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Avventura a Varsavia


Primo giorno:

Ho usato praticamente tutti i mezzi di trasporto per arrivare a Varsavia, mi mancava solo la nave, visto che ho preso treno, taxi e aereo. Sono andata da Iasi a Bucarest in treno, il viaggio è stato un inferno, più di sette ore di treno a 60 km/h passate seduta in sedili scomodi che non mi hanno permesso di dormire e privi anche di un bar in cui potessi mangiare qualcosa durante il tragitto.

Sono arrivata a Bucarest alle 6:00 del mattino e sono entrata nella sala d'attesa per passare il tempo, visto che avevo prenotato un taxi che mi portasse in aeroporto alle 10:00, avendo il volo alle 13:30 ma Carolina mi costringe sempre a fare le cose con molto anticipo per qualsiasi cosa, ha paura di tutto, ancora non ho capito perché. So solo che ha paura di perdere i mezzi di trasporto, per questo sente il bisogno di arrivare sempre con largo anticipo. Se fosse stato per me, saremmo potute arrivare solo un'ora prima in aeroporto. Il taxi è arrivato in ritardo di mezz'ora, stavo già immaginando Carolina sull'orlo di una crisi di nervi causata dal fatto di non riuscire ad arrivare in aeroporto con tre ore di anticipo ma solo due ore e mezza prima, però lei, in questo tipo di situazioni, si innervosisce sempre.

Carolina diceva: "Se non si sbriga ad arrivare, prendiamo un taxi normale", visto che, uscendo dalla stazione dei treni, ci sono solo tassisti che sembrano avvoltoi in cerca di cibo. Il problema è che non sono affidabili, ho sentito diverse storie su quello che fanno. Ad esempio, invece di andare direttamente a destinazione, fanno giri più lunghi per poter guadagnare soldi in più, ma non mi avrebbero di certo fregato. Inoltre, sono abbastanza insistenti, camminano per la stazione in cerca di clienti, quattro tassisti diversi hanno cercato di convincermi a prendere il loro taxi, io gli rispondevo di no, ma loro continuavano ad insistere.

Il taxi che avevo prenotato su internet mi ha detto solo dopo quanto avrei dovuto pagare per il trasporto, quindi mi sono presa il rischio di arrivare in aeroporto e dover pagare 50 euro per il viaggio.

Alla fine è arrivato, Carolina si è tranquillizzata. Il viaggio per l'aeroporto è stato di circa di venti minuti, siamo arrivate prima delle 11:00. Per far innervosire ancora di più Carolina, sono andata in bagno a sistemarmi, erano circa le 11:20 e lei stava già cominciando a rimproverarmi, dicendomi che dovevo proprio aspettare le 11:30 per andare in bagno e che avremmo perso l'aereo. Torno a ripetere che il volo era alle 13:30.

Ho finito di prepararmi alle 11. 31, non ci ho messo di più, altrimenti Carolina sarebbe svenuta dalla crisi di nervi al solo pensiero che avremmo potuto perdere l'aereo. Abbiamo fatto il check-in, abbiamo passato i controlli di sicurezza e aspettato che il nostro volo partisse. Mancava ancora un'ora, quindi abbiamo aspettato sedute e, non so perché, alcuni hanno cominciato a mettersi in fila al gate in cui avremmo dovuto mostrare i nostri biglietti per poi entrare in aereo, forse perché non c'era nessun altro posto in cui sedersi. So solo che questo ha fatto sì che Carolina si innervosisse ancora di più, iniziando a mettermi pressione per farmi alzare e andare anche noi in fila. Ho pensato: il volo non può partire senza di me, ho il mio posto riservato, perché dovrei mettermi in fila proprio adesso? Per essere la prima ad entrare? Non mi importa di essere l'ultima della coda.

Non potevo più sopportare l'insistenza di Carolina per farmi alzare e andare lì, mi sono alzata e ho aspettato mezz'ora in piedi, quando avrei potuto tranquillamente starmene seduta.

Il viaggio in aereo l'ho passato dormendo, visto che nel treno tra Iasi e Bucarest non ero riuscita a chiudere occhio, ero stanca morta. Se c'è stata qualche turbolenza, non l'ho sentita, mi è sembrata di essere arrivata in Polonia dopo venti minuti.

Sono atterrata a Varsavia alle 14:30, solo mi rimaneva aspettare il mio amico, quello che ci avrebbe ospitato. Sono andata in Polonia solo perché lui mi aveva detto che mi avrebbe ospitato a casa sua e che mi avrebbe fatto da guida, ma, alla fine, non è stato proprio così.

Ho dovuto prendere un Uber per arrivare a casa sua perché il mio amico mi aveva scritto dicendomi che c'era troppo traffico e che ci avrebbe messo troppo per arrivare in aeroporto. In quel momento ho pensato che stava esagerando, ma non lo era. Il traffico a Varsavia è tremendo, pensavo che non sarei mai uscita da quell'Uber, la cosa più snervante era vedere che il tempo d'arrivo aumentava sempre di più: guardavo il mio cellulare, prima diceva che mancavano 14 minuti, poco dopo 24. Non riuscirei a guidare a Varsavia, se vivessi là sicuramente sarei morta prima dei trent'anni per un infarto perché mi innervosisco moltissimo e mi metto a gridare come una matta quando c'è molto traffico. Non mi lamenterò mai più del traffico che c'è per andare a lezione a Coimbra.

L'autista che mi stava portando a destinazione aveva una barba lunghissima. Qual è la prima cosa che vi viene in mente quando vedete un'uomo con una barba del genere? Probabilmente vi chiederete come fa a non sporcarsela mentre mangia, ma la seconda cosa a cui pensate, qual è? Che parla un inglese perfetto, ovviamente. Ho cercato di iniziare una conversazione con lui ma o era troppo timido o non capiva nulla di inglese. Sono rimasta un po' delusa.

Dopo essermi resa conto che avrei dovuto chiamare la mia famiglia e i miei amici per avvisarli che non mi avrebbero mai più rivisto, dato che stavo praticamente vivendo in un Uber e, probabilmente, da lì non sarei mai più uscita. Sono arrivata a casa del mio amico, sono entrata in Uber di giorno e sono uscita con il buio. Il Polonia la luce del giorno finisce alle 15:00, non riuscirei mai a vivere lì, sarei diventata depressa perché sono una di quelle persone che ha bisogno di vedere la luce, di prendere un po' di vitamina D.

Sono entrata a casa sua a lasciare la valigia, mi ha presentato agli amici, sembrava che tutti avessero deciso di andare proprio quella settimana a trovarlo, ma li capisco, visto che i biglietti aerei costavano veramente poco.

Erano le 16:00 quando siamo andati a pranzare, ci ha portato al centro commerciale per mangiare in un ristorante tipico di un paese di cui non mi ricordo nemmeno il nome, un paese che iniziava con la lettera "L", credo. La cameriera era super simpatica, sempre sorridente, come in Romania (sto usando l'ironia, occhio).

Dopo il pranzo, la mia guida ci ha portato a vedere la città vecchia. Per arrivarci, abbiamo dovuto prendere la metro e un tram ma non abbiamo pagato niente visto che nessuno controlla i biglietti, ci si può muovere per la città gratis. Ogni tanto sbuca un controllore, in quel momento devi iniziare a scappare.

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Tornati a casa, ho ceduto a ciò che può impegnare gli uomini per ore, ovvero, la playstation. Sinceramente, non capisco cosa ci sia di divertente nel trascorrere ore a sparare in un gioco; allo stesso modo, però, gli uomini non capiscono cosa ci troviamo noi donne a passare un pomeriggio al centro commerciale a comprare vestiti. Veniamo proprio da pianeti diversi.

Di notte, cioè verso le 22:00, perché a Varsavia è sempre notte, siamo andati in un bar che si trova in uno dei due hotel più alti della città e, chiaro, i prezzi erano proporzionali all'altezza in cui il bar si trovava, perciò state attenti a dove andate per non ritrovarvi a chiedere l'elemosina in Polonia. La serata è stata una delle peggiori della mia vita, il mio amico aveva invitato anche altre ragazze e, diciamoci la verità, solo se fossi stata loro amica da prima saremmo riuscite a socializzare un po', non c'era interesse reciproco né qualche argomento di cui potessimo parlare. Oltre a questo, mi sono sembrate molto superficiali, questo non vuol dire che lo siano, molte persone pensano la stessa cosa di me, so solo che in quel momento non avevo alcun interesse a cercare di parlare con loro, forse era anche a causa della stanchezza del viaggio. Quello che so è che anche gli altri amici si sono rotti di stare lì e se ne sono andati, io ho fatto lo stesso. Non volevo restare lì tutta la notte a vedere quelle a mettersi in posa per le foto di Instagram.

Arrivate a casa, Carolina ed io ci siamo impossessate del letto del mio amico. Una delle nostre paure era proprio quella di non avere un letto in cui dormire, visto che aveva solo due letti e sei ospiti. Io, almeno, dove dormire l'ho trovato.

Secondo giorno:

Mi sono svegliata presto, pronta per esplorare la città, tuttavia la mia guida era più interessata a dormire. Dopo aver camminato per tutta la casa facendo rumore affinché si svegliasse, ho deciso di abbandonare la missione e sono andata da sola con Carolina a visitare la città. Siamo andate a vedere il Palazzo della Cultura e della Scienze, volevamo arrivare fino all'ultimo piano dell'edificio, ma ci sarebbe costato 5 euro. 5 euro per vedere la città da lassù? Posso vedere ugualmente la città da quaggiù senza sborsare un euro.

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Il buio è arrivato molto presto, praticamente ho passeggiato per la città come se fosse notte e non sono come abbia fatto a non morire di freddo. Ho visto che le persone lì cenano verso le 17:00 visto che i ristoranti erano pieni di gente che mangiava e, sicuramente, non stavano pranzando.

Terzo giorno

La mattina mi sono svegliata praticamente all'alba, tutti quanti stavano lanciandosi pistacchi e fiches per giocare a poker, ma è sempre meglio che svegliarsi a causa delle grida degli spagnoli. Erano usciti tutti la sera prima e quindi, quando sono arrivati, hanno iniziato a fare a gara di lanci di cose. Vabbè, alla fine sono ragazzi, erano a casa loro, non posso lamentarmi, mancava poco perché la sveglia suonasse e uscissi per andare a fare un giro per la città. Visto che cade la notte così presto, dovevo uscire presto per poter godermi un raggio di sole, dovevo approfittare di tutta la luce che potevo.

Questa volta non avrei aspettato la mia guida turistica, mi ha fregato una volta, ma non mi fregherà un'altra volta. Quindi, sono andata a visitare il parco Lazienki, ho camminato 6 km in punta di piedi per poterci arrivare, visto che mi era stato detto che lì c'erano molti scoiattoli. La mia guida mi aveva consigliato di comprare della patatine fritte ad dare ai piccoli animaletti per farli avvicinare. Così, ne ho comprato un pacchetto e ho girato tutto il parco per trovarli, fino a che ho avvistato un piccolo roditore correndo con la coda in aria. Ho cercato di essere simpatica, gli ho porto le patatine e l'ingrato le ha annusate, ha fatto mezzo giro ed è risalito sull'albero. Ho imparato la lezione: agli scoiattoli non piacciono le patatine fritte, ma, almeno, sono riuscita a fargli qualche foto.

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Non mi sono avventurata molto di più nel parco, sembrava di stare in un freezer, non mi sentivo le dita dei piedi. Avevo già visto gli scoiattoli, l'unica cosa che mi interessava vedere.

Dopo aver visto il parco sono tornata a casa, siamo andati fuori a pranzare e, ancora una volta, la mia guida mi ha portato nella città vecchia, visto che avevano già messo le luci natalizie. Il mio amico mi ha convinto ad andare a Varsavia promettendomi di avere una guida turistica gratis, in realtà l'unica cosa che ha saputo fare è stata portarmi a vedere la città vecchia, ma è sempre meglio di niente.

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La notte siamo andati in un casinò, era pieno di asiatici, sicuramente molto ricchi, li vedevo lì mentre sganciavano banconote su banconote, completamente dipendenti dal gioco. Quel giorno ho imparato a giocare a quel gioco con la roulette con i numeri neri e rossi, non ho idea di come si chiami, ma ho capito come funzione. So anche che non ci giocherò mai più visto che si tratta di pura fortuna e, nonostante "fortuna" sia il mio secondo nome, e il mio primo nome è "senza", forse è meglio che faccia da spettatrice in queste occasioni.

La serata è finita con una battaglia di palle di neve. Questo è quello che mi piace, l'imprevidibilità della vita, un minuto prima stai giocando al casinò con gli asiatici e quello dopo stai cercando di scappare da una palla di neve.

Quarto giorno:

Questo è stato il giorno della partenza, ancora una volta Carolina si stava stressando riguardo l'ora in cui dovevamo andare in aeroporto, oltretutto abbiamo beccato traffico durante il percorso, non ho parlato per tutto il tragitto per non farla innervosire. Arrivate in aeroporto mancava ancora un'ora per la partenza, che sarebbe il tempo ideale, non ho aspettato in fila per niente, ho sempre camminato.

I controlli di sicurezza dell'aeroporto di Varsavia sono molto più rigidi rispetto a quello di Bucarest: mi sono dovuta togliere le scarpe e la cintura, tutti i liquidi dalla valigia, la macchina fotografica, ci mancava poco per farmi rimanere praticamente nuda.

Di fianco a noi in aereo avevamo un neonato che si era innamorato di Carolina, era troppo tenero. La madre ci ha detto che stava imitando un gatto per farci ridere ma la cosa che mi ha fatto più divertire è stata quando buttava per terra i ciuccio di proposito per farlo raccogliere alla madre e poi si metteva a ridere.

Questa volta il viaggio non è stato tranquillo come all'andata, ci sono state delle turbolenze, se non avessi avuto la cintura allacciata avrei sicuramente sbattuto la testa sulla cappelliera. Credo sia stata la prima volta in cui io abbia davvero vissuto una turbolenza seria, riuscivo solo a ridere, lo faccio quando sono nervosa.

Arrivate a Bucarest c'era il taxi che avevo prenotato ad aspettarci, sembrava di essere in un film perché l'autista ci stava aspettando agli arrivi con un foglio con il mio nome scritto sopra.

Alla stazione dei treni, mi sono imbattuta ancora una volta nella famosa simpatia e gentilezza delle signore delle biglietterie. Ho chiesto un biglietto per Iasi e, per motivi che non conosco, la signora ha iniziato a prendersela con me, nulla di nuovo. Avremmo dovuto aspettare due ore per il prossimo treno.

Siamo andate a prendere qualcosa da mangiare e mi hanno venduto una omelette che sembrava più un mattone che altro, non so come abbia fatto a non spaccarmi i denti cercando di mangiare quella roba. Non sono una che si arrende, ma quella omelette mi ha proprio sconfitta, non riuscivo neanche a morderlo.

Quelle due ore sembravano un'eternità, fino a quanto, finalmente, non è arrivato il treno. Per chi non lo sapesse, qui i treni sono il ritrovo dei mendicanti, vanno su e giù a chiedere soldi e, non capisco, devo avere la faccia di una ricca, perché si fermavano sempre da me e insistevano molto, altri invece dicevano semplicemente di no e se ne andavano. La situazione più "divertente" del viaggio è stata quando in uomo, teoricamente paraplegico, si stava trascinando per il treno a chiedere l'elemosina e, quando il treno è partito lui si è alzato ed ha iniziato a correre velocissimo per riuscire a saltare fuori dal treno.

Non c'è bisogno di dire che il viaggio è stato un inferno di 7

ore, senza poter fare nulla, le prese non funzionavano e quindi non ho potuto caricare il mio telefono. Lasciare un giovane in uno spazio piccolo per molto senza senza cellulare significa farlo impazzire.

Questa è stata una delle tante avventure in giro per l'Europa in Erasmus.


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