Zaino in spalla e... si va in Polonia
1° Maggio 2016, aeroporto di Orio al Serio (Milano Bergamo), all'incirca alle 14, con una grossa valigia e uno zaino troppo pesante sto imbarcando al gate: destinazione Cracovia.
Possiedo un biglietto di sola andata, mi sto trasferendo alla ricerca di una nuova esperienza professionale e di vita. L'aver salutato la mia famiglia e i miei amici mi aveva un po' scosso, ma non ho mai avuto un attimo di cedimento, malgrado sapessi che da lì al mio rientro sarebbe dovuto passare molto tempo.
Il viaggio è stranamente troppo "tipico": non succede nulla di particolare, non provo nulla di particolare e non penso proprio a nulla di particolare. Sento solamente una sensazione di vuoto: come quando entri nel tuo nuovissimo appartamento da poco acquistato che deve ancora essere arredato e colmato di vissuto e di esperienze.
Ho spinto il tasto RESET.
Atterro, salgo su un autobus per il centro, cerco di orientarmi un po', chiamo un taxi e mi faccio lasciare fuori "casa" (che l'aria di casa non ha per niente).
Attendo il proprietario che mi apre, mi consegna le chiavi, mi fa fare un giro "turistico" e mi mostra la stanza (come è strana!), mi saluta e mi lascia solo.
A quel punto mi siedo e, in modo ben poco virile, scoppio in un pianto disperato, stupido ed infantile. In pochi istanti rimpiango tutte le scelte prese che mi hanno portato lì.
Una settimana dopo ho perso il conteggio dei panti e dei momenti di abbattimento, ma è il primo giorno di lavoro. Conosco decine e decine di persone provenienti da ogni dove. Qualcosa si accende dentro di me, sono curioso ed interessato, il mio inglese è ancora un po' sporco ma non mi importa: parlo e imparo, ascolto e scopro, annuso e tocco con mano. E' come non aver mai provato la pizza e ad un tratto ne mangi un boccone: un mix di sapori fanno scoppiettare le tue papille gustative ed il tuo cervello è in estasi: il fine sapore del pomodoro mescolato alla morbida e filante mozzarella, tutto accompagnato da quell'impasto divino che ti accarezza la lingua e il palato.
Quello che succede nei successivi 13 mesi è esperienza indescrivibile, bella e brutta, straziante e divertente, non credo di essere in grado di spiegarla a parole.
Chi ha provato qualcosa di simile lo sa, chi non lo ha ancora fatto DEVE farlo.
Forse non ho condiviso qualcosa di molto preciso e forse, per alcuni, nemmeno qualcosa di interessante, ma è quello che ho provato.
Se l'ignoto vi fa paura, buttatevi senza pensare: l'oscurità dell'ignoranza va sradicata con luce di sapere, vissuto e amore. Colorate il vostro mondo.
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