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Lisbona

Pubblicato da flag-it Federica Navarria — 5 anni fa

0 Tags: flag-pt Esperienze Erasmus Lisbona, Lisbona, Portogallo


Arrivo a Lisbona!

Lisbona

Dopo due intensi giorni a Porto (di cui potete leggere nel post precedente) prendiamo un treno e in poco più di tre ore raggiugiamo Lisbona. Entrambe le città si trovano sulla foce di un fiume, quindi lungo la costa, e il percorso del treno passa per alcune delle città che vorrei visitare e di cui ho sentito tanto parlare da alcuni amici, una delle quali Aveiro, che vediamo solo di sfuggita dal finestrino.

paesaggi che ci accompagnano nel viaggio sono davvero eterogenei, si passe da colline e campi verdi, a spiagge dorate bagnate da sinuose onde… forse le più grandi che io abbia mai visto.

Scendiamo a Lisbona – Santa Apolonia e corriamo verso la fermata del bus che ci lascerà vicino casa. Chiediamo informazioni sul bus e una signora ci lascia la prima tip del nostro soggiorno a Lisbona: “be careful with the pickpockets!”, attenti ai borseggiatori!

Scendiamo dal bus e ci avviamo verso il nostro alloggio. Varchiamo la soglia della porta e… nessuno a riceverci, solo una signora seduta in un salone guardando la tv. Ci guardiamo attorno cercando di capire con chi poter parlare, quasi spaventati per la strana atmosfera che ci circondava. Finalmente arriva qualcuno: un abbronzato signore portoghese dallo sguardo torvo che ci osserva e non ci parla.

La prima impressione del posto è stata quasi un trauma e il vecchio signore, senza dire nulla, ci accompagna alla nostra stanza. Il posto sembra essersi fermato agli anni ’40: una stanza semplice, arredamento basic e abbastanza antiquato, le pareti ornamentate da azulejos che ritraggono animali e cacciatori che si inseguono, due letti cigolanti e una armadio senza un’anta.

Ma per fortuna le prime impressioni non sempre sono corrette. La stanza, luminosissima e comoda, con una vista su un palazzo decorato con mattonelle azzurre, si rivela un rifugio molto carino per il nostro viaggio, e l’apparentemente burbero signore che ci riceve è in realtà estremamente gentile e cortese.

Lisbona

Usciamo in ritardo per raggiungere il punto di incontro del nostro Free Tour prenotato su Civitatis qualche giorno prima, ci fermiamo al volo nel primo bar/ristorante in cui capitiamo a prendere qualcosa da mangiare: un panino prosciutto, formaggio e burro per soli 2€.

Per la strada ci tratteniamo anche per scattare qualche foto, attratti da uno dei panorami più tipici di Lisbona: una vecchio tram che ha resistito al tempo e alle intemperie, fermo in cima a una ripida salita, a cui fa sfondo il fiume Tejo, in italiano Tago.

Lisbona

La nostra guida ci porta alla scoperta della città. Ci racconta poco della storia, ma molto sulle curiosità e sui trucchetti per sopravvivere in città e risparmiare soldi.

Una delle prime cose, da tenere sempre in conto quando si decide di visitare Lisbona è che dopo il vostro soggiorno, i vostri polpacci non saranno più gli stessi. Quindi preparatevi: scarpe comode e tanta buona volontà sono necessari per scalare le strade di questa città costruita su sette colli.

In realtà, la domanda per riuscire a non essere sfiniti a fine giornata è: che strada prederebbe un lisboneta? Risulta che la città sia stata attrezzata per poter scalare colline e montagne con due semplici strumenti che la tecnologia moderna ci ha regalato, ovvero scale mobili e ascensori.

Sicuramente in molte guide si legge di ascensori che salgono e scendono per la città, trasportando gente sudata e affannata, ma ovviamente sono a pagamento.

Quello che non tutte le guide su internet dicono, però, è che ci sono dei modi più semplici per risparmiare soldi e fatica. Se vi trovate nella zona del centro e volete raggiungere parti più in alto o in basso della città, dovete seguire delle semplici istruzioni.

Raggiungete Rua da Vitoria, una traversa che taglia perpendicolarmente la via principale. A questo punto vi troverete proprio in mezzo tra Baixa, il quartiere basso, e Alfama, il vecchio quartiere arabo che si trova ben più in alto. Se volete raggiungere Baixa vi basterà proseguire verso la fermata della metro Baixa-Chiado (che, se date le spalle al fiume, si troverà alla vostra sinistra). Entrate nell’ingresso principale della metro, troverete delle scale mobili che vi porteranno giù, ma non entrate oltre i tornelli della metro! Proseguite dritto, davanti a voi delle altre scale mobili vi condurranno comodamente all’altra uscita della metro, ed eccovi arrivati a Baixa!

Se volete invece raggiungere il quartiere di Alfama dovete andare nella direzione opposta, sempre da Rua da Vitoria. Alla fine della strada troverete un ascensore con una grande insegna “elevador”. L’ascensore è pubblico e gratuito! Una volta usciti dall’ascensore e usciti in strada, andate alla vostra sinistra, pochi metri più avanti troverete le indicazioni, sulla destra, per “Pingo Doce”, un supermercato. (Prima di prendere l’ascensore, alla vostra sinistra, troverete anche un bagno che si può utilizzare).

Entrate nell’edificio e di fronte a voi troverete un altro ascensore, anche questo pubblico e gratuito, che vi porterà ancora più su, fino all’uscita. Eccovi arrivati ad Alfama, freschi e senza aver versato una goccia di sudore!

Dopo aver scoperto questo primo trucchetto per spostarci in città, continuiamo il nostro tour. La guida ci porta davanti al cafè più famoso dell’intera città: A Brasileira.

Pare che il caffè sia stata una gran tradizione per i portoghesi in questo antichissimo bar potete gustare un ottimo caffè. Il consiglio della nostra guida è quello di entrare e consumare il caffè direttamente al bancone, pagando pochi centesimi. Al contrario bere il caffè seduti nei tavolini fuori dal bar, costerebbe 1,20€, circa il doppio del prezzo di un caffè consumato all’interno.

Ci racconta anche per ordinare un caffè come un vero lisboneta bisogna chiedere una “bica”. Questa strana parola è in realtà un acronimo della frase “Beba Isto Com Azucar”, letteralmente “bevilo con lo zucchero”, il questo consiglio che veniva dato dai camerieri dentro A Brasileira, all’ordinare un caffè, che si è tramutato nel tempo nel nome vero e proprio della bevanda.

Se volete gustarvi un buon caffè, comunque, siete nella città giusta che ne offre una vasta varietà.

A questo punto la guida ci introduce una personaggio interessante e particolare, protagonista della scena letteraria del posto: Fernando Pessoa, forse il più famoso scrittore e poeta portoghese, nato proprio a Lisbona.

Lisbona

Uno degli homenage a Pessoa più famosi è una sua statua che si trova proprio di fronte al caffè A Brasileira, in zona Chiado. La scultura ritrae lo stesso Pessoa seduto a un tavolo, con accanto una sedia vuota su cui potete sedervi per una foto con il famoso artista.

Ma quello che molti non sanno è che un’altra scultura, forse più significativa, si nasconde qualche traversa più in là, in un luogo più tranquillo che forse l’autore avrebbe preferito. Questa volta Fernando è ritratto come un alto uomo che, a posto della testa, ha un enorme libro semi-aperto. Non è difficile credere che probabilmente lui avrebbe apprezzato di più questa scultura, così nascosta e tranquilla. Si trova a Largo San Carlos, di fronte alla casa in cui lo stesso Pessoa nacque.

Quello che rende Pessoa così interessante e così ammirato è il suo fascino da uomo misterioso… o per meglio dire uomini misteriosi. Una delle attività a cui si dedicò durante la sua vita, fu quella di critico letterario. Le sue critiche, però, non erano rivolte ad altri scrittori dell’epoca, se non a sé stesso.

Per quanto possa sembrare complesso, Pessoa usò in vita tantissimi eteronimi per scrivere le “sue” opere. È importante distinguere gli eteronimi dagli pseudonimi: mentre gli pseudonimi sono semplicemente nomi d’arte inventati per pubblicare le proprie opere, gli eteronimi usati da Pessoa avevano tutta una personalità propria, storie ed esperienze diverse, date di nascita e di morte, punti di vista e idee differenti.

Questa sua peculiarità, insieme al significato del suo cognome, “persona” in italiano, lo rende oggetto di molti giochi di parole. Non è difficile capire quindi come questo personaggio enigmatico e creativo sia una delle attrazioni più importanti di Lisbona.

Restando in tema autori e nel quartiere Chiado, se vi interessa la letteratura o semplicemente volete curiosare, giusto all’angolo lungo la Rua Garrett, troverete la famosa e antica libreria Bertrand. Oltre ad essere molto bella sia all’esterno, sia all’interno, questa libreria è la più antica del mondo, come testimonia il certificato del Guinness World Record che potete vedere all’ingresso. Un tempo era luogo di incontro di scrittori e pensatori, adesso potete trovare tantissimi libri, alcuni anche in italiano, spagnolo o inglese.

Se comprate un libro, ricordatevi di chiedere alla cassa di mettervi il “sello”, un timbro che attesta che quel libro è stato acquistato realmente nell’antica libreria Bertrand.

Noi siamo andati di sabato e, nella traversa accanto, abbiamo trovato un mercatino di libri usati molto interessante. Vi consiglio assolutamente di visitare la libreria e di lasciarvi trasportare dalle mille personalità di Pessoa.

A pochissimi minuti a piedi dalla libreria si trova uno degli edifici più interessanti di Lisbona, che testimonia uno degli eventi più disastrosi della città: il convento do Carmo.

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Nonostante sia interessante, la sua bellezza deriva da una tragica storia. Nel 1755, intorno alle 9.30 del 1 novembre, la città viene colpita da un fortissimo terremoto, con epicentro Lisbona, che porta via con sé il 90% della popolazione e rade al suolo la città. Il tragico evento non sembra essere una coincidenza agli occhi dei portoghesi, popolo estremamente credente, cadendo proprio nel giorno di Ognissanti. Questo dettaglio, però, fece in modo che gran parte della popolazione si trovasse proprio in chiesa quando si verificò il sisma, facendo aumentare il numero di vittime.

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Ovviamente non venne solo, ma fu accompagnato da numerosi incendi, dovuti alle candele delle chiese che, a causa della massiccia presenza di legno, prendevano fuoco facilmente Come se non bastasse la città fu vittima di uno tsunami. Quella mattina, infatti, il fiume si ritira. La gente, che ancora non sa nulla in quanto a sismologia, vede la cosa come un segno di Dio e si addentra nel fondo del fiume lasciato scoperto dall’acqua, che però torna con tutta la violenza di onde alte 20 metri che travolgono la popolazione e gran parte degli edifici situati nei pressi del fiume.

Dai danni subiti dalla città, si stima che il sisma sia stato un 9.1 della scala Richter e che sia durato, sommando i vari eventi sismici della giornata, 15 minuti. Una forza distruttiva che segna la città di Lisbona per sempre.

Tenendo in conto questo tragico evento, siamo pronti ad entrare nel convento Do Carmo, affascinati dalle sue forme architettoniche, ma segnati dalla storia che abbiamo appena ascoltato.

Lisbona

Le volte hanno resistito al sisma, ma il tetto è crollato, rendendo l’ingresso al convento uno spettacolo unico di pietra bianca e sinuosa che si staglia su un cielo azzurro. Le forme si intrecciano tra loro, si sovrappongono e poi si allontanano, si incastrano e giocano tra loro, con il loro bianco riflettono la luce, creando un’atmosfera che si può solo vivere e difficilmente descrivere del tutto.

L’ingresso al convento costa 3€ per gli studenti (dovete dimostrare di esserlo) e comprende la visita a un piccolo museo che si trova all’interno. Tra tutte le cose, molto interessanti, come antiche punte di lance e attrezzi in osso, si trovano le mummie peruviane di due ragazzine, che attraggono la maggior parte dei visitatori. La visita non dura molto, meno di un’ora, ma ne vale assolutamente la pena!

Una delle ultime tappe del tour è la visita alla chiesa di Sao Domingos. Al contrario di tutte le altre volte, questa volta non ci racconta niente su questa chiesa, apparentemente semplice, ma ci lascia entrare aspettandoci all’uscita.

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L’interno della chiesa lascia senza parole. Uno spettacolo decadente, rovinato, rude. Le colonne classicamente lisce e luccicanti delle chiese che siamo abituati a visitare, qui si trasformano in opachi blocchi di cemento che sembrano tizzoni spenti.

Ed effettivamente questa mia prima impressione non è del tutto sbagliata. Nel 1959 questa chiesa è protagonista di un tragico incendio che la corrode da dentro, lasciando un segno ben visibile anche a distanza di molti anni.

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Anche questa volta per i fedeli l’incendio non sembra essere una coincidenza. La chiesa, infatti, nel passato fu scenario di condanne e roghi da parte dell’inquisizione. Gli eretici venivano prima giudicate davanti all’altare, poi venivano condotti nella piazza proprio davanti alla chiesa dove un ardente rogo li attendeva.

Ma il passato oscuro di questa chiesa la vede protagonista anche durante quella che viene chiamato il massacro di Lisbona, nel 1500 circa, durante il quale centinaia di giudei vengono condannati e picchiati a morte per essere colpevoli di tutte le disgrazie che incombevano sul Paese all’epoca, come la peste e la fame.

Nonostante il suo macabro passato, la chiesa merita una visita.

Il tour con la nostra guida si conclude presto in Piazza del Commercio, che ha una splendida vista sul mare (o fiume, o entrambi). Prima di salutarci e staccarci dal gruppo la guida ci racconta di uno degli eventi più toccanti e commoventi della storia moderna portoghese: la Rivoluzione dei Garofani, in portoghese “cravos”.

Questo bizzarro evento, che ha ispirato molti registi per i loro film, non è altro che un colpo di stato da parte dei militari portoghesi che si ribellano alla dittatura di Salazar, storico personaggio controverso, a volte amato, a volte odiato dai portoghesi.

È il 25 aprile del 1974, i militari ribelli si incontrano per dare inizio alla loro rivoluzione, inizio che viene scandito dalla trasmissione radio di una canzone ai tempi bandita: Grandola, villa morena. I cittadini, chiaramente incuriositi e straniti nell’ascoltare la canzone alla radio, vengono incitati dai capi del governo a non lasciare le loro abitazioni e, come bravi protagonisti di ogni storia, fanno tutto il contrario.

La gente esce di casa e si accorge che qualcosa sta succedendo. I militari marciano per le strade armati, ma il loro incontro con una vecchia signora, cambia tutto. Si racconta infatti che la signora, che vendeva fiori per le strade, offrì un garofano a un militare. Questo decise di prenderlo e di piazzarlo nella canna del suo fucile, creando un forte simbolo di protesta alla lotta e alla dittatura. Da questo apparentemente semplice gesto, prende nome la rivoluzione, che si conclude con la vittoria dei ribelli, la fine della dittatura fascista di Salazar e l’instaurazione della democrazia.

Le strade della città si riempiono di gente che festeggia la libertà, accompagnati dai soldati armati di fucili e garofani. Vi consiglio di guardare delle foto di questo incredibile evento storico, forte e commovente, per calarvi il più possibile nella storia di questa città.

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La guida ci lascia anche un ultimo consiglio gastronomico, indicandoci dei posti in cui mangiare e dei posti invece da evitare. Ci dice che, come in tutto il Portogallo, spesso i posti migliori sono quelli che appaiono più rustici, quelli in cui non si capisce precisamente se si sta entrando in un bar, in un ristorante o in una bottega. Generalmente sono i posti a gestione familiare, o quelli più antichi, dove si può assaggiare la migliore cucina.

Ci stacchiamo dal gruppo e proseguiamo soli la nostra visita. Come è bene in ogni viaggio che si rispetti, ci perdiamo un po’ per le vie della città e ci ritroviamo in una strada pavimentata di rosa, piena di bar e locali, che capiamo essere uno dei centri della movida notturna di Lisbona.

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Ci ricordiamo di uno dei piatti che ci è stato consigliato di provare: la bifana. Questo apparentemente semplice piatto è composto da un panino imbottito con una sottile fetta di carne di maiale cotta, o per meglio dire stufata, in abbondante olio di oliva, spezie e birra. Viene servito, come spesso succede, accompagnato da patate fritte.

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La particolarità di questo piatto, che potrebbe farlo apparire poco salutare, è che l’olio che viene usato per cuocerlo viene cambiato molto raramente, dandogli un sapore abbastanza intenso. Anche questo era ottimo e al prezzo di pochi euro.

Nonostante non ricordi il nome né l’indirizzo del posto in cui ci siamo fermati a mangiare, ricordo che si trovasse proprio accanto al Hospital de Bonecas, ovvero un ospedale delle bambole. Questo strano e interessante negozio è proprio quello che sembra: anticamente tutti i giocattoli rotti venivano inviati in questo ricovero dove ricevevano un trattamento al pari di un paziente umano. I giocattoli venivano infatti registrati e analizzati, veniva fatta una diagnosi e consigliata una cura. Venivano poi aggiustati e rimandati al mittente sani e salvi!

Pare che la malattia più ricorrente in questo divertente ospedale fosse la decapitazione, in quanto la maggior parte delle bambole arrivavano senza testa. Oggi è un museo che potete visitare al prezzo di 2€, con tanto di visita guidata che vi racconterà della sua storia e, a quanto pare, funziona ancora come ricovero per giocattoli in difficoltà, che arrivano da tutto il mondo.

Ci spostiamo poi nella zona pavimentata di rosa, che ricordo solo come “Pink wine point”, facilmente raggiungibile dal centro. Beviamo una birra e proviamo una bevanda tipica di Lisbona: a ginjinha, o ginja.

È un liquore, abbastanza forte, al sapore di ciliegia e amarena. Lo servono in un bicchierino piccolo, ma vi consiglio di sorseggiarlo piuttosto che berlo come un chupito perché ha un buon sapore, ma è abbastanza forte. Per le strade vi capiterà di trovare delle signore con dei tavolini che vi propongono di assaggiare la loro ginja, nelle varianti con cioccolato magari, e forse è un’alternativa migliore perché spesso quella che offrono è quella che fanno le signore stesse in casa.

Un altro giorno a Lisbona

Il secondo giorno a Lisbona decidiamo di riposarci e prenderci del tempo per girare per le strade, tornare nei posti che ci sono piaciuti di più e comprare qualche souvenir. Decidiamo anche di visitare il Barrio Alfama, l’alto quartiere arabo che si affaccia sul resto della città.

Lisbona

Potete arrivare al quartiere prendendo la linea 28 dell’antico e famoso tram oppure potete usare il trucchetto di cui vi ho parlato prima, usando gli ascensori pubblici partendo da Rua da Vitoria.

È uno dei quartieri più antichi di Lisbona, forse proprio il più vecchio, ed è famoso perché un tempo era abitato dalla gente più povera della città, dai marinai e dalle prostitute. Questo particolare contesto sociale fa da sfondo alla nascita di una delle peculiarità che vanta il portogallo e in particolare la città di Lisbona: il Fado.

Lisbona

Scopriamo infatti le origini di questo tradizionale canto portoghese. Il suo nome viene da “fatum” parola latina che significa fato, destino.

Si racconta che le prostitute che abitassero proprio nel barrio Alfama ricevessero le visite dei marinai che, dopo lunghi periodi in mare, andavano li a consolarsi una volta scesi a terra. Queste donne venivano poi abbandonate dai marinai che ripartivano per mare e lasciate sole, spesso con dei figli che non venivano mai riconosciuti dai rispettivi padri. Da questa triste storia popolare nasce proprio questo melodioso lamento che è il fado, accompagnato da chitarra, che tratta di abbandono, tristezza, sofferenza e saudade.

La nostra guida ci dice che saudade è una parola che viene dal latino, significa solitudine. È un concetto abbastanza complesso che comprende una gamma di sentimenti legati alla malinconia, alla solitudine, alla nostalgia, alla tristezza ripensando ai momenti felici già passati. Difficilmente riuscirei a trovare una parola nella mia lingua che possa esprimere appieno il denso significato di questa parola che spesso compare ed è protagonista del fado.

Purtroppo, durante la dittatura di Salazar, il fado fu proibito e i testi vennero censurati e poi riadattati, rendendo quello che è arrivato ai giorni nostri solo una rivisitazione dell’originale.

Per fortuna, è facile poter trovare uno spettacolo di fado: si può ascoltare nelle “casas do fado”, o più semplicemente nei “tascas”, locali dove potete bere o mangiare mentre assistete allo spettacolo. Vi consiglio di informarvi prima sugli orari e sui prezzi degli spettacoli, perché non vengono eseguiti ovunque e spesso sono a pagamento. Se foste curiosi e interessati, sappiate che esiste anche il Museo del Fado, che noi purtroppo non abbiamo avuto il tempo di poter visitare.

Ma proseguiamo il nostro giro per il quartiere Alfama. Il mio solito consiglio vale in modo particolare qui: perdetevi per le strade, lasciatevi catturare da ogni angolo. Ma in questo caso state attenti, non è insolito iniziare a scendere per le viuzze per poi rendersi conto che si scesi così tanto che la risalita sembra una scalata dell’Everest.

Le strade del quartiere sono strette e tortuose, piene di negozi di souvenir e di oggetti in sughero, di cui la città è piena.

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Arriviamo quindi davanti al Castello di San Jorge, uno dei punti più importanti del quartiere. Ci ricordiamo però delle parole della nostra guida: a quanto pare il castello, nonostante l’apparenza, non è realmente medievale, se non una ricostruzione e può essere considerato più che altro come un “miradouro”, un punto panoramico, di cui la città è piena. Per questi motivi, per il prezzo del biglietto d’ingresso e per la lunga fila all’entrata, decidiamo di passare oltre e apprezzarne la vista solo all’esterno.

Ci fermiamo a mangiare un panino riposandoci in una delle viuzze, inizia a piovere, incontriamo casualmente due amiche, anche loro in giro alla scoperta della città. Decidiamo di unirci a loro e proseguiamo verso un percorso consigliato in una guida Lonely Planet, per scoprire gli angoli più caratteristici del barrio.

Il percorso ci conduce al Miradouro de Santa Luzia, un incredibile punto panoramico che si affaccia sui tetti del quartiere. Siamo circondati da gente, da artisti di strada che ci fanno da sottofondo musicale con le loro chitarre e da un fortissimo odore di rosmarino, che cresce nelle aiuole della piazza.

Una sorta di porticato, adornato da colonne, piante rampicanti e mattonelle colorate ci fa da riparo per qualche minuto, mentre godiamo del panorama sul fiume Tejo.

Da li in poi decidiamo di andare alla cieca e riscendere verso la parte bassa della città. Ci imbattiamo casualmente in una sorta di piccolo tunnel, lungo delle scalinate, che richiama subito la nostra attenzione. L’interno di questo coloratissimo tunnel è riempito di graffiti che ripercorrono la storia portoghese e di Lisbona, dall’invasione da parte dei mori, al terremoto e all’incendio, dalla dittatura di Salazar fino alla tanto desiderata democrazia.

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Nelle stradine in cui ci perdiamo incontriamo murales, gatti che ci osservano curiosi da dietro i vetri delle finestre e donne che ci invitano a provare la ginja esposta su un tavolo proprio davanti casa.

Finiamo il nostro giro nella zona del porto e ci prendiamo del tempo per riposarci.

Passeggiando per Lisbona è facile imbattersi in gruppi di giovani, ragazzi e ragazze, che indossano delle particolari divise, che cantano, suonano e ballano davanti al pubblico di passanti.

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Sono le tunasgruppi di universitari che si esibiscono in canti e balli della tradizione. Impressionante come ognuno di loro sapesse suonare uno strumento, ballare e cantare. Le tradizioni universitarie in Portogallo sono molto sentite e seguono delle regole abbastanza rigorose.

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Gli studenti, infatti, sono davvero integrati nel contesto universitario solo a partire dal secondo anno, all’inizio del quale ricevono la tipica divisa, con tanto di mantello, e dopo aver superato una serie di prove che vengono scelte e imposte dagli studenti degli anni successivi. Insomma, una fatica immensa per superare lo status di matricola che viene ricompensato con un posto in un gruppo apparentemente solido e unito.

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Il nostro itinerario continua e ci porta nella parte opposta della città: il quartiere di Belem. Famosissimo per la sua incantevole torre, lo raggiungiamo montando a bordo di uno dei tipici e antichi tram della città.

Rumoroso e traballante, è un tuffo nel passato. Un’esperienza che non potete non provare, è come immergersi per un attimo nell’antico Portogallo, guarderete il mondo attraverso i vetri e vi sembrerà di viaggiare in una Lisbona più autentica.

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A proposito di mezzi, il mio consiglio per spostarvi da una parte all’altra della città è quella di comprare una carta dei trasporti e di ricaricarla con il metodo “zapping”. Niente di complesso: recatevi in una qualsiasi delle macchine automatiche che trovate nelle stazioni metro o dei treni. Da li potete scegliere diverse opzioni. L’opzione zapping è molto comoda perché non ha una scadenza, ne un limite, al contrario delle carte turistiche che hanno una durata di 24 o 48 ore.

In questo modo potete ricaricare l’importo che desiderate, che ha un limite minimo di 3€, e potete utilizzare la carta per prendere qualsiasi mezzo di trasporto nella citta, dai tradizionali tram ai bus.

Inoltre, cosa molto importante, potete utilizzare la carta anche per prendere il treno per e da Sintra, di cui parlerò nel prossimo post, se state pensando di fare una visita in questo paesino incantato

 

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Grazie al nostro tram e alla nostra carta zapping, siamo arrivati a Belem. Il bus si ferma in un’ampia piazza dalla quale si nota subito un imponente edificio chiaro: la cattedrale. Bellissima fuori, è anche molto interessante dentro. Ha un’atmosfera mistica, creata dai fasci di luce che entrano dalle vetrate colorate.

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La visita dell’interno della chiesa è gratuita, mentre per accedere ai musei accanto si deve pagare un biglietto. Ma noi continuiamo alla ricerca della torre. Raggiungiamo quindi la riva del Tejo. Ci fermiamo a scattare qualche foto incuriositi da numerose piccole barche a vela che intrecciano i loro percorsi sull’acqua. Ogni piccola barca è guidata da una sola persona, la maggior parte sono giovanissimi e la loro tecnica per virare è a tratti impressionante: si lanciano da una parte all’altra della piccola imbarcazione, tentando di bilanciarne il peso ed evitare di finire dritti in acqua.

 

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Continuiamo a camminare sotto il sole timido di quel sabato e finalmente, da lontano, vediamo la famosa torre di Belem. La marea non era ancora del tutto bassa, quindi abbiamo potuto vederla completamente circondata dall’acqua nel momento che, secondo me, è il migliore. Informatevi prima sulla marea, che cambia in maniera veramente netta durante la giornata, se volete vedere la torre in un particolare momento.

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L’ingresso alla torre è a pagamento e vediamo una lunga fila all’ingresso che ci scoraggia, restiamo quindi a goderci il panorama e a prendere un po’ di fiato.

Nel marciapiede opposto, poco distante dalla torre, sta il negozio che vende i famosi Pastel de Belem, altro dolce da provare se volete dire di esservi portati a casa e addosso (letteralmente) un pezzo della tradizione di Lisbona.

Dopo una piccola sosta in hotel, ci prepariamo per la cena. Nonostante la guida ci avesse sconsigliato di mangiare per le vie del centro, nei tipici ristoranti turistici, la sera stessa, ci lasciamo tentare da un ristorante proprio di questo tipo. Si chiama Joao do Grao, si trova in Rua dos Correeiros e ci lascia totalmente soddisfatti.

È il tipico ristorante con i menù in dieci lingue diverse, dove i camerieri ti invitano a sederti finché non ti convincono e con le tipiche foto stampate su un cartellone. Non vi lasciate ingannare dalla grafica, generalmente non rispecchia la presentazione vera dei piatti.

Ci sediamo, siamo in quattro: io e una vecchia cara amica italiana, il mio compagno di viaggio basco e un’amica brasiliana. Decidiamo di iniziare dividendo due piatti in quattro. Ordiniamo quindi il piatto tipico, un must che dovete provare durante il vostro viaggio: il bacalao. Non importa quale sia la ricetta, con ceci e patate, con panna, sfilettato, alla brace: il bacalao va provato ed è buono in ogni modo!

Prendiamo anche del vino della casa, che con piacevole sorpresa è imbottigliato e anche abbastanza buono. Purtroppo, la cucina chiude prima di poter ordinare un altro piatto, ma ci alziamo abbastanza soddisfatti e pagando un conto di 8€ ciascuno.

Uno dei consigli per non farsi fregare a Lisbona e in Portogallo in generale, è di tenere sempre a mente che il pane e tutti gli appetizer che non avete ordinato e che vi mettono sula tavola prima che arrivi il vostro ordine non sono gratuiti, ma ve li faranno pagare. Quindi se non ne volete, chiedete di riportarli indietro. Non è un gesto di maleducazione e vi eviterà di pagare cose in più per aver mangiato, magari, mezza fetta di pane. Se lo avete già fatto… a questo punto di consiglio di finire tutto quello che vi hanno portato, almeno lo pagherete con la soddisfazione di averlo mangiato.

Per colmare quel vuoto lasciato dal “bacalao con nata” che tanto volevamo provare, decidiamo di lanciarci in ogni pasteleria che incontriamo, alla ricerca di dolci tipici. Ci lasciamo convincere, alla fine, da dolci al cocco e alle mandorle che sono la giusta dose di dolcezza per concludere la giornata.

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Le nostre due compagne di avventure ci raccontano di essere state quello stesso pomeriggio in un Free Tour sul fado, che potete prenotare andando all’ufficio turismo della città. La guida li ha anche portati in una zona veramente particolare della città e così, incuriositi da quello che c’era stato raccontato, ci addentriamo nuovamente per le viuzze silenziose e quasi deserte e, dopo scarpinate e scale mobili, arriviamo all’inizio di questo strano percorso.

In questa zona, che purtroppo non saprei localizzare, fuori dalle porte delle abitazioni e dei locali, sono appena delle foto in bianco e nero che ritraggono gli abitanti e i proprietari degli edifici.

Pare che, anni fa, una fotografa australiana in giro per il Portogallo, si innamorò del quartiere e decise di immortalare gli abitanti di quelle case così antiche, cercando di catturare il loro lato più popolare. Così potete camminare lungo questa sinuosa stradina e, nel frattempo, vedere i volti e leggere i nomi dei veri abitanti di Lisbona.

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La stradina continua poi con delle scalinate, arricchite da bellissimi murales che riguardano il fado. Da lì, ritorniamo in centro e prendiamo al volo un tram verso casa.

La mattina dopo ci aspetta il nostro aereo di ritorno a Madrid. Raggiungiamo l'aeroporto facilmente grazie alla linea viola della metro che arriva direttamente al terminal 1.

Senza neanche accorgercene il nostro viaggio portoghese è finito. Ci lascia stanchi ma estremamente soddisfatti, con una sensazione di nostalgia per tutte le meraviglie che abbiamo visto che solo un portoghese potrebbe descrivere al meglio e la parola che userebbe sarebbe “saudade”.

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