Apprendere, assaporare e vivere un'esperienza all'estero

Potrebbe sembrare un articolo mainstream, ripetitivo e per questo poco utile, ma in realtà non lo so sarà affatto; ed ora vederemo perchè. 

Dopo sessanta giorni in terra straniera, quella Argentina (vedi racconti pecedenti a riguardo), posso affermare con certezza che, oltre il contesto che ci circonda, che sia esso sociale, culturale o anche semplicemente e puramente urbano, c'è una cosa che realmente fa la differenza e che cambia le nostre giornate da nere a bianche, che realmente fa la differenza: parlo di noi stessi. Quella che molti definirebbero una risposta scontata, cela dietroo di se uno studio alquanto particolare oltre che varie riflessioni che cerchero nelle seguenti righe nella forma più chiara ed esaustiva possibile. 

In questi due mesi di soggiorno sarebbe indubbiamente assurdo, oltre che ipocrita, affermare con certezza di non esser mai stati in presenza di alcun tipo di problema, arrivando anche solo sul punto di pensare: "ma si, forse era meglio il mio paese". Ciò spesso accade perchè non siamo in grado di vedere ciò che ci circonda con occhi differenti, mostrando qualche timido accenno di una pericolosa chiusura visiva e mentale la quale, in realtà, è solo frutto di un eccessivo periodo di letargo ed addomesticamento a cu siamo stati abituati nella nostra società di provenienza; è quindi un qualcosa di abbastanza superabile, se non con qualche difficoltà. Chiaramente, soprattutto i primi giorni, tutto ciò che ci circonda, viene, incosciamente o no, paragonato a ciò che si aveva nel paese madre, generando un automatico e controproduente meccanismo di confronto che a poco serve.