Quando sogni l'America ma l'America viene da te.
Tre anni fa a quest'ora ero in America e lo ripeto così tante volte che probabilmente anche i muri lo sanno ed anche il mio cane è stufo di sentire sempre la solita storia, e quindi mi dispiace anche per voi lettori che sicuramente già lo sapete e mi ritenete ripetitivo e noioso, però vabbè vorrei passare oltre. Nonostante sia stato negli Stati Uniti anche questa primavera, la mia testa è sempre proiettata al pensiero di un prossimo viaggio, probabilmente permanente, in America. Perché è così, io là sto bene. Ma essendo che adesso in America non ci posso andare, il destino vuole che è l'America a raggiungermi, o almeno un pezzo di Stati Uniti. Che intendo? Adesso ve lo spiego!
Americani all'Estero.
Oggi era un'altra giornata come tanti altri sabati, però qualcosa era diverso. Sì perché dovevo coprire il turno di mio fratello che non si trovava a Milano e quindi dovevo lavorare al posto suo. Quindi oggi ero un cameriere e la cosa importante per chiunque faccia questo lavoro è che ci siano i clienti, altrimenti si creano momenti buchi che non si sa come colmare e ci si annoia. I minuti passavano e ho quasi deciso di andarmene perché tanto non servivo a nulla, fino a quando sono arrivati due stranieri che con un Italiano arrangiato hanno chiesto se si potevano accomodare. Mio padre li ha fatti sedere ad un tavolo, poi è tornato e mi ha detto che si trattava di due stranieri e che sarebbe stato molto più facile per lui se avessi parlato inglese con loro. Naturalmente non ho potuto tirarmi indietro, amo incontrare gente straniera ed amo parlare in inglese.
Inglesi o Americani?
Quindi mi avvicino, chiedo in che modo posso essergli utile e li sento parlare. Non riesco a capire se sono inglesi o se sono Americani. Non hanno un accento accentuato, e quindi ho pensato che provenissero dagli Stati Uniti, poi però li ho osservati meglio ed essendo chiari (capelli ed ochi chiari) ho pensato fossero Britannici. Lei mi dice che vuole uno spritz, lui vuole una birra, e vogliono un misto di formaggi e degli affettati. Adesso avevo praticamente la conferma, erano Americani, perché la mia famiglia ospitante quando è venuta a Milano ha ordinato la stessa cosa. Poi però lei mi chiede l'acqua, non naturale bensì frizzante. Ora, quando mai gli Americani chiedono l'acqua con le bollicine? Quella a malapena la vedevo nei ristoranti. Vabbè, gliela porto e poi continuo a scervellarmi su quale potesse essere il loro paese d'origine. Le persone in sala alla fine mi invitano a chiederglielo senza girarci in torno, ma mi rifiuto, voglio aspettare che mi chiamino loro prima di tornare al tavolo a rompergli le scatole. Così mi richiamano e mi chiedono di fargli un altro giro di drink, un'altra Moretti ed un altro Spritz. Aspetto quindi di chiedergli di dove sono, tanto non c'è fretta. D'altronde neanche loro ne avevano, sono infatti rimasti seduti al tavolo per diversi minuti anche se avevano finito di mangiare, fino a quando si alzano e vengono al banco. Volevano pagare con la carta e siccome lei me l'ha sventolata in faccia ho visto che c'era scritto sopra "Bank of America" e quindi basta, finalmente avevo ricevuto la mia risposta, ma non era abbastanza. "Excuse me, where are you from? if I can ask!" e loro di tutta risposta mi dicono "United States, yeah. We are from Michigan, do you know it?" "Of course I do!" "You do?" "Yeah, I was an Exchange Student in the United States, in Colorado!" e quindi niente da questo momento abbiamo brevemente parlato ed ho scoperto che lui è stato un professore presso le scuole superiori per trentatre anni e che ha incontrato parecchi exchange students, ed alla fine prima di andarsene mi ha ringraziato e mi ha invitato a casa sua dicendo "Well, if you ever come back come to our house! haha" ma siccome aveva bevuto un paio di birre e non si era nemmeno presentato a casa sua non ci andrò mai.
La vita è proprio strana delle volte. Si fanno incontri casuali di cui veramente non si capisce la ragione. Anche se volessi sono sicuro che non sare in grado di mettermi in contatto con queste persone, però di una cosa sono sicuro. Mi hanno migliorato la giornata, che si è rivelata nuvolosa e piovosa. Da una giornata grigia di lavoro ne ho ricavato una chacchierata in inglese con degli Americani, e quindi basta oggi sono felice. E non è stata neanche la prima volta che ho incontrato stranieri durante il mio lavoro, il primo che ho conosciuto è stato forse un pilote dell'AirCanada che era capitato a cena nel ristorante per caso. Era da solo e parlava inglese, quindi per "tenergli compagnia" ho fatto un'attimo conversazione. Poi durante le vacanze natalizie ho conosciuto una famiglia di New York City, e poi ancora degli Italo Americani del New Jersey. Tutti molto generosi e simpatici.
- Cristian
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