Fino alla cima di Monserrat

Ciao a tutti!

In questo post vorrei raccontarvi di un’esperienza che tra qualche mese compie già due anni. Si tratta di una scalata molto speciale fino alla vetta della Montagna di Montserrat, durante il mio Erasmus a Barcellona. Buona Lettura!

"Apro gli occhi  e mi accorgo che la sveglia suona già da almeno cinque minuti. Non c’è da stupirsi, sono le sei di mattina e non mi sveglio così presto almeno da un mese e mezzo, cioè da quando sono arrivata a Barcellona. Mi giro e Blanket dorme, ma d’altra parte anche lei si è abituata a vedere il sole sorgere mentre torniamo a casa, e non invece quando stiamo per uscire. Stamattina però è diverso, la sveglio e le ricordo che dobbiamo sbrigarci, perché il pullman per Montserrat partirà tra meno di mezz’ora da Placa de Catalunya. Ci vestiamo in fretta e furia e ci precipitiamo giù per Gran Via fino al grande ingresso della Rambla. Lì possiamo riprendere fiato, perché per fortuna il pullman non è ancora arrivato e mancano ancora molti ragazzi. Raggiungiamo i nostri colleghi/amici dell’organizzazione Erasmus per cui lavoriamo e cominciamo a distribuire braccialetti a tutti. È divertente vedere le facce assonnate di chi, come noi, ancora non è completamente sveglio ma cerca di far finta di niente dietro gli occhiali da sole scuri.

Ci siamo quasi tutti. Arrivano anche Mapi, Pier e Silvio, tre ragazzi italiani speciali in vacanza a Barcellona che avevamo incontrato solo qualche giorno prima, ma che hanno deciso di dedicare una giornata a Montserrat. Arrivano Paolone, Nicola, Pierdi, Gabriele, Valentina: il nostro gruppo Erasmus super top! Mancano Robi e Lorenzo, e ci mancano davvero, ma oggi non non sono riusciti ad essere dei nostri. Consegnamo a loro gli ultimi braccialetti con il logo di ErasmusBarcelona e saliamo tutti sul pullman. La nostra meta, come vi accennavo, è la montagna di Montserrat. Essa si trova nel cuore della Catalogna a circa un’ora di distanza da Barcellona. Quando arriviamo fa quasi fresco e abbiamo già raggiunto un’altitudine abbastanza elevata, ma la scalata deve ancora iniziare.

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Ci avviamo allora tutti verso il percorso tracciato per arrivare fino alla vetta della montagna. Con noi c’è anche Audrey, la ragazza francese sempre sorridente di cui vi ho parlato nel post sul mio viaggio a Marsiglia. Cominciamo a salire e l’umore è alto. Quando non siamo troppo affaticati per la salita parliamo tra di noi, cantiamo, urliamo, scattiamo foto e soprattutto cerchiamo di motivarci l’un l’altro. Non ci aspettavamo fosse così dura: circa due ore di scalata no Stop salendo lungo tutta la montagna. A volte qualcuno si perde d’animo, ma la voglia di arrivare in cima è più forte. Siamo ora abbastanza in alto e dobbiamo indossare una felpa e indumenti più pesanti, perché il vento e il freddo cominciano a farsi sentire, nonostante sia solo Agosto.

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Quando arriviamo sulla vetta più alta, però, ci dimentichiamo in un secondo delle gambe doloranti, dei muscoli che tremano, del freddo e di qualunque altra cosa ci abbia mai turbato nella vita. Siamo a 1236 metri d’altezza, sulla cima più alta di tutto il complesso di montagne che ci circondano. Abbiamo quasi le vertigini a guardare in basso, ma lo facciamo lo stesso, perché è praticamente impossibile distogliere lo sguardo. La sensazione che provo è di avere tutto il mondo che si allarga sotto il miei piedi fino al punto in cui non riesco più ad individuarlo. È un po’ come la vista dal finestrino di un aereo, ma ora è diverso, perché questa volta quel panorama lo abbiamo sudato e lo abbiamo conquistato con ogni passo, ogni scalino e ogni “non mollare” detto o ricevuto.

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Decidiamo di fermarci lì a mangiare qualcosa e a scattare qualche foto prima di scendere. Nicola tira fuori la sua immancabile chitarra, e siamo noi italiani i primi ad intonare la canzone del sole, gianna, alba chiara e le classiche sempre-presenti del repertorio che io chiamo “italiani e chitarra ovunque e comunque”. Gli altri sorridono e cercano di seguire quel gruppo urlante di persone che siamo noi come meglio possono, dando il meglio come sempre. Dopo circa un’ora, il freddo che avevamo dimenticato di avere comincia a ricordarci di non essersene andato, e allora decidiamo di incamminarci e ripercorrere al contrario la strada che ci ha portato fino a lì.

La discesa è decisamente meno faticosa, ma dobbiamo fare attenzione perché cadere ora è anche molto più semplice. Siamo più veloci ora e allora dopo circa un’ora e mezza arriviamo giù, dove si innalza il grande monastero di Montserrat.

Siamo distrutti ma vogliamo visitarlo, allora entriamo nel grande chiostro di fronte all’ingresso principale della chiesa e cominciamo a guardarci intorno. Ci sono vari turisti e noi vorremmo tanto sederci e riposarci su quel bellissimo pavimento decorato che stiamo calpestando, ma resistiamo alla sensazione ed entriamo. La chiesa è bellissima e Audrey decide di fare la fila per potersi avvicinare alla statua di Santa Maria di Montserrat, colei che da nome allo stesso monastero.

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Quando usciamo dal monastero manca poco ormai all’ora della partenza, e il nostro pullman è già lì ad aspettarci. Stiamo per avviarci lungo la strada in discesa che ci porterà di nuovo nella nostra Barcellona e siamo tutti troppo stanchi forse anche solo per parlare. Ognuno di noi, però, è consapevole del fatto che sarà davvero difficile dimenticare questa giornata ma, soprattutto,  sarà difficile ricordare Montserrat solo come quella montagna altissima che dal basso ci faceva paura mentre dall’alto ci toglieva il respiro, perché quella scalata è anche tutti i nomi, i volti, i sorrisi e i “ daje un po’ ” di tutti quelli che in cima vogliono arrivarci, e allora finisce che ci arrivano per davvero."

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