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Marina di Ragusa


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Inizio avventura a Marina di Ragusa

Pubblicato da flag-it CHIARA GARBAGNATI — 7 anni fa

Partiamo dal presupposto che ogni mio viaggio vissuto giorno per giorno o comunque descritto recentemente dal punto cronologico può contenere particolari imbarazzanti e personali, volti a corroborare le mie esperienze in giro per il mondo o semplicemente per la mia madrepatria, ho il presentimento che la Sicilia riserverà per me un mucchio di peripezie.

Riavvolgendo il nastro alla fine di questa lunga giornata impegnativa mi rendo conto di quanto sia importante tenere un diario, uno scrigno di ricordi per poter rivivere il tutto al meglio, con il suo gusto dolce e talvolta amaro, stando a certe situazioni. Da un lato questo percorso intrapreso con il blog mi fa realizzare quanto io abbia viaggiato, senz’altro non ai livelli di una troupe di National Geographic, e di quanto le piccolezze possano fare la differenza anche nel viaggio più fuori dall’ordinario che ci sia.

La mia giornata inizia alle 6.15 sulle note della magnifica suoneria predefinita di iPhone comunemente nominata “allarme”, una colazione frugale, un trucco che poteva essere migliore e una fretta angosciante di uscire di casa per un meraviglioso volo Ryanair con destinazione Catania Fontanarossa. Nonostante la fine di luglio sia un periodo catalogabile come “stagione alta”, anche con un semplice acquisto di poco meno di due mesi fa, sono riuscita a rientrare nei 150€ che mi ero prefissata per andata e ritorno, pagando la fantomatica cifra di 121 euro. Considerando la compagnia aerea in questione, senza ombra di dubbio il terminal di Malpensa di partenza è stato il numero 1, dato che il due rientra nello stato patrimoniale d’immobili di Easyjet, ormai mia compagna di viaggi (e sventure, considerando che mi ha smarrito il bagaglio da stiva ben due volte). Il Terminal 1 è senza troppi giri di parole gigantesco, con posteggi infiniti all’esterno, sportelli check-in e imbarchi così numerosi da fare incrociare gli occhi e negozi che danno più l’impressione di trovarsi in un centro commerciale che un aeroporto.

Nonostante il check-in online e le dimensioni mastodontiche, sono arrivata proprio con l’acqua alla gola, tenendo in conto le migliaia di persone che transitavano questa mattina. Della serie oltre al danno la beffa, finire il controllo del bagaglio a mano, dopo essere squillata ai metal detector,  perquisita, analizzata con un test rileva sostanze di non so quale genere e turbata per aver violato la privacy della mia valigia, mi ritrovo a correre per i corridoi facendo zig zag tra i bar e tra i negozi per cercare il mio imbarco, nascosto in uno degli angoli più remoti della struttura che pare essere un vero e proprio labirinto. Tutta questa fatica legittimata per aver finito questa intricata procedura a cinque minuti prima della chiusura dell’imbarco. Arrivata a due minuti prima dell’ora x mi rilasso vedendo gente dietro di me nella fila, fino a quando prendo il bus diretto all’aeromobile, realizzando l’importanza dell’avviso sul sito della compagnia recitante “i primi 90 bagagli a mano potranno essere tenuti regolarmente a bordo”. Flashback circa la mia iella costante riaffiorano nella mia mente davanti a circostanze del genere, soprattutto perchè, anche se più comoda e imbarcando gratuitamente una valigia, preferisco avere tutto sottocchio e mi diletto a incastrare il minimo indispensabile a mo’ di puzzle in un trolley.

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Salgo su con la costante ansia di smarrire i miei averi chissà dove, perciò scelgo di dormire, recuperando il sonno arretrato che mi trascino dietro da mesi ormai, ma dopo solo 40 minuti di un tragitto di ben 2 ore, vengo svegliata dalla voce trivellante dell’assistente di volo che cerca di svendere profumi e lozioni. È perfettamente comprensibile che sia un’azione dovuta dal contratto di lavoro o per via di qualche clausola, ma francamente arrivare ai dettagli più minuscoli è abbastanza irritante per qualcuno che cerca di dormire, specie in una circostanza di un aereo affollato con tanto di bambini in preda al pianto, giustamente svegliati da queste pubblicità. Non contenti dello scarso successo della vendita ambulante duty free, ripiegano su dei gratta e vinci stuzzicando i portafogli della gente elencando le varie vincite dei precedenti passeggeri. Apprezzabile la causa di volerlo fare per beneficienza, ma francamente insistere su un centinaio di persone che si è svegliata come minimo alle sei del mattino è abbastanza fuori luogo. L’ultima mezzora di volo passa in tranquillità, arrivando alle 10.50 alla meta. Al di là di questa pecca, mi sento in dovere di parlare bene di Ryanair, dato che sono molto efficienti, sia per le abilità del pilota per quanto riguarda l’atterraggio e sia per la velocità con cui vengono posti i bagagli sul nastro trasportatore. La mia agonia dura pochissimo, perciò mi dirigo verso l’uscita per raggiungere poi la mia destinazione finale, il centro balneare di Marina di Ragusa in provincia di Ragusa, per l’appunto. Da Catania ci vogliono circa due ore per raggiungere questa località. Per come si presenta dal panorama intravisto appena fuori l’aeroporto e dalle strade, la Sicilia si presenta come una terra selvaggia con tutto il verde che la circonda, ma aggraziata nei tratti architettonici anche dei paesi più piccoli. L’odore di mare è palpabile una volta scesa dall’aereo, figuriamoci una volta arrivata in questa stupenda zona di mare, visto che oltre a questa fragranza si sente un delizioso profumo di cibo. L’alloggio si trova nella zona ovest di questa frazione, ma tutto è raggiungibile facilmente a piedi, date le modeste dimensioni del luogo, le quali, però, permettono di accumulare in maniera concentrata ristoranti, locali notturni e negozi di vario genere, distribuiti nel centro oppure costeggiando il porto.

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Dopo un pranzo sublime a casa di un mio compagno di corso a base di riso al forno in quantità a dir poco enormi e una porzione non indifferente di sorbetto, decido di rilassarmi un po’, pianificando i futuri itinerari da praticare nei dintorni e sistemando i bagagli. Il fattore “spostamento in macchina” in Sicilia, prima di arrivare in questa regione, è stato visto dalla sottoscritta come una problematica o come un’impresa fuori dal comune, atta solo a guidatori esperti e non a neopatentati. Considerata da tutti  coloro che salgono sulla mia auto una persona spericolata al volante, guidando a cuor leggero e con una tipo di calzatura poco consona, ovvero i tacchi, sono stata minacciata e inquietata da racconti di strade dissestate, affollate e frequentate da individui che non rispettano la precedenza o i semafori, all’udire la mia intenzione di cimentarmi. Senza ombra di dubbio alcuno, guidare a Ragusa non è come guidare in una città come Palermo, ma queste leggende le trovo alquanto montate e amplificate. Fino a prova contraria non ho mai fatto un incidente o preso una multa e ciò non accadrà nemmeno qui. Una caratteristica che ammiro del popolo siciliano in questo frangente è la loro spudoratezza nell’usare il clacson, visto che al nord, salvo circostanze estreme, sembra un tabù. Abusarne in centro abitato è certamente poco appropriato, ma quando ti ritrovi davanti qualcuno di negato che inchioda improvvisamente o è troppo lento è più che legittimo. Le macchine qui vanno a velocità sostenuta e tergiversare non può far altro che scatenare questo fenomeno oppure a sorpassi.

Altra diceria che mi sento di confutare, andando forse contro i tg italiani che per tre mesi all’anno sfornano servizi sul caldo o gli sbalzi di temperatura in ogni angolo del paese assillando i pranzi e le cene di famiglia, come se gli abitanti vivessero sotto una campana di vetro, è la questione calore. Effettivamente le città sicule spesso rientrano nelle classifiche per i gradi che si registrano, ma viene spesso oscurato il fatto che si tratta di una zona piuttosto ventilata dove si trascorre un’estate più che piacevole e non una sorta di Sahara italiano.

Dopo essermi sfamata, non contenta della pienezza, nel mio momento di pieno rilassamento, il mio pensiero va direttamente all’ora di cena, con la validissima idea di mangiare fuori nelle vicinanze, peccato soltanto che prenotazioni a ore di distanza risultano futili in un luogo del genere, perchè è facile ricevere una risposta a malincuore negativa, visto che ogni sera tutti sono pieni, perciò qualora vogliate venire in questo magico posto, se avete intenzione di sperimentare qualche ristorante, comunicateglielo con qualche giorno d’anticipo.

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Un giro di perlustrazione tra spiagge e punti di riferimento base come supermercati, farmacie e via discorrendo e si fa subito sera. La fame si fa sentire e quando chiama bisogna rispondere, pertanto la scelta è stata un’ “arancineria”, tale Arà, la cui specialità, come si deduce sono arancine o arancini, denominazione che cambia in base alla zona siciliana frequentata, con ripieni di ogni tipo, di una bontà talmente speciale da meritare un articolo a parte (che a breve spero di poter scrivere). Non contenta del salato, ripiego sul dolce, perchè se non si mangia bene e tanto qui, non credete di poterlo fare altrove. La Sicilia merita per visite culturali, considerando il patrimonio posseduto, ma soprattutto è innegabile l’importanza di programmare dei tour solo all’insegna della buona gastronomia che l’isola offre. Non poteva mancare tra la lista delle cose da provare la granita, una vera granita, non il miscuglio acquoso e insaporito con aromi industriali presente nelle altre zone del Bel Paese. Descriverei questa esperienza mistica come un tripudio di dolcezza nel mio palato, specialmente perchè ho optato per il pistacchio come gusto, altra specialità sicula, anche se della città di Bronte, ubicata da tutt’altra parte della regione.

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Dopo una giornata così provante, la decisione migliore è quella di dirigersi verso casa e trovarmi qui a scrivere per raccontarvi tutto ciò e augurarvi in un futuro di poter visitare un luogo del genere, che sin da questa prima giornata mi ha subito conquistata, ansiosa di sperimentare avventure memorabili e da custodire per sempre.

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