Un Americano A Milano.
Siccome ormai vi ho raccontato un sacco di cose di Milano che faccio io e che conosco ormai bene, oggi voglio parlarvi di quando il mio fratello acquisito è sbarcato in Italia dall'America per la prima volta, e voglio raccontarvi cosa ho fatto insieme a lui e forse riuscire a raccontarvi attraverso i suoi occhi una Milano diversa.
2 Luglio 2016.
E' arrivato il due luglio del 2016, una giornata abbastanza calda ma nuovolosa. Io e i miei fratelli ci infiliamo in auto, ci immettiamo in una rotonda con il verde ma per poco un'altra auto guidata da un'incosciente non ci viene addosso. Inchiodiamo e riceviamo poi le scuse di quel ragazzo che molto probabilmente stava facendo altro alla guida "Scusatemi non vi ho visto, state bene?" Sì, potremmo stare anche meglio però. Vabbé superato lo spavento, arriviamo in aeroporto.
Il tempo sembra essersi fermato. Io non lo vedo da un anno e sto impazzendo perché voglio troppo rivederlo, ma aspettiamo per più di mezz'ora agli arrivi mentre un sacco di persone si fanno largo tra la folla, tranne lui, quando finalmente sbuca fuori con la sua valigia e il suo sorrisetto. Si è fatto alto, altissimo. Fate conto che quando l'ho lasciato eravamo più o meno alti uguali, ed è un anno e mezzo più piccolo di me. "You are so tall!" gli dico con stupore, e poi ci dirigiamo alla macchina. Lui viene dalla Grecia, dove ha passato due settimane in vacanza studio con dei suoi compagni dal Colorado, ma mi conferma che fa caldissimo anche a Milano. Facciamo giusto in tempo ad arrivare a casa che comincia a piovere, anzi dovrei dire a tempestare perché intravedo anche fulmini. Chiama subito i suoi genitori perché a quanto pare ha gia molto da dir loro, nonostante abbia messo piede in Italia soltanto da un paio di ore.
La sera gli abbiamo organizzato una festa di benvenuto e mia madre non ha perso tempo, lo ha subito viziato, nel senso che aveva preparato tantissime cose da fargli provare, senza rendersi conto che forse sarebbe stato meglio farne un poco alla volta durante tutta la sua permanenza, infatti ad un certo punto il mio American brother si gira verso di me e mi dice "Cris, sono pieno. Tua madre si offende se non mangio più? E' tutto buonissimo però era troppo". Le madri e le nonne Italiane non si rendono conto che all'estero mangiano il giusto, però vabbè, mia madre non è una che se la prende. Gli abbiamo preparato anche una torta con scritto "Welcome Hunter!".
L'Americano Italianizzato.
Dato che era a Milano e non voleva far soltanto le cose da turista ma voleva anche capire come trascorro io le mie giornate, l'ho presentato ai miei amici eed ex compagni di scuola. Una mia amica ic ha anche invitato a pranzo e quindi poi l'ho portato anche a casa sua. Questa mia amica è originaria dello Sri Lanka e quindi ci ha cucinato piatti tipici del suo paese, che ha provato anche il mio fratello d'oltre oceano, tanto per mangiare Italiano c'era sempre mia madre con piatti squisiti pronti ad ogni ora del giorno. Poi abbiamo passato il pomeriggio sul divano e lui ci ha fatto ascoltare delle canzoni che ascolta in America, mentre noi gli abbiamo fatto sentire quelle che in Italia erano popolari in quel momento, infatti è poi tornato in America cantando Vorrei Ma Non Posto di Fedez.
La Sua Prima Pizza, e Rissa Schivata.
Poi siamo stati in centro sempre con i miei amici, ma l'ho fatto uscire anche la sera. Siamo andati in Darsena quando c'erano gli Europei di calcio e l'Italia giocava contro la Germania. Era molto colpito da dal flusso di gente che c'era per le strade, ma lo capisco, lui viene da un piccolo paese degli States. Siamo poi andati a bere qualcosa e l'ho visto tutto allegro, rideva sempre e si è comprato addirittura una pizza all'incirca l'una di notte. La sua prima pizza in Italia è quindi stata presso una panetteria di Porta Ticinese, ma a detta sua, era buonissima. Ad un certo punto non so bene come mai, ma quando si è messo a far il tifo per l'Italia un signore è arrivato verso di noi tutto arrabbiato, come se gli avessimo fatto un torto. Probabilmente pensava che mio fratello americano stesse facendo il tifo per la Germania, quindi gli ho detto immediatamente di rilassarsi, che mio fratello non era Italiano e che non poteva capire quello che gli stava dicendo. Non so delle volte cosa passi per la testa a certe persone, specialmente quando si tratta di attaccare brighe soltanto per una stupidissima partita sportiva. ed ogni modo, mi ha detto di essersi divertito ed era addirittura triste di dover tornare a casa, ma d'altronde io non ho la patente e dovevamo quindi prendere i mezzi, oppure camminare per una buona mezz'ora nel buio di Milano.
La Burrata ed il Tabasco.
Nei giorni seguenti mia madre gli ha fatto provare altro cibo Italiano, perché alla fine gli stranieri devono capire che noi non mangiamo soltanto pasta e lasagne ma abbiamo molto altro da offrire, così mia madre gli ha messo davanti al naso una burrata, e lui con stupore si gira e mi guarda dicendo "Mozzarella?" "No, Burrata. Try it, it is like mozzarella but creamy inside. Cut it in half." Gli ho spiegato che non era mozzarella tradizionale ma era cremosa. L'ha accompagnata con del pane e si è innamorato, talmente tanto che una sera quando siamo tornati a casa mi ha chiesto se avessi una burrata nel frigo da dargli, è stata quindi anche il suo spuntino di mezzanotte, anche se sono sicuro che lui si sarebbe fatto anche colazione col formaggio. Vabè, dopo questa perla ve ne racconto un'altra, forse più drammatica ancora. Lui è amante di tutto ciò che è piccante, ma soprattuto della salsa Tabasco, a cui evidentemente non poteva far a meno per qualche settimana. L'ho accompagnato quindi al supermercato per comprarglielo. Tutto contento torna a casa e mette Tabasco su ogni piatto, così da far storcere il naso a mia madre che mi dice "Ma i sapori nostrani non li sente se condisce tutto con il peperoncino!" pazienza, de gustibus, diceva qualcuno.
Un Futuro Incerto.
Una sera ci siamo seduti fuori in una piazza a guardare la città spegnersi a poco a poco. Se luci dei lampioni brillavano, le auto diminuivano minuto dopo minuto, e così ci siamo messi a parlare. Gli ho chiesto se Milano gli stesse piacendo, se se l'era immaginava diversa da quello che effettivamente è e poi gli ho chiesto di parlarmi un po' di se e delle cose che ha fatto in mia assenza in America. Effettivamente un anno è stato un periodo breve ma intenso, perché lui era molto diverso da come me lo ricordavo. La città gli è piaciuta, secondo lui è grande ma non troppo. Poi mi ha raccontato dello studente di scambio che ha praticamente preso il mio posto e delle cose che ha fatto assieme a lui, e da qui ho capito come mai era cambiato così tanto. Ad ogni modo, mi ha detto che Milano lo aveva proprio stupito e che sarebbe voluto venire a fare un periodo di studio in Università, o addirittura trasferirsi per tutto il periodo se avesse trovato una facoltà adatta a se. Quando me lo ha detto ho subito pensato che mi stesse dicendo tutto ciò per farmi piacere, o semplicemente perche ci aveva pensato superficialmente senza poi addentrarsi in quelle che sarebbero state tutte le cose da prendere in considerazione. Eppure dopo mesi, quando sono tornato in America, alla domanda "dove vuoi studiare l'anno prossimo?" ha ripetuto la stessa cosa, che vuole fare un periodo a Milano.
Adesso è in procinto di cominciare il quarto, ed ultimo, anno di scuole superiori quindi in questi mesi capirò se effettivamente vorrà iscriversi a Milano o se andrà da qualche altra parte. Ad ogni modo penso che per lui avrebbe molto più senso venire soltanto un semestre, o al massimo due, ma studiare in America perché è li che sicuramente vorrà stare a vivere.
La Borsa.
Durante i nostri giri in centro a Milano, dove l'ho appunto portato nei posti mega turistici, come Galleria Vittorio Emanuele, Duomo, Il Quadrilatero Della Moda e Castello Sfrozesco, l'ho anche portato davanti alla Borsa, il centro finanziario della città. Perché? Perché di fronte a tale palazzo c'è una statua, che a detta di qualcuno, era stata posizionata li perché all'epoca era l'unica piazza della città ad esser libera, che aveva posto per una statua. La statua però è un dito medio. Essì, Milano è anche questo.
Milano comunque non è stata l'unica tappa che gli ho fatto fare, perché l'ho portato anche in altri posti, come:
- Lago di Como;
- Verona;
- Venezia;
- Firenze;
- Lucca;
- Pisa;
- Roma;
- Cinque Terre.
Per esser stato solo tre settimane devo dire che ha fatto un bel giro. A Milano l'ho portato anche sopra al palazzo della regione e a parco sempione con la bicicletta, dove poi siamo andati anche dentro la sala principale della Triennale.
Con la bicicletta non riuscivo a stargli dietro, correva troppo e io ero dietro a urlargli di andare piano che non volevo si perdesse, che ridere!
Al lago di como invece abbiamo mangiato in un posto lungo il lago, la vista era fantastica. Poi ci siamo presi un gelato e l'ho fatto camminare, camminare e camminare ancora.
Penso che mi abbia odiato durante tutto il suo soggiorno in Italia per questo motivo. Io comunque continuavo a chiedergli se andava tutto bene, e lui mi rispondeva di si, quindi io ero a posto con la coscienza. Lol. Vi racconto delle altre città nei prossimi articoli.
- Cristian
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