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Canna Giovanni, acculturiamoci

Pubblicato da flag-it Sofia Bonetti — 7 anni fa

0 Tags: flag-it Esperienze Erasmus Torino, Torino, Italia


Canna, Giovanni. - Nato a Casale Monferrato il 20 dicembre 1832 da una facoltosa famiglia agraria, viene indirizzato dalla madre, Angela Zucco, al culto dei classici e della poesia. Terminato il liceo classico a Casale, il giovane si iscrisse nel 1849 alla facoltà di lettere dell'università di Torino. Si laureò il 7 luglio 1853.

A causa di un incedente in giovane età, Canna perse l’uso di un occhio e ciò gli tolse la possibilità di andare a servire come soldato.

Nel novembre del 1853 il Canna inizia ad insegnare presso una scuola media di Crescentino, tra il 1858 e il 1860 fu poi professore al ginnasio di Casale, quindi per undici anni (1860-71) professore di lettere greche e latine e per i cinque successivi (1871-76) di lettere italiane al liceo Cesare Balbo della sua città. Il 30 ottobre del 1876 fu nominato professore straordinario di letteratura greca all'università di Pavia e, cinque anni più tardi, promosso ordinario.

Gli anni settanta furono gli anni della maggiore attività o "produzione" letteraria del Canna; sostenendo in maniera energica i suoi interessi storico-critici ed il suo metodo (ricordiamo anche la  frequente collaborazione allaRivista di filologia). Emerge così la perizia letteraria del Canna, buon artefice di versi (massime nella ben riuscita versione della seconda ode di Saffo), nonché la sua cultura filosofica. In quegli anni il Canna rivendica il retaggio classico e classicistico italiano come un elemento essenziale del nostro Risorgimento. Fu interprete finissimo e felicissimo dell'umanità, soavità e melanconia virgiliane, soddisfatto di  accostare il nome di Virgilio a quello di Alessandro Manzoni.

Fu questa educazione e rivendicazione "letteraria" della classicità e della poesia che lo portarono ad essere considerato superato riducendolo al silenzio, per cui poi colleghi e allievi pavesi gli hanno quasi rimproverato la scarsa produttività. Nonostante fosse socio dal 1880 dell'Istituto lombardo e iscritto alla Crusca dal 1896, il Canna veniva considerato antiquato e solitario, stravagante o anche peggio dai suoi contemporanei, consumato dal contrasto tra filologia e letteratura, afflitto dalla perdita del gusto e del senso della poesia, ritenuta da lui interessante ai fini dell'analisi filologico-mitica.

Il Canna però amava descriversi come da una parte "intento agli studi e all'insegnamento delle lettere classiche", e dall’altra considerava un dovere dell'insegnante universitario "accostarsi agli studenti tumultuanti per ricondurli a migliori consigli, massime quando nel sentimento che commove i giovani, come per lo più avviene, sia qualcosa di giusto e di generoso, e anco quando irragionevole sia il tumulto; e perché nessuna legge né morale né civile lo vieta; e perché le relazioni tra studenti e professori sono affettive e non soltanto disciplinari" (Della recente agitazione universitaria a Pavia,Casale 1885, pp. 4, 10).

Perciò rimase tutta la vita poco sensibile, nonostante il classicismo, alla poesia "barbara", che disse riuscita al solo Carducci, ma riverente e fedele alle idealità e personalità del Risorgimento. Devoto, quindi, ad ogni poesia, ad ogni patria infelice (Grecia e Polonia innanzi a tutte), ad ogni sacrificio per la libertà. Preferì la lingua e poesia popolare neo-greca alla lingua dotta e studiò e tradusse  Valaoritis, Marcoras, Dionisio Solomòs.

Fu un maestro indimenticabile e amatissimo nella città di Pavia, mentre l'Italia quasi lo considerava un rudere o un sopravvissuto; fece lezione sino al 5 febbraio 1915, ritirandosi poi nella sua casa di campagna a Gabiano, dove la notte fra il 19 e il 20 morì. Ai funerali a Casale il 22 febbraio, espressero il cordoglio degli allievi e dei colleghi Carlo Pascal, Vittorio Puntoni ed E. Comello, il quale riuscì poi ad assicurare al Comune e alla biblioteca civica di Casale i ventimila volumi di classici e di poeti antichi e moderni raccolti dal Canna, quasi a perpetua testimonianza dell'esemplare esistenza di questo umanista risorgimentale italiano. Il Canna può essere considerato un uomo del Risorgimento, un piemontese profondamente consapevole dell'impegno culturale, del dovere civile che l'iniziativa italiana e il liberalismo cavouriano imponevano alla monarchia sabauda, per troppi aspetti arretrata ancora, e non poco, rispetto al resto d'Italia. Il Canna era propenso per una europeizzazione del Piemonte risorgimentale e dell'Italia unitaria e post-unitaria. Lo confortava in questo convincimento il concittadino e coetaneo Chiaffredo Hughues, morto nel 1860 e commemorato dal Canna nel 1872.

I libri e le carte del Canna sono nella biblioteca civica di Casale Monferrato. I suoi scritti (quasi tutti) furono raccolti nel volume postumoScritti letterarii(con introduzione di C. Pascal e il discorso funebre di E. Comello), Casale 1919 (in appendice una preziosa raccolta di lettere al Canna., da lui preparata e pubblicata per le nozze di un nipote, Pavia 1906).


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