Salisburgo, una città da scoprire

Pubblicato da flag- Marco Le Piane — 7 anni fa

Blog: Salisburgo, un'esperienza unica
Tags: Generale

Perché ho deciso di partire per l’Erasmus? E perché in Austria?

Quando ho deciso di fare domanda per la borsa erasmus, ero ancora uno studente universitario di Laurea Magistrale in Lingue Straniere. Ho studiato inglese come prima lingua straniera e tedesco come seconda.

Da studente di lingue straniere, avevo necessità di fare un’esperienza all’estero, non solo per migliorare la lingua, ma anche per un mio desiderio di vivere un’esperienza diversa e visitare un paese nuovo, che potesse arricchirmi e farmi crescere. Alla pubblicazione del bando erasmus, ero, però, un po’ titubante se presentare la domanda o meno. Vivevo un mix di emozioni, tra la paura e la voglia viaggiare ed esplorare; poi decisi di vedere le borse disponibili per gli studenti di Laurea Magistrale. Le mete principali erano paesi anglofoni, come Inghilterra, Irlanda, dove la concorrenza sarebbe stata altissima, con poca possibilità di riuscire a vincere la borsa; e sebbene io volessi fare un’esperienza in un paese di lingua inglese, decisi di guardare anche le mete di lingua tedesca. Partire per la Germania, però, mi intimoriva un po’, perché a quel tempo il mio livello di tedesco era un po’ basso e questo mi spaventava, perché ritenevo di non essere capace di comunicare in una lingua di cui non mi sentivo abbastanza padrone.

Tra le mete c’era anche l’Austria e precisamente Salisburgo, città che fino ad allora non conoscevo.

Cominciai a raccogliere informazioni e pareri per capire qual’era la migliore scelta, per non farmi scappare questa opportunità e alla fine decisi di optare per Salisburgo.

Iniziai l’iter burocratico per raccogliere tutta la documentazione necessaria e proprio nel momento in cui la referente di questa borsa mi doveva firmare la documentazione scoprì con grande sorpresa che ero l’unico ad aver scelto Salisburgo.

Consegnata la domanda, aspettai i risultati e vidi il mio nome tra quello dei vincitori della borsa di studio per l’Austria, e non riuscivo a capacitarmene.

Solo qualche giorno dopo, presi coscienza della cosa e iniziai seriamente a pensare che avrei lasciato l’Italia, per qualche tempo e avrei affrontato la vita in un paese di lingua tedesca. La motivazione non mi mancava, la voglia di partire era tanta e non vedevo l’ora. Mi spaventava un po’ l’idea che sarei dovuto partire da solo, in aereo, verso un paese che non conoscevo, con una lingua che non padroneggiavo bene e, quindi, avrei dovuto affrontare molte difficoltà.

Non era la paura di dover stare lontano da casa, poiché da studente fuori sede ero abituato a stare diversi mesi lontano dalla mia famiglia e rientrare a casa solo durante le vacanze, però il pensiero di dover trasferirmi un altro paese, con una cultura diversa, una lingua diversa e un modo di vivere diverso, mi intimoriva un po’.

Feci di tutto pur di iniziare quest’avventura con il giusto spirito e la giusta motivazione e cominciarono subito i preparativi.

Durante l’estate cominciai a organizzarmi sul come affrontare il freddo austriaco, io che soffrivo il freddo in modo terribile, mi ritrovavo ad andare in un paese dove faceva freddo, ancor più che in Italia. Alla fine le mie valigie si limitarono a un bagaglio a mano e una valigia grande, con pochi maglioni e felpe.

Per poter ricevere la borsa di studio, che tuttavia era insufficiente per sostenere i costi per un soggiorno in Austria, dovevo far firmare e timbrare i documenti che accertassero il mio arrivo presso l’Università ospitante, poi dovevo solo attendere la tempistica burocratica affinché mi venissero versati sul conto. Partì con un po’ di anticipo, poiché dovevo trovare un alloggio, e per i primi giorni soggiornai in un B&B nella zona periferica della città, molto carino e accogliente.

La partenza e l’arrivo a Salisburgo 

Dall’aeroporto di Vienna, dove sono atterrato, presi un pullman/navetta che mi portò fino alla stazione dei treni di Vienna e da li presi un treno per Salisburgo. Salisburgo si trova, venendo da Vienna, dalla parte opposta dell’Austria, quasi al confine con la Germania;il treno su cui viaggiavo era moderno, nuovo, con i display nei vagoni che ti indicavano le fermate e c’era lo spazio per le valigie e si viaggiava comodamente. Anche se il viaggio fu lungo, circa due ore, fu piacevole e potei guardare il paesaggio ameno che mi circondavo.

Per arrivare al B&B, dove avevo prenotato la camera, presi un taxi e già sul iniziarono le prime conversazioni in tedesco, che mi sforzai di capire, senza ricorrere all’inglese.

La proprietaria del B&B, una signora non molto anziana e molto cordiale, mi accolse parlandomi in tedesco e, così, cominciai a familiarizzare con l’accento austriaco, abbastanza diverso dalla lingua standard a cui ero abituato. La signora mi spiegò gentilmente le regole della casa, disse che la colazione era inclusa, ma per il pranzo e la cena avrei dovuto provvedere da me. Mi spiegò dove prendere l’autobus e come fare per spostarmi. In quel momento capì poco di ciò che mi diceva, sia perché era in tedesco, sia perché la città ancora mi era sconosciuta. Ero così stanco che mi misi a dormire.

Il giorno dopo, mi alzai molto presto, feci colazione e le conversazioni con la signora mi apparvero già un pochino più chiare. Lei faceva di tutto per farsi capire e io altrettanto, anche perché ancora non avevo familiarità con la terminologia austriaca e alcune parole mi erano completamente sconosciute. Comunque, le feci capire che ero uno studente, che restavo a Salisburgo per circa 5 mesi e che cercavo un alloggio più stabile. L’impatto con la loro colazione fu un po’ scottante. Io , in genere facevo colazione con un cornetto caldo e una tazza di latte. Invece mi fu offerto caffè, fette biscottate, confetture, burro e nella mia mente pensai, addio al cornetto per cinque mesi.

Quindi decisi seduta stante che dovevo abituarmi alla nuova situazione, al nuovo cibo e alla nuova lingua. Dovevo integrarmi.

Successivamente mi recai all’Università per comunicare la mia presenza, fare firmare il foglio e dare inizio alle pratiche burocratiche.

Cercai di  capire come potermi spostare e, notai che ad ogni fermata dell’autobus c’era una tabella,  con non solo scritto il nome della linea, ma anche gli orari, in modo da far conoscere i tempi di attesa. Un particolare catturò la mia attenzione, ai bordi dei marciapiedi c’erano una miriade di secchi per la spazzatura, tutti a poca distanza l’uno dall’altro e nessuno di questi era pieno, ciò faceva supporre che venissero svuotati regolarmente.

Non avendo biglietti dell’autobus cercai informazioni su dove acquistarli  e m’incamminai a piedi verso la tabaccheria più vicina e acquistai l’abbonamento. Salito sull’autobus, mi resi conto che era  nuovo di zecca, moderno, sedili comodi, ben attrezzato e, non solo c’era la vocina che ti dava le informazioni sulle fermate, ma c’era anche la scritta che veniva visualizzata sul display, qualora non si riuscisse a capire la voce registrata

Già questa citta mi piaceva, i servizi erano più che soddisfacenti. Quando scesi dall’autobus, mi fermai nella piazza principale, ad Hanuschplatz e li ammirai lo splendore del fiume Salzach che attraversa la città. Ma non era solo questo, ciò che mi sorprese era lo spazio dedicato alle biciclette, in  mezzo alla piazza, c’era uno spiazzo dove si potevano parcheggiare le biciclette e ce n’erano tantissime, e c’erano le piste ciclabili con tanto di segnaletica. Rimasi a bocca aperta, era tutto meraviglioso. Non immaginavo che Salisburgo fosse una città ciclabile le persone pedalavano con tranquillità, in mezzo al verde, e tutto il lungo fiume era ciclabile.

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Foto personale

Li poi c’era un ponte, un ponte molto particolare, che portava dall’altro lato del fiume. Tutti i lati del ponte, erano coperti di lucchetti. Non avevo mai visto un ponte addobbato  in modo così originale. Era solo il primo giorno e già questa città mi entusiasmava. Tutte quelle novità mi aiutarono a dimenticare le difficoltà che dovevo affrontare e mi aiutarono ad affrontare la città con molto ottimismo.

Mi incamminai verso il centro storico, perché all’interno si trovava la sede degli uffici dell’Università. Appena arrivato, la prima cosa che ti dà il benvenuto è la famosa Mozarts Geburtshaus, con la scritta visibile sulla facciata del palazzo.

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FOTO PERSONALE

Onestamente non sono mai entrato dentro per visitarla, ma anche solo a guardarla dall’esterno è incantevole, il palazzo è di un colore differente dagli edifici vicini, come per fare risaltare la sua importanza  o per attrarre l’attenzione.

Il centro storico si presenta come una serie di vie, viuzze, piccole piazze interne, dove la gente può camminare a piedi o anche in bici, con numerosi negozi, ristoranti e attività commerciali.

E’ curatissimo, senza la minima traccia di inquinamento o rifiuti,ed è ben organizzato.

Ed è proprio nel centro storico che s itrova un altro punto focale delle attrazioni turistiche, la statua di Mozart, posta nel centro di una piazza interna.

I turisti si fermano per scattare foto o semplicemente ad ammirare la statua. Sebbene possa sembrare piccolo, è un zona della città ben curata e molto amata dai cittadini.

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Prima che iniziassero le lezioni, e capire  il regolamento per iscrivermi ai corsi, dedicai questi pochi giorni a visitare la città e a cercare un alloggio. la città.

Uno dei posti più belli  è senza dubbio Mirabell Garten, un bellissimo parco, che si trova sulla sponda  del fiume. La raggiunsi a piedi e rimasi incantato dalla bellezza e dalla cura con cui era tenuto. Con una fontana al centro, tantissimi fiori di vario colore  e  delle siepi curatissime, e, poiché quel giorno il cielo era sereno e la temperatura era mite potei godermi quello spettacolo mozzafiato.

Salisburgo, una città da scoprire

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FOTO PERSONALE

Poter passeggiare in un questo parco era rilassante, o ci si poteva sedere sulle panchine. Frequentato dai turisti, era piacevole passare un po’ di tempo li.

Feci molti giri per la città, esplorando un po’, rimanendo però sempre vicino al centro fino a sera, e nel dopo cena prendendo l’autobus per tornare a casa, non potei fare a meno di ammirare la città di sera, tutta illuminata, con i riflessi delle luci del ponte  nell’acqua del fiume che scorreva placidamente.

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FOTO PERSONALE

Poiché per cercare l’alloggio avevo preso vari appuntamenti, in diversi punti della città ne approfittai per conoscere altre zone .

Il trasporto pubblico, ancora una volta, si dimostrò efficiente e di qualità. Riuscivo a raggiungere tutti i posti con il minimo della difficoltà.

I primi giorni li trascorsi così, girovagando per la città in cerca di un alloggio, mentre l’inizio dell’anno accademico si avvicinava.

Fortunatamente gli austriaci conoscevano l’inglese e per poter discutere di affitti e caparre potei utilizzare l’inglese, ma non riuscivo a trovare una camera che non fosse troppo distante e con un prezzo contenuto.

Dopo circa una settimana, di questo cercare iniziai a sentire le prime avvisaglie di stress e stanchezza, dovuto anche all’alimentazione locale a cui non ero abituato, ma tenevo duro e continuavo la mia ricerca di un alloggio e contemporaneamente della visita della città che mi si mostrava sempre più affascinante.

L’anno accademico iniziò e ci furono i primi incontri con lo staff dell’università per il benvenuto e per spiegarci come funzionava il sistema locale. Conobbi ragazzi provenienti da tutto il mondo, anche  italiani. Alcuni avevano già un alloggio, altri ne erano alla ricerca. Facemmo amicizia e scambiammo qualche parola in inglese, la lingua comune a tutti per conoscerci.

Già si iniziava ad organizzare le prime serate erasmus, alle quali io però non potevo partecipare, poiché abitando in periferia avevo problemi con i trasporti.

Scoprì  che la mia sede  Universitaria non era quella dove ero andato a firmare i documenti, ma non era comunque distante.

Quando mi recai per la prima volta, nella mia sede Universitaria, rimasi sbalordito dalla bellezza e maestosità della struttura. Ma ancora una volta fui colpito  dalla quantità’ di biciclette parcheggiate all’entrata dell’Università, tutte in ordine, gli studenti si recavano all’università in bicicletta.

L’edificio aveva un’architettura molto particolare, moderna e all’interno vi erano dei monitor con le indicazioni sulle lezioni che si tenevano.

Io avrei frequentato questo edificio, mi sembrava incredibile. Il mio entusiasmo aumentava sempre di più e non vedevo l’ora di iniziare.

Gli ultimi giorni passati nel B&B furono i più pesanti e stressanti, la mia prenotazione stava  per terminare e non sapevo se potevo prolungare la mia permanenza li qualche giorno in più. La casa risultava difficile da trovare perché spesso non accettavano studenti stranieri o non fittavano camere per meno di sei mesi. Il tempo che avevo a disposizione stava finendo  mi trovavo senza alloggio.

Due giorni dopo incontrai alcune ragazze italiane e una di queste era nella mia stessa situazione. Fu proprio lei che  mi disse di una signora che aveva una camera libera. Cercai il numero e chiamai subito, fortunatamente la signora  parlava anche inglese e le spiegai che volevo vedere la camera, e  affittarla  per cinque mesi. La signora mi disse di si e subito andai all’appuntamento. 

 La stanza era grande, luminosa, provvista di tutto. Praticamente non mancava nulla e le bollette erano incluse nel prezzo che mi aveva comunicato, c’era anche il wifi, con l’unica eccezione della lavatrice, che si pagava a parte, ma era un prezzo abbastanza basso. Le dissi che accettavo, le diedi caparra e una mensilità e le comunicai che ad Ottobre mi sarei trasferito.

Finalmente avevo trovato l’alloggio. Comunicai alla padrona del B&B che avevo trovato la stanza, ne  rimase contenta e cominciai ad organizzarmi per il trasferimento.

Poi mi presi una pausa e mi dedicai a visitare la città e quindi ad Ottobre mi trasferì nella mia nuova camera.

Il freddo iniziò a farsi sentire, ma io ero preparato, mi registrai per le lezioni e per frequentare i corsi, scegliere quali frequentare e quali si avvicinassero di più al mio piano di studi.

Una volta accordatomi con i docenti, iniziai a seguire le lezioni, che si strutturavano in modo molto diversi dell’Università in Italia. I corsi, i miei almeno, erano tenuti in lingua inglese e prevedevano oltre che la frequenza anche la partecipazione in classe. Richiedevano anche che venissero svolti dei compiti a casa, che potevano anche essere caricati su un gestionale online per essere valutati durante il corso. In più era necessario scrivere delle tesine di alcune pagine su un argomento inerente il corso che si frequentava e oltre a questo, in alcuni, era anche richiesto l’organizzazione di una presentazione fatta al computer da presentare agli altri colleghi di corso, con i quali poi dar vita ad un dibattito in classe. Tutti questi fattori avrebbero contributo al voto finale del mio esame.

Insomma mi sarei dovuto abituare ad un sistema universitario diverso, ma ero pronto ad affrontare questa novità.

All’interno dell’università non solo c’era la biblioteca, ma c’era una sala fornita di computer, dove si poteva studiare. Si potevano fare fotocopiare, utilizzare lo scanner e c’era molto materiale da cui si poteva attingere perché la biblioteca era ben fornita.

 


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