Come vivere fuori sede-parte 1

Pubblicato da flag-it CHIARA GARBAGNATI — 7 anni fa

Blog: House of memories
Tags: Generale

L’ennesimo capitolo inerente la mia vita universitaria, perchè non se ne ha mai abbastanza e si vuole nel bene o nel male desiderare che tutto ciò mai finisca, tutta questa spensieratezza, questa mancanza di vincoli e questa definitiva indipendenza. Come si suol dire, una volta che hai assaggiato la pizza, non torni di certo alla minestra, salvo il caso in cui si appartiene alla categoria dei fuori sede squattrinati e causa per la quale esiste questo articolo, se no il titolo di oggi sarebbe “quanto è bello avere un attico con piscina e vista su piazza San Marco”. Non per fare distinzioni o discriminazioni, ma non tutti sono portati a condurre una vita lontano da casa proprio, ma qualora vi ritroviate per cause maggiori a dover vivere lontano dal nido familiare, dovete attenervi ad alcune accortezze che spero possano tornarvi utili, sia dal punto di vista economico che logistico, fino a quello morale. Perché è giusto non farsi mancare nulla nel bagaglio di conoscenze. Avendo sperimentato questa realtà a Venezia, sarà particolarmente incentrato su ciò, ma sappiate che si trattano anche di regole di vita, tipo quei frasari pieni zeppi di aforismi dei monaci buddisti che vanno sono così in voga in questi ultimi anni nelle librerie italiane. Ho sperimentato tre realtà diverse:

  1. Casa studentesca
  2. Appartamento
  3. A scrocco da buoni samaritani

La prima, dicasi anche residenza universitaria o dormitorio, è un’ottima gavetta per chi si avvia al percorso d’indipendenza dalla famiglia, si intenda il percorso di vita, non finanziario, quello verte attorno alle vostre scelte di vita, se decidete di essere degli studenti in piena regola, oppure gestire lavoro e contemporaneamente l’università, o in alternativa fare il part-time o anche quel lavoretto in nero, ma molto redditizio come ripetizioni o baby-sitter. Premetto che il mio ingresso in una struttura del genere è stato accompagnato da un colloquio, necessario se sono sotto qualche ente. Nel mio caso si trattava della CPU, acronimo che sta per “Comunità Pastorale Universitaria”, e non CFU, come molti di voi avranno letto e avranno pensato direttamente a questi bellissimi numeri virtuali che sognate tanto la notte. Ad ogni modo, si tratta di un’istituzione religiosa, come gran parte di quelle presenti a Venezia, oppure anche in altre parti di Italia, ma non storcete il naso, se siete atei, agnostici oppure credenti di un’altra fede. Tutti sono ben accetti, perchè disposti a seguire questo percorso, che ha molto da insegnare dal punto di vista etico e soprattutto a livello di convivenza. Sappiate che non dovrete adattarvi ai ritmi di due o tre persone, ma di minimo una dozzina per piano, condividendone gli spazi comuni come il salotto e la cucina, ergo la parola chiave è tolleranza. Può capitarvi chi ha un disturbo ossessivo compulsiva circa la pulizia oppure l’esatto contrario, chi fa casino fino a notte inoltrata mentre voi siete un animo casalingo con una buona dose di vecchiume dentro. Tutto viene strettamente regolato da turni di pulizia di cucina, salotto, per buttare la spazzatura ed eventualmente il bagno condiviso. In alcuni studentati questa opzione esiste, in altri si può scegliere tra questo o averlo privato con tanto di sovrapprezzo a riguardo oppure lo si ha direttamente in camera. Le stanze, per l’appunto possono variare, singola o doppia, dove sono stata io, mentre in alcuni si arriva alla tripla. Più “agevolazioni” ricevi, più sale il prezzo, variabile anche dalla posizione, senza ombra di dubbio alcuno per le zone centrali alla città potete vedere prezzi da capogiro nonostante certe mancanze. Ad esempio, alcuni dormitori presenti nella Serenissima non dispongono di cucina e talora sono soggetti a coprifuochi molto rigidi. Sentire storie di studenti che fanno duplicazioni delle chiavi per “eludere il sistema” sono abbastanza comuni, e giustificate dato che le undici di sera rappresenta una norma a dir poco illegale. Dove sono capitata io ho solo ricevuto l’avvertenza della responsabile di non fare macello al mio rientro, se no avrei dovuto io vedermela con gli altri. Se siete anarchici, ciò non fa per voi, finirete per scontrarvi senza mezze misure, purtroppo.

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[un attimo fuggente di sanità mentale durante la mia permanenza]

Un altro fattore di notevole importanza riguarda la possibilità di invitare delle persone esterne. Io personalmente ho provato ad invitarne un po’ più della norma, e di conseguenza mi sono sorbita i giusti rimproveri a riguardo, ma anche se si tratta di un solo individuo, è bene avvertire per tempo, poiché non si hanno a disposizione tavolate immense e fornelli a non finire. Una cosa decisamente positiva per quanto concerne il fattore inviti e via dicendo è la disponibilità di alcune strutture a poter ricevere degli ospiti con stanze apposite, in modo molto più economico rispetto ad ostelli e hotel. Natura contrastante di alcuni di essi è l’eventualità di essere sfrattati su due piedi poiché alcuni, durante la stagione estiva, forniscono un servizio alberghiero, a discapito di noi poveri studenti che anche a luglio potremmo essere, ahimè, nel pieno della sessione di esami. 

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[Cene in compagnia]

Parlando in maniera molto specifica del mio caso, l’ingresso in questo luogo si è svolto in base alla seguente procedura: 

  1. Cercare sul sito dell’Università alloggi convenzionati/associati ad essa e fare mente locale di ciò che può essere più conveniente in base a restrizioni di coprifuochi, appuntamenti da seguire, posizione e compagnia cantante
  2. Scegliere e ispezionare da cima a fondo il sito della casa studentesca, in tal caso la pagina web della CPU, ove compaiono anche altri alloggi, al di là di San Michele di Mestre, scelta alla fine dalla sottoscritta. 
  3. Mandare la richiesta via mail, scrivendo una sorta di lettera motivazionale personale, elencando i motivi della propria scelta universitaria, di tale residenza, il proprio percorso in ambito ecclesiastico e i tratti della mia personalità.
  4. Una volta ricevuta la conferma, la responsabile mi ha chiamato direttamente sul recapito telefonico che avevo lasciato, per fissare un colloquio diretto nello studentato, ergo ho comprato un biglietto del treno e mi sono recata in loco con mio padre. 
  5. Arrivato il grande giorno, il colloquio dura circa un’oretta, e successivamente viene mostrata la struttura nella sua interezza. Avendo osservato di persona il luogo, si comunica la propria preferenza.
  6. Nel giro di una settimana, viene mandata la conferma per l’ingresso ufficiale e se la stanza scelta è disponibile. Le opzioni disponibili sono: la camera doppia col bagno in comune [200 euro], camera singola col bagno in comune [250€], camera doppia con bagno all’interno [sempre 250€] e camera singola con il bagno dentro [300€]. Le prime due possibilità sono disponibili solo per studentesse e non studenti.
  7. A settembre, nel mio caso, o ad ottobre, insomma prima dell’inizio delle lezioni accademiche, si arriva finalmente in casa, si firma il contratto e si diventa ufficialmente “sanmichelini”, ossia veri e propri membri.

Qualcosa che sicuramente ha in più rispetto a qualunque opzione esistente è la possibilità di stringere relazioni interpersonali con un numero considerevole di persone, vivendo sotto lo stesso tetto è inevitabile e quindi trovarsi nel giro di pochissimo tempo a far parte di una compagnia “di piano”  oppure ancora di più estesa. Tutto ciò comporta ad avere la garanzia di un sostegno morale in caso di bisogno e non, una comitiva con cui bere e fare festa, oppure un gruppo considerevole con cui dare di matto, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, in ricchezza e in povertà.. forse più quest’ultima, date le circostanze e dato il mancato titolo “vita lussuosa nell’attico con vista San Marco”. Sembra un po’ un matrimonio, in un certo senso combinato, ma la parola che descrive pienamente tale esperienza è fratellanza, e nessuno sceglie i propri fratelli, ma si impara a convivere. Ad ogni modo, riallacciandomi all’argomento “feste, boccia e bisboccia”, tali case universitarie molto spesso ne organizzano, per dare il benvenuto alle matricole, o in occasione di festività, oppure ancora in caso di feste di laurea o di compleanno. Molto spesso capita che qualcuno festeggi il compleanno negli stessi giorni, quindi si da vita a festeggiamenti in grande. Oltre a ciò, vengono promosse delle iniziative di gruppo, nel mio capitolo di convivenza posso testimoniare dell’esistenza di veri e propri nuclei organizzativi classificati per aree di interesse come: cultura, sport, spiritualità, volontariato e servizio. 

Riallacciandomi al discorso di questa sorta di ente sotto il quale era la mia casa studentesca e altre, l’unica norma da rispettare diligentemente era l’incontro del martedì sera che poteva essere una messa o una lezione di catechismo. In varie occasione dell’anno tutte le residenze si riuniscono, che sia per la messa di inizio anno accademico, la festa delle tre case, evento che prevede messa, attività e buffet preparato in casa e poi condiviso, e i tornei sportivi. Ebbene si, i gruppi di ogni casa, specie quello dedito all’attività fisica ha la propria squadra di calcio. 

Tra gli altri gruppi di interesse, posso dirvi che quelli che si occupano del fattore culturale organizzano uscite per la città, andando a vedere esposizioni, musei o particolari eventi, oppure promuovono dei veri e propri tour alla scoperta della Serenissima, prettamente di notte. Invece, rimanendo in casa, talvolta vengono proposti dei film, una rassegna cinematografica incentrata su un determinato tema, ogni serata si proietta la pellicola più votata e la si accompagna con un “servizio di catering" con cibo e cocktail offerto dal gruppo di volontariato e servizio che cucinano le pietanze e devolvono il ricavato ad una associazione di beneficienza. Parlando proprio di quest’ultimo, promuove all’interno della casa studentesca le varie associazioni della zona e le iniziative a beneficio del prossimo, partecipando attivamente come ad esempio per quanto concerne la raccolta degli alimenti fuori dal supermercato e mettersi a disposizione come insegnante per gli immigrati.

Dulcis in fundo, il gruppo spiritualità, che organizza eventi per tutti coloro che hanno intenzione di rafforzare la propria fede oppure anche per chi è soltanto curioso, all’interno della casa, e come alternativa al di fuori della struttura, gruppi per andare a scuole di preghiera nei dintorni e non.

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[Festa di Natale in casa studentesca, dicembre 2016]

Dovrei inaugurare una rubrica a parte dedicata, ma sfortunatamente, la mia permanenza si è conclusa quest’anno a giugno, con una nota alquanto nostalgica, visto che in tale ambiente ho stirato la mia prima camicia, ho fatto la mia prima lavatrice, pulito il mio primo gabinetto e via discorrendo. Da ciò sono passata alla seguente casistica, l’appartamento, che descriverò nell’articolo successivo assieme alla terza e ultima opzione.

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[Primo giorno di università, settembre 2015, Venezia, matricola su tela]


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