Il Viaggio Della Speranza.
Avete presente quel momento in cui dovete partire per le ferie ma dovete farlo in auto? Sì? Bene, adesso aggiungeteci anche il fatto che mediamente le ore da passare in automobile sono quattordici perché la tua casa al mare non è in Liguria, Toscana o Abruzzo, ma è nella profondissima Calabria. La Calabria è bellissima, così come lo è il suo mare, però è veramente lontana. E quindi è così che chiamo i due viaggi che io e la mia famiglia facciamo per e dalla Calabria: I viaggi della speranza. Quelli del “ci alziamo alle sei così partiamo presto” e poi tra la passeggiata del cane, la preparazione del pranzo e dei mini freghi da portarci appresso e la colazione, diventano le dieci e parti con il caldo di trenta gradi all’ombra. Poi cosa vuoi, sali in automobile che hai già sudato sette camicie ma l’aria condizionata è off limits perché consuma, e quindi di camicie ne consumi altre sette. Poi c’è tutto il rumore del vento che sbatte contro la macchina e passa attraverso ai finestrini, che naturalmente sono abbassati, a cui si aggiunge il rumore della radio che gracchia perché non prende bene (o non prende proprio). L’unica alternativa per averla funzionante sarebbe sintonizzarla su Radio Maria.
Mentre stai morendo, e non capisci se di mal di schiena, caldo o sete, ti rendi conto che il tuo sedere si sta talmente deformando che secondo te non riuscirai più ad alzarti perché anche tu sarai parte del sedile, un accessorio della quattro ruote.
Poi c’è che hai fame, allora ti fermi alla prossima stazione di servizio, quella che non ha un posto all’ombra manco a pagarlo. Quella stazione che puzza di piscio e di asfalto che cuoce sotto al sole. E quindi eccoti mentre ti gusti un panino rinsecchito mentre il tuo naso non riesce a far altro che sentire quella puzza a dir poco nauseante. Forza, in auto di nuovo, altrimenti ora che arrivi a casa le ferie sono finite e devi girare la macchina e tornare al nord.
C’è il cane che non riesce a trovare un posto comodo e allora vedi che si gira venti volte, cade in mezzo alle valigie, ci si arrampica sopra e sparge peli ovunque. Poi siccome pure lui, povera bestia, ha caldo, ti alita in faccia perché i trenta e passa gradi già non sono sufficienti.
Quando finalmente forse riesci a chiudere mezza palpebra e a posare la testa sul finestrino, ecco che il coglione di fronte a te rallenta/inchioda/va a farsi fottere e quindi, di conseguenza, quando tuo padre frena, tu finisci schiacciato sul sedile anteriore. E quindi basta, non si può dormire, ma nemmeno guardare il telefono perché se messaggi più di due minuti ti può venire la nausea e salire su il panino che hai appena mangiato.
Off limits anche i video. Quello che devi fare è puzzare, guardare la strada e pregare i santi che arriverai presto.
Io comunque per il caldo vado in giro con uno spray pieno d’acqua e una tendina da attaccare al finestrino, così non rischio di ustionarmi con il sole che traspare dal vetro. Ditemi che sono avanti, vi prego.
L'unica gioia puoi provarla quando ci sono meno bagagli in auto, o magari anche meno persone, e quindi ti siedi in terza fila, chiudi il sedile davanti a te e ti sdrai, ma per il resto c'è da farsi il segno della croce.
- Cristian
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