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Mercado Negro


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Il Mercado Negro

Tradotto da flag-it Teresa C — 6 anni fa

Testo originale di flag-pt Inês Melo

Affacciato sulla Ria di Aveiro, c'è uno dei più elaborati e iconici bar di Aveiro.

Il Mercado Negro è un punto di riferimento per tutti gli studenti e gli abitanti di Aveiro in generale. L'entrata nascosta non lascia indovinare le meraviglie di questo locale, bisogna cercare bene.

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Trovata la porticina, seguiamo l'enorme scalinata che porta al piano superiore del centro di Aveiro, da dove si ha una vista privilegiata sull'estuario, la Ria. Qui si comincia a capire un po' quello che troveremo più avanti. Finalmente, dopo tanto salire, a volte rapidamente a volte facendo attenzione ai gradini, visto che molti di noi vengono dai bar della piazza, arriviamo in cima.

La prima impressione è di aver sbagliato strada e di essere finiti in casa di qualcuno che, per puro caso, ha lasciato la porta aperta che ci ha attratti allegramente, spinti dal calore della bevuta in piazza. Solo il gran numero di persone ci fa capire che quel posto non può essere una casa normale. Dobbiamo prendere una decisione:

Sinistra o destra?

Andando a destra, all'inizio il fumo non lascia intravedere il luogo in cui siamo giunti. Si capisce subito che è la zona fumatori. E l'unica parte del bar con finestre, orientate verso la Ria.

Ma svoltiamo a sinistra, non c'è fumo. Ci sia apre di fronte un corridoio senza fine, tanto stretto che due persone non possono passare una di fianco all'altra.

L'ambiente di questo locale lo rende unico.

Mentre attraversiamo il corridoio vediamo le varie sale, con entrate ancora più strette, abbiamo l'impressione di essere tornati al XVIII secolo, invitati da Luigi XIV a passare una serata a Versailles. Con questo aspetto antico e classico, siamo entrati in un ambiente totalmente diverso dal resto della città. Libri "alternativi" dei quali nessuno ha mai sentito parlare, se non gli "alternativi" con gli stessi gusti "alternativi".

Ma l'arredamento non lascia niente al caso.

Certamente i mobili sono proprio del XVIII secolo. C'è una televisione che persino mia nonna considererebbe vecchia. Ovviamente non funziona. Né questa né nessun'altra che si trovi nello stesso posto. Sì, non c'è la televisione: ci si ritrova faccia a faccia, un incontro interrotto soltanto dal suono delle notifiche su Facebook sui cellulari.

Anche prima di arrivare al bar, al fondo del corridoio, c'è una sala che non ho mai capito bene cosa sia. Una sala mostre, forse. Non ho mai capito a cosa servano le cose che si trovano in quella stanza, ma è lì. Non capisco perché. Girando a destra, prima di entrare nel bar e percorrendo un altro piccolo corridoio, si trovano i bagni. Non ci sono andata spesso e va bene così. Mi ricordano i bagni di quelle discoteche frequentate solo da gente grezza. Sporche e puzzolenti. Non è che abbia qualche problema con la gente grezza, semplicemente non mi piacciono i bagni. Ma qui non c'è niente di interessante.

Andiamo verso il bar, dove si vendono alcolici. La sala è decorata come le altre, un po' scura, ma piuttosto accogliente e piacevole. Tutto quello che può essere vagamente strano e alternativo è usato come un segnale in questo bar. I prezzi sono scritti su bottiglie, vetri, finestre, su tutto quello su cui si può scrivere. Non ci sono le solite liste stampate su fogli bianchi, scritte in Comic Sans o Times New Roman con i prezzi e un brutto disegno di un bicchiere e una birra al fondo. Proprio no, la loro forma è molto più carina. Ma se il modo di esporre i prezzi è bello, quello che c'è scritto non è poi così bello.

I prezzi sono un po' alti per un qualunque studente al verde come me. Un bicchiere o due al massimo, si può fare. Uno in più e il giorno dopo non potrò pranzare con il panino con la cotoletta e pane "d'Avó" (un tipo di pane) e prendere un croissant al cioccolato in facoltà. Un sidro, che la birra la accetto ma il sidro lo voglio, e ciao pane "d'Avó". Ma insomma, facciamo uno sforzo, che vale la pena per i bei momenti che si passano là.

Proprio attaccato al bar, c'è una delle sale con divanetti e tavolini, oltre a quelle davanti al bar. Qui le decorazioni sono ancora più strane. Sedili imbottiti di sedie antiche coprono le pareti. Sì, sedili. Sembra la scena di un mobilicidio. I divani e i tavolini che riempiono la sala, condannati a guardare i loro parenti squartati appesi alle pareti, sono tutti diversi tra loro e danno l'impressione di essere stati comprati un po' all'Ikea del centro commerciale MarShopping, un po' in un mercatino dell'antiquariato nel centro di Mumbai. E proprio in un angolo, ecco una di quelle cose tipiche che ci si aspetta di vedere quando si va in un bar una sera: un'antica macchina da cucire. Con piano di lavoro e sedia destinati a chi volesse, tra una birra e l'altra, dare due punti al cappotto. Sembra strano? Sì, ma siamo al Mercado Negro, per questo è ancora abbastanza normale.

Eccomi alla fine del corridoio. Tornerò indietro, fino alle sale di ritrovo, quelle con le porte ancora più strette del corridoio. Entriamo nella sala più grande e vediamo subito i tipici giochi da bar. Freccette e biliardo. Con divani e sedie che sembra si potrebbero rompere semplicemente toccandole. Sembra, perché in realtà non si rompono. Perfetta per (come in realtà tutte le altre sale) lunghe conversazioni tra amici, per una bella serata. E se per caso siete come me, che a volte perdo un po' il filo dei discorsi, c'è sempre qualcosa da fare per passare il tempo. Sparse per tutto il bar ci sono riviste, libretti e libri sui temi più diversi come storia, letteratura, arte (alcuni piuttosto strani), tutto quello che ci può permettere di aumentare la nostra cultura, in una serata fuori. In realtà non capisco metà delle cose che sono scritte là, ma se non altro è bello uscire in un posto dove posso leggere qualcosa che non sia Ronaldo e Irina si sono lasciati o il Benfica ha vinto contro il Desportivo das Aves.

Uscendo da questa sala, ce n'è un'altra dove andare. Una sala perfettamente normale e per niente inusuale in un locale notturno. Proprio nello stile del Mercado Negro: una libreria.

Come gli altri libri sparsi per tutto l'edificio, quelli di questa sala affrontano i temi più diversi. Non troverete Nicholas Sparks né i libri di Twilight. Ci sono, ancora una volta, quei libri di cui non ho mai sentito parlare e che non capisco, anche perché alcuni sono in greco o in tedesco, e altre lingue che non riesco ad identificare. E altri che, al contrario, tutti conosciamo. I veri classici della narrativa. Libri di Tintin e di Sherlock Holmes e altri ancora. Ci sono libri di qualsiasi tipo, senza nessun tipo di ordine o preconcetto, che ci permettono di uscire un po' dai nostri gusti abituali.

Ma niente, qui, profuma di nuovo. E nemmeno di vecchio. Odora di usato, e non c'è niente di male in tutto ciò. Questo perché difficilmente ci si trova un libro nuovo. Tutti i libri che si possono prendere in mano sono stati usati, strausati, letti o sfogliati. E così continuano ad essere trattati. Questo è un bene e insieme un male. Ci sono persone a cui non piace toccare i libri, hanno paura dei germi e di tutto quello che si muove. Quanto a me, mi piace. Credo che aggiunga una certa personalità, ed è figo. Persino il signore che vende i libri contribuisce a creare l'ambiente della libreria. Grande, grosso, con una gran barba bianca e degli occhialini da vista (non è Babbo Natale). Gli manca solo di essere vestito alla moda del XIX secolo o di uno di quei secoli pieni di classicismo.

Torniamo adesso nel corridoio, ancora una volta. Lungo. Stretto. Ma anche così, lascia spazio all'arte. E quest'arte è diversa. . Diversa perché si tratta di enormi pezzi di carta incollati alle pareti del corridoio perché chi passa di là possa lasciare il proprio segno. Ma con una penna, perché non è il tipo di "segni" che usano i cani per marcare il territorio. Opere d'arte incredibili e piene di espressività si incrociano e si mescolano con scarabocchi che sembrano quelli di una scimmia con in mano una penna. Visto da lontano, alla fine di una sessione di pittura, sembrano sgorbi in guerra tra loro. Presi ad uno ad uno, ci si trovano veri talenti che deliziano lo sguardo. Con o senza talento, a me piacciono. Ancora una volta, è bello. Ancora una volta, dà personalità. Abbiamo quasi finito, manca solo parlare di musica. Sia dal vivo che non, un sottofondo musicale di qualità aiuta a creare un ambiente accogliente che fa venire voglia di restare. Ecco.

Se passate per Aveiro, andateci. Non vi perdete nulla se non andate, ma guadagnate molto ad andarci. Anche perché, anche senza essere un vero e proprio mercato nero, lì si traffica. Si trafficano bei momenti e notti ben passate, che aiutano a dare splendore alla vita ad Aveiro.

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