come vivere fuori sede-parte 2

Pubblicato da flag-it CHIARA GARBAGNATI — 6 anni fa

Blog: House of memories
Tags: Generale

Bentornati, anche se a distanza di qualche oretta approssimativamente, bisogna dirlo perchè non si può mostrare che gentilezza nei confronti del pubblico da casa e non. Ad ogni modo, stavo per introdurre il mirabolante:

Appartamento

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Siete già stati svezzati da una casa studentesca, oppure vi piace il brivido dei cambiamenti troppo bruschi oppure non siete fatti per vivere in un ambiente più che affollato, perciò siete approdati qui. Io mi reputo fortunata di essere nelle quattro mura in cui vivo, dati i prezzi e la serietà della gestione, poiché può capitare, diciamo anche molto spesso, che vengano commessi atti illeciti, quali pagare in nero l’affitto, trovarsi in una casa che non rispecchia l’aspetto presentato dalle foto su un determinato sito oppure dai tanti vari gruppi di facebook, oppure anche farsi ingannare da una descrizione con i fiocchi che non rispecchia effettivamente nella concreta realtà nella quale siete sfortunatamente capitati. Degli appartamenti se ne sentono di ogni, però la cosa principale è firmare un contratto, e maggior parte di questi sono per lo più di durata annuale, che sia una periodicità che copre i 9 mesi accademici oppure 12 mesi interi, pagando tale spazio anche se non lo state vivendo. Oltre a ciò possono subentrare clausole in principio all’apparenza innocue, come trovare un sostituto una volta lasciato definitivamente il posto, oppure trovarsi le bollette intestate a proprio nome in modo che colui che ne è proprietario paga meno contributi alla fine dell’anno. Ad ogni modo, sappiate che ho sentito storie alquanto bizzarre, quindi non ho episodi personali piccanti da raccontare, ma l’ambiente universitario è un covo di leggende e epopee degne di essere scritte su un libro. Ad esempio, persone che si sono ritrovate senza gas, elettricità e acqua perchè i coinquilini precedenti per fare un dispetto alla proprietaria hanno chiuso ogni sorta di risorsa, creando un’atmosfera a dir poco medievale, oppure di coinquilini psicopatici che hanno fatto cacciare qualcuno per poca collaborazione nell’ambito della pulizia, poiché a costo di sporcarsi le mani un attimo, arrivano addirittura al punto del necessario intervento della disinfestazione e via discorrendo. Se programmate di venire a Venezia, consiglio vivamente Mestre piuttosto che la laguna, dato che è molto più economica e ben proporzionata a livello di qualità-prezzo, ma se proprio non volete fare i campagnoli di turno e vivere nella città stessa, gli alloggi più “onesti” si trovano nella zona di Cannaregio, Lido e Giudecca, altrove pagherete cifre assurde per luoghi che hanno la parvenza di una catapecchia, con bagni dislocati rispetto al nucleo centrale della casa con tanto di ruggine e muffa sulle pareti, sporcizia ovunque e qua mi fermo per evitarvi i conati di vomito. Gli affittuari veneziani, ahimè è la realtà, hanno una particolare tendenza a fregare gli stranieri, a spacciarsi per persone in grado di parlare in inglese, ragione per la quale mi sono ritrovata a fare da interprete in varie occasioni per studenti in scambio. 

L’appartamento è uno spazio proprio, in un certo senso, dovete comunque cercare una convivenza civile, ma oltre 5 persone non si va, perciò si hanno di prassi più libertà, senza particolari obblighi. È un luogo dove effettivamente si può applicare un sistema anarchico, visto che se siete tutti d’accordo a voler bypassare senza problemi questioni come le faccende di casa e vivere in armonia col disordine, nessuno vi ostacolerà, poiché la maggioranza dei proprietari nemmeno entra in casa e si preoccupa soltanto di ricevere le sue entrate, ovviamente senza arrecare danni a ciò che vi concede. 

Uno dei problemi principali che può capitarvi nel momento in cui venite qui, è l’acqua alta, perciò preoccupatevi di scegliere un luogo che impone delle giuste protezioni in caso di alzamento del livello del canale. Per tale motivo negli appartamenti veneziani di una volta, ancora affittabili potete trovare molto probabilmente solo il bagno al piano terra e poi il resto delle stanze al piano superiore. Ad ogni modo, non oso immaginare una situazione del genere, benchè io sia una persona dotata di un’immensa capacità di adattamento, anche nelle circostanze più avverse e bizzarre.  

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Le case abitate da studenti sono un mondo a sé stante, ma se in casa vi capita qualche lavoratore, nella maggior parte dei casi, tenderà a discriminarvi, perchè voi non siete altro che uno scansafatiche che ha la giornata libera e studia per hobby. Malauguratamente una mentalità così è abbastanza diffusa, quindi potrà scaricare su di voi le faccende domestiche per via di questo giudizio distorto della realtà. Voi opponetevi senza risentimenti, qualora succeda. Un’altra casistica interessante, ma per nulla divertente è l’eventualità che la vostra casa diventi un covo di faide, tutti versus tutti, in una convivenza a dir poco insostenibile, con litigi all’ordine del giorno, di lieve e di pesante portata, dove ognuno si rifugia nella propria stanza ed esce solo se strettamente necessario oppure esce direttamente di casa, sperando di non farci più ritorno. Tutti talmente sul piede di guerra, da ritrovarsi a mangiare sul proprio letto per evitare i coinquilini, stando ai racconti allegri di alcuni miei colleghi universitari. Tutto ciò può accadere anche per i motivi più banali di questo mondo, come non poter mettere i bagnoschiuma nella doccia perchè uno dei tre presenti in casa non apprezza particolarmente, non perchè è stato compiuto un atto immorale sul peso umanitario. Esiste, senza ombra di dubbio alcuno, la casistica diametralmente opposta, ovvero trovare la propria anima gemella. Non necessariamente un partner sentimentale, ma qualcuno che effettivamente ti capisce per fine e per segno, quello che su Instagram corrisponde all’hashtag #partnerincrime oppure quella complicità che solo in una serie televisiva come “Two Broke Girls” potete avere, che esprime al meglio la disperazione e la vita sul lastrico del fuori sede, anche se tratta di due ordinarissime cameriere. Riagganciandomi al discorso dell’ “attico con vista su San Marco”, fossimo in questa situazione la serie sarebbe “Gossip Girl”,ma noi fuori sede non smettiamo mai di sognare ad occhi aperti e guai a chi ci taglia le ali dell’immaginazione, tra cui giocare con applicazioni di simulazione di interiore design, desiderando sempre di più un luogo che mai verrà ottenuto e che sminuisce la realtà. 

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Non perdendoci in meandri di una delle più care e nobili passioni dello studente medio, qui sopra riportate, vorrei focalizzarmi su un punto forse accennato, ovvero utenze e risorse energetiche. Molto spesso non vengono incluse nel prezzo di listini che trovate, quindi potete tenere in conto che dall’importo iniziale, potrebbe capitare di aggiungere una cifra variabile che va dai 20 ai 100 e passa euro, e dell’eventuali spese condominiali.

Di solito, se avete intenzione di usufruire di questa opzione, su Facebook i gruppi che trattano questo tipo di servizio sono tantissimi, basta soltanto mettere le parole chiavi nel motore di ricerca del social network, oppure affidatevi a siti come subito.it oppure bakeka.it che ospita una miriade di opzioni diverse, ma solitamente i primi sono meglio gestiti e molto più attivi, essendo attenti a cercare un acquirente e offrirgli nell’immediatezza il servizio, visto che si tratta dell’applicazione più usata quotidianamente, specie da giovani alla ricerca di un tetto per la propria testa. C’è anche il caso in cui si viene a sapere dell’esistenza di posti vacanti nelle camere grazie ad amici, oppure chi sfrutta al massimo le bacheche universitarie vicino alle macchinette per bibite, snack e bevande di caffetteria. L’unica pecca di queste ultime, essendo le più dirette e vicino agli studenti essendo appunto poste in tale contesto, è che non c’è effettivamente un gestore, quindi le offerte e i prezzi possono corrispondere all’anno scorso o forse anche prima, pertanto non essere più valide. 

Non nego che il mio primo pensiero, una volta ammessa alla mia facoltà, è stato cercare l’alloggio, ma come mio solito io sono la tipica persona prevenuta che non appena sa di passare allo step seguente di una procedura, si mette subito in moto per evitare di trascinare le cose per giorni, cosa che mi arreca molta ansia, e talvolta mi fa andare fin troppo nel pallone. Ad ogni modo, ricordo ancora che nel lontano maggio 2015 mi misi a cercare un appartamento a Venezia e zone limitrofe, anzichè subito una casa studentesca, e al telefono ho avuto a che fare con le richieste più strane, ovvero vivere sotto lo stesso tetto di una famiglia con bambini piccoli. Detta così, effettivamente, non c’è nulla di male in sé, però tra i requisiti più banali come “stanza per non fumatori”, “ragazzo/ragazza” “si o no per quanto riguarda gli animali domestici”, con tale affittuario la clausola “propensione per bambini piccoli/persona amorevole”, pareva essere qualcosa di usuale, anziché fuori dalla norma e comprensibile solo nel caso in cui fossi lì in veste di baby-sitter oppure ragazza straniera in Italia per fare un lavoro “au-pair”. 

Altro episodio divertente con cui ho avuto a che fare è stato l’atteggiamento burbero e scorbutico di alcuni proprietari, della serie: “cosa mi chiami a fare con tre mesi di anticipo, contattami nuovamente a settembre!”. Peccato che io non abbia un insulsa valigetta trolley e che mi stia trasferendo per passare tre anni della mia vita a centinaia di chilometri da casa e non per fare una gita da quattro soldi. Ad ogni modo, dubitate di individui del genere, visto che hanno la tendenza di farvi arrivare con l’acqua alla gola e portarvi all’esasperazione di accettare qualunque cifra, perchè siete in una mera disorganizzazione. Perché, ovviamente, loro conoscono per fino e per segno il via vai di studenti sotto il loro tetto, e mica vogliono essere cortesi. Detto ciò non voglio spaventare nessuno, perchè ho trovato qualche barlume di speranza sui vari siti internet in rete. 

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Ora come ora sono fortunata, perchè sono stata reindirizzata dalla responsabile della residenza universitaria in cui alloggiavo per trovare questo monolocale, perciò non ho dovuto ripetere aneddoti simili nella mia esistenza. 

Ad ogni modo la prossima parte che scriverò sarà il capitolo conclusivo, scroccare alloggi, e non credo che ce ne saranno ancora a riguardo, a meno che “vivere sotto i ponti” sia una nuova opzione da tenere in conto da sobri.


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