Quest’estate sono stata per la prima voltain uno dei posti più unici e spettacolari della Toscana: i Bagni di San Filippo.
Si tratta di un posto non particolarmente noto, e che anche in ragione di ciò ha mantenuto un aspetto selvaggio e naturale. San Filippo è un minuscolo paesino in provincia di Siena, collocato fra la Val d’Orcia e il monte Amiata, che era conosciutofin dall’antichità per la presenza di acque termali.
La particolarità principale di questo luogo è però il fatto che l’acqua termale abbia dato origine a suggestive formazioni di calcare bianchissimo, che ospitano vasche circolari nelle quali è possibile fare il bagno. La più grande di queste formazioni, per la sua forma che ricorda vagamente la bocca di una balena, con migliaia di denti lunghi e sottili, è soprannominata “balena bianca”. Anche se il colore di questa formazione calcarea è normalmente il bianco, in base alle stagioni può assumere sfumature diverse. Ad esempio durante l’inverno, quando le acque termali si mescolano con l’acqua piovana, la formazione sviluppa delle striatura che virano fra il marrone, il rossastro ed un verde oliva.
Una volta arrivati a San Filippo lasciammo l’auto in una strada in discesa che funge da parcheggio e ci incamminammo verso il punto in cui sapevamo che si trovassero le formazioni calcaree. Il percorso per raggiungerle è uno stretto sentiero fra gli alberi, che conduce ad una stretta gola. Nella discesa cominciammo a sentire le voci di alcune persone che probabilmente stavano sguazzando nell’acqua caldissima e, seguendo le voci, arrivammo sul fondo della piccola gola. Qui, sulla destra, si stagliava una vera e propria montagna di calcare, un tipo di formazione che non ti aspetteresti affatto di trovare in mezzo ad un bosco. E soprattutto, queste formazioni calcaree sono bianchissime, talmente bianche che, se non fosse stato che la temperatura era superiore ai trenta gradi, le avremmo potute scambiare per neve fresca. Era una vera e propria scultura modellata e dipinta dalla natura, uno spettacolo unico, che stranamente ma per fortuna conoscono solo alcuni locali e pochi turisti ben documentati.
Sul fondo della formazione calcarea si trovava un cartello che indicava il divieto di arrampicarsi su di essa e di fare il bagno nelle pozze che vi si erano formate: in realtà l’intera montagna di calcare era occupata da persone che si godevano quell’inusuale paesaggio o che semplicemente si rilassavano, con il corpo quasi completamente immerso nell’acqua calda. Ovviamente io, mio padre e mia sorella non potemmo resistere al richiamo di quelle piscinette naturali, ci svestimmo e, indossati i costumi da bagno, iniziammo a scalare la formazione calcarea, alla ricerca di una vasca che non fosse ancora occupata. Incredibilmente, la superficie sulla quale ci stavamo arrampicando non esattamente con prudenza non era scivolosa, e anzi faceva venire voglia di spingersi sempre più in alto. Tutta la montagna di calcare era percorsa da sottili rivoli di acqua termale, che si accumulavano nelle piscinette azzurre e poi piombavano sul fondo da delle cascatelle, unendosi ad un sottile ruscello dove l’acqua calda si mischiava a quella fredda. Mia madre ci guardava dal basso con apprensione, apprensione che aumentava all’aumentare dei metri di dislivello che percorrevamo nella scalata. Dopo pochi minuti, comunque, ognuno di noi riuscì ad individuare la propria personale vaschetta: l’acqua era talmente calda che ogni tanto era necessario uscirne ma la sensazione nel complesso era piacevole. E poi, soprattutto, stavamo facendo il bagno in un posto veramente assurdo, dove davvero poche persone hanno avuto la fortuna di poter sguazzare.
Ad un certo punto, dalle nostre piscinette poste in alto sul monumento di calcare, notammo divertiti che un grosso maiale si stava facendo largo fra la gente che campeggiava nel boschetto sottostante. Iniziò a curiosare fra i vestiti delle persone che stavano facendo il bagno, ad annusare gli zaini in cerca di cibo, e a gironzolare fra la gente come se fosse perfettamente normale.
Vedemmo sempre più divertiti che mia madre iniziò a quel punto a preoccuparsi per sé stessa, più che per noi che ci rilassavamo nelle nostre piscinette di acqua termale. La vedemmo raccogliere frettolosamente tutte le nostre cose, scarpe, zaini, vestiti e le immancabili macchine fotografiche e cercare di fuggire più lontana possibile dal maiale, che sembrava molto incuriosito. Dopo un po’ comunque evidentemente l’animale si rese conto che nessuno gli avrebbe offerto il pranzo e decise che, vista la località, fosse meglio approfittare della presenza delle acque termali. L’animale si buttò quindi nel corso d’acqua sul fondo della gola, si rotolò un po’ nel margine fangoso e infine rimase immobile per alcuni minuti, lasciando che l’acqua tiepida gli scorresse addosso.
Una volta soddisfatto di questa piccola spa naturale il maiale uscì dall’acqua, si scosse un po’ e alla fine si dileguò fra gli alberi, mentre la gente cominciava a tornare nelle postazioni originarie.
Dopo circa un’ora di relax nell’acqua bollente anche noi decidemmo che fosse arrivato il momento di scendere dalla montagna di calcare, anche perché la temperatura dell’acqua, affatto mitigata dalla temperatura esterna, stava diventando davvero insostenibile.
I Bagni di San Filippo sono veramente un tesoro nascosto nel cuore della Toscana, non eccessivamente frequentato dai turisti e che vale assolutamente la pena includere in un tour della Toscana.
PS. Non si paga nessun biglietto per fare un bagno a San Filippo!
PS. Le piscinette naturali della Balena Bianca spesso contengono un ricco deposito di fango termale, ideale per trattamenti che rendono la pelle del viso e del corpo liscia e morbidissima. Quando siete seduti nell’acque, quindi, potete cospargervi di questo fango e godervi un trattamento degno di una spa di lusso, ma totalmente gratuito!