L'arrivo!
L’arrivo.
Aeroporto di Monaco, 11 del mattino, 4 Ottobre 2015: sono queste le coordinate che segnano l’inizio di quella che fino ad oggi considero l’esperienza più intensa della mia vita, la mia avventura Erasmus.
La notte precedente alla partenza la passai in bianco, troppi pensieri mi frullavano in testa, talmente tanti da non farmi dormire, nonostante la stanchezza accumulata dopo i faticosi tentativi di far rientrare in 23 kg di valigia la roba per 6 mesi.
In quella notte la mia testa era un subbuglio di pensieri contrastanti, arrivai persino a pensare di voler rinunciare a tutto, di non partire più. Più l’ora della partenza si avvicinava, più l’ansia cresceva.
Troppi “se” affollavano la mia mente. Scoppiai in lacrime e mi pentì per tutta la notte di aver fatto quella richiesta, e di averla persino accettata.
Eppure sentivo dentro di me che qualcosa mancava. Purtroppo o per fortuna non sono mai stata il tipo di persona che si accontenta facilmente, al proverbio “chi si accontenta gode” io preferisco la versione rivisitata e rispondo “cosi così”.
La Germania mi ha accolto calorosamente con una bella giornata di caldo e sole, pronta a smentire i miei pregiudizi sul perenne freddo tedesco. L’angoscia della sera prima stava svanendo, al suo posto subentrava la curiosità di conoscere finalmente da vicino quel posto che mi avrebbe ospitato per 6 mesi, finora visto solo da alcune immagini prese dal web.
Scesi dall’aero e stesi lì ferma per un po’ a contemplare l’aeroporto di Monaco, immenso, nuovo e ordinato. La mia passione per le lingue straniere mi portò a soffermarmi sulle lunghissime scritte in tedesco, cominciavo a realizzare che la mia avventura stava per iniziare, cosi scacciati tutti i pensieri negativi, attivai la parte pragmatica del mio Io e inizia a cercare un collegamento tra l’aeroporto di Monaco ed Augsburg. Dopo mille peripezie, riuscì a raggiungere la mia meta.
Augsburg è la tipica città che ti viene in mente quando pensi alla Germania, molto verde, pulita, funzionale, ben collegata, un vero gioiellino della Baviera. L’impatto fu un po’ frenetico. Mi spiego: il mio volo tardò di qualche ora, di conseguenza pur di arrivare puntuali al nostro primo incontro per studenti Erasmus, già fissato da mesi in pieno rigore tedesco, dovetti rinunciare a passare dal dormitorio per scaricare i bagagli, così mi recai direttamente all’università.
Avrei voluto soffermarmi di più a contemplare la mia nuova università, ma il tempo scorreva, ed ero già in ritardo di 5 minuti e cosa peggiore, non avevo idea di dove si trovasse la mia aula.
Iniziai a correre da un polo a l’altro, carica dei mille bagagli, alla ricerca di questa. Infine decisi di cambiare strategia, così mi fermai a consultare la mappa del campus.
La mia aria perplessa e disperata colpì un signore che si trovavi lì vicino, il quale si avvicinò e mi chiese cosa stessi cercando. Non appena gli risposi, lo vidi prendere la mia valigia e iniziare a correre, facendo segno di seguirlo. Non ebbi nemmeno il tempo di metabolizzare o per lo meno di riprendere fiato dopo la corsa, che il gentile signore aprì la porta e ci catapultò nell’aula da noi a lungo cercata.
Con grande imbarazzo, chiesi scusa per il ritardo e andai a sedermi. L’aula conteneva all’incirca 30-40 ragazzi, ognuno proveniente da una nazione diversa, la cosa iniziava ad affascinarmi.
Dopo quel primo incontro iniziammo a parlare, conoscerci e da lì a poco successe qualcosa di strano, un gruppo sempre più eterogeneo si veniva a creare, senza che nemmeno ci rendessimo conto della bellezza di ciò che stava accadendo.
Un gruppo di ragazzi provenienti da paesi o addirittura continenti differenti si stava avvicinando sempre di più, i pregiudizi lasciavano spazio alla curiosità sull’altro, la differenza culturale si trasformava in oggetto di discussione, confronto e spesso risate.
Chi salutava con due baci, chi con tre, chi trovava assurdo tutto ciò e preferiva un leggero cenno della mano. Tutto iniziava da questi piccoli confronti, e col tempo abbiamo trasformato le differenze che ci dividevano in qualcosa che ci legava.
Ognuno era diverso, ed era questo il bello! C’era sempre qualcosa di nuovo da apprendere, qualche curiosità da scoprire, qualche tradizione da capire.
Questa avventura cominciava ad affascinarmi, che abbia inizio il mio Erasmus!
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