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Porto in due giorni

Pubblicato da flag-it Federica Navarria — 5 anni fa

1 Tags: flag-pt Esperienze Erasmus Porto, Porto, Portogallo


Primo giorno a Porto

Il nostro viaggio inizia da Madrid. Prendiamo in bus per l'aeroporto dalla stazione proprio dietro casa, sono le 8 del mattino e già Madrid è un groviglio di auto. Non facciamo in tempo ad accorgerci di essere decollati che in meno di 60 minuti il nostro aereo è in dirittura d'arrivo. Così ci ritroviamo in questa città, nuova sia per me, sia per il mio compagno di viaggio, pronti ad immergerci nella cultura portoghese a 360°!

L'aeroporto è ben collegato alla città, arriviamo in metro nella stazione più vicina a casa, "Casa da Musica", e finalmente raggiungiamo l'indirizzo del nostro Air BnB. Ci accoglie una simpatica signora, gentile e affettuosa, insieme ai suoi tre gattoni: Bagheera, il più socievole, si infila subito nella nostra camera per strusciarsi sulle nostre cose in cerca di attenzioni.

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Dopo esserci riposati un po' e aver sistemato le nostre cose in camera, cerchiamo subito il modo più veloce per raggiungere la prima tappa del nostro itinerario e, guardando fuori dalla finestra, ci accorgiamo che piove. Ci ricordiamo delle parole di una ragazza portoghese "aprile è il mese delle piogge in Portogallo", quindi se odiate bagnarvi e visitare le città con la pioggia, ecco la prima tip di questo post: non visitate Porto ad aprile! Ma niente paura, prendiamo l'ombrello e ci buttiamo a capofitto nella città!

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Porto è una città piena di colori, le caratteristiche facciate di mille case colorate sembrano una bizarra composizione di un quadro. Le strade, le salite e le discese, sempre piene di gente e auto, creano degli scenari davvero suggestivi, dando vita a una città in continuo movimento. A Porto si mischiano mille colori, ma anche stili diversi: quello che risalta subito all'occhio è il contrasto architettonico tra alcuni edifici, poco curati e fatiscenti, ed edifici moderni con vetrate a specchio e singolari forme geometriche.

La prima struttura di questo tipo in cui ci imbattiamo è proprio Casa da Musica, che (scopriremo solo dopo) è una sala da concerto costruita quasi 20 anni fa e che è particolare per l'effetto acustico interno dovuto alla forma delle sue sale.

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Impieghiamo più dei 35 minuti previsti per raggiungere il centro, perchè ci fermiamo ad apprezzare i mille colori di un murales tra le viuzze e cerchiamo di scattarci delle foto sotto gli occhi curiosi di alcuni operai. Attraversiamo anche una rotonda, che in realtà è un piccolo parco, immerso nel verde e adornato da un piccolo stagno.

Scopriremo poi che Porto è piena di piccole aree verdi disseminate per la città, alcune anche famose per essere il punto di incontro degli studenti universitari della città, di cui vi parlerò più avanti. 

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In particolare, veniamo attirati da un negozio dalle vetrine allegre e colorate, che lasciano intravedere la miniatura di una ruota panoramica in movimento. Entriamo senza pensarci due volte. Ci rendiamo conto di essere ne "O Mundo Fantástico da Sardinha Portuguesa": centinaia di scatolette colorate ricoprono le pareti, ogni fila riporta incisa una data, un anno più precisamente, con annessi eventi storici importanti o nomi di personaggi famosi nati in quell'anno.

Ci guardiamo attorno, come bambini in un luna park, e vediamo altri tipi di conserve, tutte in scatolette colorate super attraenti, ma resistiamo alla tentazione e usciamo fuori da questo magico mondo per riprendere la scalata di una delle mille strade di Porto. La sanrdina, insieme al baccalà, è uno dei prodotti ittici tipici del Portgallo e, come ne abbiamo avuto prova, i portoghesi vanno abbastanza fieri di questa tradizione.

Tra i posti da visitare durante il nostro primo giorno, avevamo appuntato il Mercado de Bolhao, che (ahimè) abbiamo potuto vedere solo da fuori: un edificio imponente, dalla facciata ampia e fatiscente L'edificio è in ristrutturazione e il vero e proprio mercato è temporaneamente ospitato da un altro edificio, non molto lontano. Entriamo a curiosare, vengo subito attratta da un bancone pieno di frutta e questa volta non resisto alla tentazione di comprare una vaschetta di fragole. Pare che le fragole, "morango" in portoghese, costino particolarmente poco e si trovano davvero da tutte le parti.

Ci fermiamo anche davanti al piccolo stand di una signora che, parlando solo in portoghese, ci vende i tipici pastel de nata, dei dolci buonissimi e molto carini da vedere. Ne compriamo due per solo 1€. Mi rendo conto che il prezzo di frutta e dolci è davvero basso, mi viene voglia di tuffarmi in mezzo ai banconi coloratissimi e stracolmi di frutta fresca, ma resisto. In generale, il costo della vita a Porto è abbastanza basso, ce ne accorgiamo curiosando tra i menu esposti di vari locali e botteghe e fermandoci davanti alle vetrine delle tipiche "pastelerie".

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Ci perdiamo ancora per la città, che brulica di fontane ed edifici colorati e ci rendiamo conto che è già ora di pranzo. Da bravi viaggiatori, diffidiamo sempre dai ristoranti che offrono un menu a prezzo fisso, sia per la quantità del cibo (normalmente scarsa) sia per la qualità. Ma questa volta ci siamo ricreduti! Quasi casualmente abbiamo trovato un ristorante "Art'e da Baixa", a meno di 5 minuti a piedi dalla stazione di São Bento. Il menu offriva una zuppa, un piatto e bevanda al prezzo di soli 8€. Ci lasciamo convincere ed entriamo.

La prima impressione è quella di un ristorante sofisticato e di qualità e quello che ci aspettava ha confermato appieno la nostra idea. Ordiniamo quindi due menu, uno con frittura di pesce come piatto principale e l'altro con la tipica "francesinha", che diventa subito protagonista indiscussa del pranzo.

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Questo piatto tipico portoghese è formato da due semplici fette di pane tostato, farcito con carne di manzo, bacon e due diversi tipi di salsicce. L'invenzione di questo piatto è da attribuire a un uomo che, dopo aver vissuto alcuni anni in Francia ed essere tornato in Portogallo, cercò di imitare il famoso french toast, creandone una versione rivisitata più calorica e intrigante.

Tutto il toast è infatti ricoperto da un velo di formaggio fuso, che dovrebbe rappresentare il velo della giovane dama francese a cui si ispira il nome stesso, ed è sovrastato da un uovo fritto (molto usato nella cucina portoghese), che simboleggia invece il copricapo della donna. Come se non bastasse, il tutto è circondato da una saporita salsa e viene servito accompagnato da patate fritte.

Insomma, un piatto che si deve assolutamente provare e che ricompensa tutte le calorie perse scalando le ripide salite di Porto. Il personale del locale è stato molto gentile, riempendoci il calice di un buonissimo vino rosso e portandoci dell'altra salsa calda da versare sulla nostra francesinha. Altra tip da viaggio: se non volete esplodere e vi piace provare più cose, dividete in due una francesinha.

Sazi e felici riprendiamo il nostro percorso. Cercando di raggiungere chissà quale luogo, ci perdiamo tra le vie del centro, in quello che (come scopriremo solo dopo) è l'antico quartiere ebraico della città. Saliamo mille gradini e arriviamo a un mirador dal quale si puà apprezzare una fantastica vista sui tetti colorati della città fino al Rio Douro.

Mi rendo sempre più conto che perdersi è uno dei modi migliori per apprezzare ogni dettaglio di una città, per scoprirne luoghi segreti e nascosti, per scavare al di sotto della superficie delle cose che vediamo quando visitiamo un luogo e creare dei ricordi unici fatti di odori, colori e sensazioni autentici.

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Scopriamo, totalmente per caso, che la città ospitava una mostra temporanea di Escher, uno dei miei artisti preferiti. Decidiamo quindi di occupare il pomeriggio con la visita del museo. Arriviamo in pochissimo tempo a piedi, seguendo il "lungo fiume" e veniamo quasi travolti da uno dei tipici tram che ancora funzionano e circolano per le vie di Porto. Impossibile non fermarsi a scattare una foto.

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Nonostante avessi già visto l'esposizione nel museo interamente dedicato ad Escher, a L'Aia, in Olanda, la mostra mi lascia nuovamente senza fiato. Ogni opera sorprende sempre, tutte in modo diverso, ci si perde in mezzo alle forme, alle geometrie impossbili, alle figure strane e ai paradossi che solo Escher riesce a creare. Passiamo circa due ore intrappolati negli scenari labirintici di Escher e ci rituffiamo nella realtà della città. Estremamente stanchi e soddisfatti della nostra prima giornata, mangiamo qualcosa di veloce e andiamo a riposarci, ricaricando le batterie nostre e della macchina fotografica per il secondo giorno.

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Secondo giorno a Porto

La nostra frenetica giornata inizia con una colazione veloce e l'arrivo in Piazza della Libertà, punto di incontro del Free Tour che avevamo prenotato giorni prima. Gianfranco, la nostra simpatica e preparata guida, ci racconta un po' della storia della piazza e del Paese che, a quanto pare, ha subito anni di monarchia. Il tour è molto interessante, la guida ci racconta tanto sulla storia e sulle tradizioni del Paese, così tanto che non riuscirei a ricordare tutto perfettamente senza un ripasso!

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Una delle cose che più mi colpisce della città sono le caratteristiche mattonelle dipinte di azzurro, chiamati azulejos, che adornano facciate di chiese e vari edifici, comprese alcune case.

Gianfranco ci racconta che, al contrario di quello che si possa pensare, non sono un simbolo collegato alla religione, ma un simbolo di ricchezza. L'arte di disegnare su queste mattonelle è ricercata e molto costosa.

La tecnica, infatti, richiede molto tempo e sicuramente molta pazienza: gli artigiani impiegano fino a undici anni per terminare una sola parete e spesso la maggior parte del loro lavoro si rovina durante il processo di asciugatura nei forni, a causa del calore che non viene distribuito uniformemente, ed è da rifare. La guida ci spiega anche che la tintura non veniva considerata di colore azzurro, ma piuttosto una sfumatura molto chiara di nero, perchè l'nchiostro blu molto denso, prima di essere diluito, appare nero. E' sicuramente una tecnica da apprezzare, da ammirare e da conservare, lascia sempre senza fiato. 

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Gianfranco ci racconta quindi la storia della "piazza dei leoni", Praca dos Leoes,  impropriamente chiamata così a causa della presenza di leoni alati che ornano la fontana centrale. Ci spiega anche che la fontana è stata costruita sotto richiesta di alcuni operai che chiedevano delle facilitazioni per far arrivare l'acqua in centro durante il loro lavoro e che non ha quindi nessun simbolismo in particolare. La fontana si trova proprio di fronte al rettorato dell'università che, un tempo, era anche sede di lezioni universitarie.

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Nella stessa piazza si trovano una chiesa, o per meglio dire, due chiese. Le due struttura sono praticamente l'una accanto all'altra, tanto che a prima vista lasciano intendere che si tratti di un solo edificio.

Nonostante sembrino addossate l'una all'altra, la guida ci spiega che gli architetti decisero di creare uno spazio tra le due, per evitare che il peso facesse collassare i due edifici su se stessi, in quanto all'epoca non si usava costruire le fondamenta.

Crearono quindi quello che viene conosciuto come "l'appartamento nascosto". La sua particolare ubicazione però da adito a molte storie. Le due chiese infatti potevano essere frequentate l'una solo da uomini e l'altra solo da donne, per cui era facile per tutti ipotizzare cosa succedesse in quell'appartamento proprio in mezzo, dando sfogo alle fantasie di paese.

Il tour continua e passiamo davanti alla biblioteca Lello e Irmao, che ha una sorprendentemente lunga fila di attesa all'ingresso. Scopriamo che quella sembra essere una delle biblioteche che frequentava J. K. Rowling, autrice di Harry Potter, durante gli anni in cui visse a Porto.

Si dice che dentro quella biblioteca la Rowling venne ispirata per creare gli scenari dei suoi libri. La biblioteca infatti ha delle scalinate in legno dalle forme sinuose, che, se viste dalla giusta angolazione, sembrano intrecciarisi tra loro rendendo difficile distringuere dove inizia una e finisce l'altra. Noi non siamo entrati, scoraggiato dalla lunga fila di attesa, ma ho visto che il biglietto di ingresso costa 5€, soldi che però vengono scalati dal conto nel caso acquistaste dei libri!

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Un'altra caratteristica della città da cui prese spunto la Rowling sono le uniformi degli universitari della città: dal secondo anno in poi i giovani universitari hanno diritto alla loro divisa, rigorosamente nera e completata da un mantello proprio in stile Harry Potter. Sembra che la decisione di avere una divisa fu dettata dal bisogno di abbattere le differenze sociali, particolarmente evidenti dall'abbigliemento, uniformando il modo di vestire e quindi il livello sociale degli studenti. Le dicerie dicono che i mantelli non devono essere lavati per tutta la durata degli studi! 

Pare che gli studenti si riuniscano di notte nei parchi, coperti dal loro mantello che gli ha fatto attribuire il nome di incappucciati. Inoltre, hanno dei riti di iniziazione per le matricole del primo anno, che vengono sottoposte a prove e sfide per poter essere accettati nella confraternita. Un po' in stile americano, ma con un tocco di tradizione e mistero in più. Il giorno stesso, mentre riposavamo lungo il Rio Douro, ci siamo imbattuti in un gruppo di povere matricole che stavano per essere "torturate" dai loro colleghi più grandi.

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La visita della città continua con il quartiere ebraico, i cui edifici (purtroppo) non sono più quelli originali, ma in cui si respira storia.

La cosa che più mi ha colpito di tutto quello che la nostra guida ci ha raccontato è stato uno dei "trucchetti" che usavano gli ebrei per dimostrare che si erano realmente convertiti al cristianesimo. Come è noto, gli ebrei non mangiavano carne di maiale, per una questione igienica, che poi si è tramutata in tradizione.

Tutti gli ebrei che sono stati portati nel quartiere, per essere raggruppati e quindi controllati meglio, iniziarono a produrre delle salsicce con carne di volatili, che assumevano un colore molto scuro e somigliavano molto alla carne di maiale. Così, quando ricevevano i controlli da parte dei cristiani, quale metodo migliore per dimostrare che si erano convertiti, se non aprire la dispensa piena di salsicce di maiale? Un escamotage così ingegnoso che, non solo funzionò, ma si tramutò anche in un piatto tipico.

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Si dice inoltre che avessero costruito una sinagoga che però non è mai stata trovata. Si pensa, quindi, che in realtà non ci fosse nessuna reale sinagoga, ma che tutti si riunivano a pregare ogni volta in un luogo diverso, per sfuggire ai controlli e non essere scoperti.

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Il nostro tour ci porta fino alla riva del fiume, da dove si può apprezzare la vista dei vari ponti che collegano Porto alla zona di Vila Nova de Gaia, che si trova sull'altra sponda del Douro. Ci spiega che quella è la zona delle botteghe, dove viene venduto il famoso vino Porto, e che ci sono vari locali che offrono degustazioni di diverse varietà di Porto e che raccontano, tramite dei tour, le origini e la produzione di questo buonissimo vino dolciastro. 

Per pranzo ci fermiamo a mangiare in un ristorante nascosto tra le traversine, proprio vicino al fiume, dove ordianiamo la tipica zuppa e piatti a base di pesce. Anche qui mangiamo bene, con soli pochi euro.

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La visita della città ci porta casulmente in un negozio molto caratteristico, diverso dai tipici negozi di souvenir, gestito da un'anziana signora che ci parla solo in portoghese. Entriamo attratti dalle mille tovaglie colorate, tipiche del Portogallo, esposte in vetrina e davanti all'ingresso.

La simpatica signora non ci capisce se le parliamo in italiano, ne in spagnolo o inglese, ma continua a parlarci in portoghese mostrandoci la grande collezione di tovaglie decorate e ignorando totalmente il fatto che non stessimo capendo neanche una parola! Alla fine ci lasciamo convincere dalla simpatia della signora e dai colori bellissimi delle tovaglie, oltre che dal prezzo bassissimo: 1,95€ ognuna. La maggior parte delle tovaglie del negozio riportano disegni di coloratissimi pesci che sono, ovviamente, sardine!

Continuiamo con la visita della Chiesa e Torre dos Clerigos, una bellissima chiesa in stile barocco, affiancata da una torre da cui si può godere di una bellissima vista della città. L'ingresso si paga, ma l'ostacolo più grande sono gli stretti gradini che portano fino alla torre.

Un'altra chiesa, che mi ha lasciato a bocca aperta, è la Cattedrale di Porto, chiamata La Sé. E' un inteccio di decorazioni sulla pietra bianca che crea dei giochi di luce e ombre molto suggestivi. Si trova vicinissima alla stazione di San Bento, in cima a una salita, dalla quale si può godere di una vista magnifica.

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La stazione di San Bento è un'altra delle mille attrazioni della città. L'ingresso di questo grande edificio è decorato con migliaia di azulejos che riportano scene della storia portoghese. Sul tetto le diciture riportano Minho da una parte e Douro dall'altra, i due fiumi della città.

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Una delle cose curiose che potrete apprezzare in città sono le cabine tefoniche rosse tipicamente inglesi. Sono una rimanenza dell'influenza inglese che ha regnato in Portogallo per molti anni, grazie all'alleanza tra le due città. Si dice anche che l'usanza inglese di bere il tè del pomeriggio abbia in realtà origini portoghesi, in quanto il Portogallo era una delle maggiori potenze commerciali e, grazie alla sua ubicazione, era facilitata negli scambi con altri paesi del mondo come l'India da cui hanno importato proprio il tè! Una volta cambiati i patti, l'Inghilterra dovette cercarsi la propria rotta verso l'India per poter portare avanti la tradizione.

La nostra giornata si conclude con una cena a base di bacalao, piatto tipico portoghese, in un ristorante molto rustico che ci lascia però abbastanza insoddisfatti; ma la serata continua con una birra in centro, proprio di fronte alla piazza dei leoni, dove scopro con piacere che in quasi tutti i bar si può riutilizzare lo stesso bicchiere in plastica per tutta la serata e che, restituendo un talloncino che ti viene dato all'inizio, insieme al bicchiere, si può avere indietro il prezzo pagato per il bicchiere (che normalmente è di 50cent).

E con questo si concludono i nostri due giorni a Porto, città piena di vita ed energia, dove tutto è colorato, decorato e attraente, dove tradizione e cultura, antichità e mondo moderno si mischiano, creando un'atmosfera unica e magica. Vi consiglio di visitarla, di perdervi per le sue strade e di godervi ogni fantastica vista della città, ogni piccola strada, le scalinate e tutte le ripide salite!

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Nel prossimo post vi racconterò dei giorni seguenti, nella frizzante Lisbona!


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Commenti (1 commenti)

  • flag-es Aitor Aen 5 anni fa

    un post molto figo è utile! Brava!!!!!


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