e Mary, che culmina con l’inquadratura simbolo del film: i due personaggi presi di spalle seduti su di una panchina e, sullo sfondo, il ponte di Brooklyn. Inquadratura che sarà poi scelta anche come copertina del film.
Citando il grande Woody Allen: “New York era la sua città, e lo sarebbe sempre stata..”. Un vero omaggio allo splendore della grande mela.
Il cibo della grande mela
Prima di entrare nello specifico sul cibo tipico newyorkese vorrei sottolineare una fondamentale differenza tra i nostri ristoranti e quelli americani a livello di organizzazione e paga dei dipendenti: negli stati uniti la mancia è obbligatoria poiché fa parte dello stipendio del cameriere. Quindi, ordinando un piatto, va sempre messo in conto che, alla fine del servizio, si dovrà lasciare un extra, se pur minimo, per la persona che vi ha serviti durante la cena.
New York, in quanto metropoli, è piena di differenti culture che si rispecchiano anche nei luoghi culinari che attraversano la città; tuttavia, è possibile identificare alcune pietanze o tipologie ti cibo tipiche della città.
Primo nella nostra lista è lo street-food, il cui principe è ovviamente l’hot-dog. Quest’ultimo viene servito ovunque per la città in centinaia di stand differenti. Esiste con quasi ogni tipologia di carne, o surrogati come il tofu, ed è accompagnato da qualsiasi condimento ti sia più congeniale. Insomma, nonostante sia una pietanza estremamente semplice, è uno dei simboli culinari di New York e deve essere provato.
Continuando troviamo la pizza. Ovviamente, come italiana, sono molto orgogliosa della nostra tradizione e sostengo fermamente la supremazia della pizza italiana sopra ogni altra versione nel mondo ma a New York hanno il loro stile, che si può apprezzare o disgustare. La pizza americana ha una stesura dell'impazto leggermente più omogenea e ha come caratteristica principale un condimento estremamente abbondante: mettono sulla pizza qualsiasi cosa gli passi per la testa, senza nessuna regola. Se avete abbastanza coraggio da dare il primo morso potrebbe non deludervi così tanto come pensate. Ovviamente, perché sia buona, dovete provare la vera pizza del luogo: diffidate dai tentativi di imitazioni della pizza italiana perché hanno ancora tanto da imparare.
Un altro piatto, tipico del brunch, sono le uova alla Benedict: consiste in due fette di muffin inglese tostate, sopra alle quali poggiano del bacon croccante, due uova in camicia e una certa quantità di salsa ricavata da tuorli d’uovo e burro. Una sola parola: delizioso.
Ultimi, ma solo per ordine, i dolci: pancakes, muffins, donuts (ciambelle). La grande mela è ricca di squisite prelibatezze. Tra queste, famosa e caratteristica proprio di New York, è la Cheesecake. Non è stata inventata in questa città ma qui è stata creata la sua variante più celebre e apprezzata: quella che si basa sull’uso o di panna o addirittura di formaggio Philadelphia. Il miglior posto per assaggiarla è indubbiamente l’Eileen’s Special Cheesecake, in Cleveland Place.
I trasporti
New York vista dall’alto è come un enorme e perfetta griglia nella quale, inizialmente, si tende a confondersi poiché tutte le strade sembrano uguali; solo dopo un po' di pratica si inizia a capire come orientarsi nella città.
I primi giorni, visto che dovevo aderire alle varie visite guidate, ci siamo spostati con la metropolitana. Tecnicamente è ben strutturata e puntuale ma, sotto l’aspetto di innovazione e pulizia, non risulta esattamente confortevole. Tuttavia, per l’uso classico che ne si fa, è un modo pratico ed economico per spostarsi per la città. Orientarsi non è molto semplice, quindi bisogna prestare particolarmente attenzione alla direzione del treno, uptown o downtonw. Riguardo ai costi noi, per viaggiare, abbiamo utilizzato la MetroCard: usa settimana costa circa 29$ ed è valida sia per la metro che per gli autobus.
Tutto il resto del mio tempo libero ho preferito viaggiare in taxi, soprattutto perché avevo la possibilità di dividerlo con delle amiche; questo ha reso il suo prezzo estremamente accessibile. In più, ho sempre voluto provarne uno. Per chiamare un taxi, a meno che non lo si cerchi di notte in aree sperdute della città, basta fermarne uno con la mano in mezzo alla strada: loro prestano molta attenzione, ti vedranno. Una volta saliti e data la destinazione, l’autista si lancia in una guida abbastanza spericolata per portarti dove devi andare nel minor tempo possibile. Sono estremamente efficienti e, secondo il mio modesto parere, sono il miglior modo per spostarsi in questa città.
Anche se non sembra, New York è una città adatta anche alle biciclette; con la dovuta attenzione, ovviamente. Ho visto spesso corrieri o ragazzi destreggiarsi in bici tra le macchine, che siano ferme nel traffico o in rapido movimento.
Lo shopping
Come è ben sottolineato in svariati film e serie tv, la moda a New York ha terreno fertile. Con essa, le lunghe vie commerciali ti regalano un’esperienza all’insegna dello shopping più sfrenato.
Tra le strade più famose quella più conosciuta è la Fifth Avenue, celebre soprattutto per le sue boutique di lusso e per i grandi magazzini. Mentre ci cammini, ti senti proprio una delle protagoniste di Sex and the City.
Altra via sullo stesso genere molto famosa è la Brodway. Nonostante sia conosciuta principalmente per il teatro, questa via è la più lunga di Manhattan ed è incorniciata da decine di negozi interessanti.
Non è esattamente una strada ma, per rendere il quadro completo, è importante menzionare Times Square. In quanto centro della vita newyorkese è anch’essa piena di negozi i cui marchi sono più commerciali e accessibili: H&M, Forever21, etc..
Molto presenti nella città sono anche i centri commerciali. Tra questi troviamo, ad esempio, il Time Warner Center per i negozi di lusso oppure il Newport Center, uno dei più grandi e ricco di ogni genere di negozio.
Per noi stranieri tutta via, le strutture più affascinanti per lo shopping sono i grandi magazzini: in Italia raramente trovi posti nei quali acquistare articoli di marca scontati anche del 90%; un vero sogno. Io, in particolare, sono stata al Century21 e, lasciatemelo dire, è stata un’esperienza entusiasmante. Per la mia carta di credito un po’ meno, ma all’interno si possono fare dei veri e propri affari.
Conclusioni
New York è stata, sotto molti aspetti, la mia città preferita.
Come turista è stata un’esperienza fuori dal mondo: finalmente ero in una città al 100% moderna, una vera e propria metropoli, molto lontana dal fascino antico che caratterizza la mia città, Roma.
È un misto di culture, ricca di arte e passione.
Se mai avrete la possibilità, andateci: vivetela a pieno e innamoratevi come me di questa città dalle mille sfumature di vita.
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