Rinchiusi dentro il King's Garden di Copenhagen.
Dopo esser tornato a Milano dall’exchange da praticamente otto mesi, io e la mia migliore amica dello scambio abbiamo deciso di rivederci, ma essendo lei turca e io italiano, dovevamo trovare una meta che andasse bene ad entrambi. Dato che io avevo espresso il desiderio di studiare in Danimarca , e al tempo anche la mia amica, avevamo deciso di andare a Copenhagen, così magari anche il nostro amico tedesco avrebbe potuto raggiungerci. Alla fine lui non è venuto a causa di un imprevisto, ma ci ha raggiunto una ragazza Americana che abbiamo conosciuto mentre eravamo noi oltre oceano e che in quel periodo era in Belgio per il suo exchange. Quindi tre voli, uno da Milano, uno da Istanbul e l’altro da Bruxelles, sono arrivati a Copenhagen e a bordo di ciascuno c’eravamo noi.
E’ stato bellissimo ricevere agli arrivi la mia amica dopo mesi di distanza, ma siccome l’altra ragazza sarebbe arrivata tardi, siamo andati in città a mangiare un boccone e a lasciare le borse a casa. Abbiamo parlato del più e del meno ma eravamo ancora sotto shock perché ci sembrava strano non essere a casa mia in Colorado o a casa sua nel Wyoming. Era la prima volta che ci parlavamo faccia a faccia fuori dagli Stati Uniti. Poi siamo andati a prendere la nostra amica e se ricordo bene dopo una veloce spesa siamo andati a mangiare una late dinner.
Poi, ci siamo messi a fare il piano dei tre giorni che avremmo trascorso assieme, inserendo i monumenti da vedere e le cose da fare. Abbiamo scattato diverse polaroid e ognuno si è tenuto qualche foto e poi siamo andati a dormire.
Abbiamo fatto tutto quello che avremmo potuto fare a Copenhagen ma la cosa più esilarante è stata rimanere chiusi dentro il King’s Garden. Era febbraio, quindi faceva buio presto, ma non abbiamo pensato a controllare gli orari del parco. Quando siamo entrati non ci siamo resi conto neanche di che ora fosse, quindi siamo stati dentro un po’, a parlare e a scattare foto. Quando poi abbiamo fatto per uscire abbiamo visto che il cancello era chiuso e stava cominciando a far buio. Ad un certo punto vediamo che c’era un uomo che da molto lontano ci puntava delle torce contro e la mia amica turca ha cominciato a dire qualcosa come “Oddio siamo nel giardino delle, fra poco questi ci sparano, che paura” mentre io intanto ridevo e lei si teneva a me. Di tutta risposta le ho detto che non eravamo più negli States dove la gente va anche al supermercato con la pistola in tasca, e di tranquillizzarsi. Di fatti poi ci hanno fatto uscire senza conseguenze, e la luce serviva proprio per indirizzarci verso l’uscita ancora aperta. Questa devo dire che è la storia che ha reso particolare e indimenticabile la nostra vacanza. Dal King’s Garden, questo è tutto.
- Cristian
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