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In giro per la capitale della Norvegia: Oslo... e dintorni!

Pubblicato da flag-it Gilda Immacolata Stelitano — 3 anni fa

0 Tags: flag-no Esperienze Erasmus Oslo, Oslo, Norvegia


Introduzione.

Una breve presentazione alla città di Oslo.

La città di Oslo, famosa capitale della Norvegia, mi ha regalato un bagaglio pieno di bellissimi ricordi durante la mia esperienza di studio presso il NIH.

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Come ho detto anche nell’altra descrizione di esperienza dedicata esclusivamente alla parte universitaria del NIH, sono rimasta ad Oslo per poco meno di un mese.

Essendo quasi sempre impegnata, con i corsi da seguire prima e lo studio da sviluppare poi, non ho goduto appieno di tutte le esperienze possibili che la città, sono sicura, avrebbe potuto donarmi in quei giorni.

In particolare, rimpiango le belle giornate di sole, in cui, per una strana coincidenza ero sempre costretta a studiare oppure ero presa da impegni accademici.

Che aria tira?

Ho infatti imparato che, quando ad Oslo c’è una bella giornata, a prescindere dalla tabella di marcia che i propri impegni impongono di seguire, bisognerebbe approfittare, almeno per quanto possibile, della possibilità di vedere “alla luce del sole” le straordinarie bellezze che questa meravigliosa capitale è capace di donare.

Come muoversi all'interno della città di Oslo?

Prima di tutto, mi piacerebbe parlare dei trasporti.

Ho sempre utilizzato la metro per spostarmi, molto comodamente, tranne che per arrivare dall’aeroporto, utilizzando un confortevole e veloce treno che ha predisposto soltanto poche fermate di stop prima di arrivare a destinazione, nella stazione centrale di Oslo.

La rete della metro è costruita in modo tale che, in qualsiasi parte ti trovi, tu possa raggiungere qualsiasi destinazione tu desideri.

Il segreto è far viaggiare su 6 diversi tragitti di treni tutti i mezzi predisposti a farlo, permettendo però di farlo sugli stessi binari, attraverso numerosi cambi.

Il servizio era anche “molto veloce”, laddove, per quanto ricordi, il massimo del tempo di attesa a me capitato per prendere la mia linea usuale sarà stato al massimo di 30 minuti.

... con la nave!

E’ stato soltanto dopo aver letto con più attenzione alcune informazioni sugli abbonamenti ed i biglietti che ho notato che, con lo stesso biglietto valido per effettuare una corsa semplice e da utilizzare per la metro ed i bus (che non ho mai preso), è anche possibile fare un piccolo tour sulle navi che percorrono dei brevi tragitti all’interno della stessa città.

Lo considero, infatti, come un grave errore da con commettere più in futuro: quello di ricordarsi di provare questa nuova esperienza soltanto due giorni prima di partire!

Eh già! A sapere prima che cosa mi stavo perdendo, avrei molto probabilmente rinunciato a qualche ora di sonno in più facendo a scambio con una rigenerante scoperta e quasi circumnagivazione della città di Oslo.

Il giro compreso nel prezzo del biglietto è durato circa un’ora e ha avuto le stesse ed identiche funzioni che ha un normalissimo autobus.

La barca, infatti, si accostava spesso presso i vari piccoli porti per far salire gli abitanti delle diverse zone e condurli poi, al nostro punto di partenza.

Sebbene sia durato un’ora intera, il viaggio in mare è stato talmente spensierato che ho voluto ripeterlo il giorno seguente, allo stesso orario, con l’inaspettata sorpresa di ritrovare un ragazzo straniero che, come me, aveva approfittato per due giorni (se non più) di seguito, di questa rigenerazione gratuita.

Ho, inoltre, fatto amicizia in entrambi i giorni con diverse persone con le quali ho condiviso il piccolo tour, ed anche se erano inizialmente perfetti sconosciuti, non abbiamo avuto timore a scattarci qualche foto che, irresistibilmente, ci facevano da continuo tentatore.

Non si potrebbe, infatti, non cercare di immortalare questo meraviglioso panorama, ed io scommetto che anche la gente che abita qui, non riesca a resistere alla tentazione di immortalarsi in questo piccolo viaggio, o almeno mi piace pensare che sia così.

Immediatamente dopo aver realizzato la pace che si trovava su quella piccola nave, ho rimpianto di non essere arrivata fino a qui con una nave, invece che con l’aereo, ma subito dopo aver ricordato i prezzi molto salati, mi sono, per l’ennesima volta in questa città, ridimensionata.

In giro per il centro!

Sebbene non sia uscita di sera per frequentare dei locali nel centro città, anche i lunghi e tardi pomeriggi che ho trascorso per le vie del centro mi hanno resa felice di essere passata di lì.

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Sento, infatti, di aver scoperto già una piccola, ma importante parte di Oslo attraverso il piccolo tour di negozi che non poteva mancare, sebbene poi abbia comprato davvero poche cose (rispetto a quanto faccio di solito) per via, ovviamente dei prezzi, e non della qualità.

Una delle cose più belle che ricordo mentre passeggiavo in quelle vie sono i caffè eleganti e popolari che si trovano ovunque per le strade. Mi ricordano moltissimo l’America e questo mi affascina ancora di più.

E’ infatti una caratteristica “solo di molte” città non italiane, quella di prendere il caffè (ovviamente americano) con tutta calma, soffermandosi per goderlo fino all’ultima goccia in buona compagnia.

Com'è la vita in Norvegia?

E’ piacevole vedere la tranquillità e serenità dei volti delle persone. Adesso che ci penso, deve essere stato proprio questo a rendermi tranquilla, sebbene mi trovassi nel più lontano posto da casa in cui mi fossi mai trovata prima di allora.

A proposito di caffè, anche ad Oslo non potevo non ricercare, in particolare, il mio amato e famosissimo Hard Rock Cafè, che si trova proprio alla fine/ all’inizio di una delle vie principali della città.

E come dimenticare Espresso House? Sicuramente non posso dimenticare la felicità di aver “notato” ed assaporato ben 3 Starbucks Cafè, tanto alla moda, quanto semplice e rinomata caffetteria, che purtroppo manca ancora in Italia.

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Sembrerebbe stupido ricercare la felicità in queste piccole cose, eppure, vedere per le strade di una terra sconosciuta in cui tutti parlano un’altra lingua, usano un’altra moneta, e soprattutto hanno usi e costumi molto diversi e migliori rispetto ai nostri, vedere e riconoscere qualcosa di familiare, come anche un semplice Mc Donalds, può davvero essere utile a farti sentire “un po’ come a casa tua”.

Uno di questi Starbucks (il più grande di quelli che ho visitato) si trovava nel comodissimo centro commerciale chiamato OsloCity, il quale, predisposto su diversi piani e collegato con delle simpatiche scale mobili, ed accoglieva le persone direttamente fuori dall’uscita di una fermata della metro.

Non mi piace molto raccontare queste esperienze al passato, perché vorrei tanto ritornare lì, ed anche molto presto, però devo farlo perché queste sono esperienze e dati prettamente personali che potrebbero comunque cambiare nel tempo, anche dal mio stesso punto di vista!

L’interno del centro commerciale mi ha stupito sin da subito: meravigliosi negozi con firme di stilisti italiani si confondevano tra le marche più prestigiose di gioielli o finanche ai migliori supermercati del paese.

Tanti negozi e centri per la cura della persona mi hanno trattenuta, ogni volta, per interi pomeriggi, impedendomi di abbandonare l’idea di rientrare a casa, ogni volta che mi avvicinavo alla porta d’uscita con l’intenzione di farlo.

Ricordo che una volta sono persino tornata indietro perché non avevo visto, dall’interno, un negozio che mi incuriosiva.

Era un negozio di sport, in particolare.

Parliamo di sport!

Eh già. Oslo, e la Norvegia in generale, sono anche famose per il loro livello di civiltà espressa anche nella cura della persona e del benessere fisico.

Forse non tutti lo sanno, ma le statistiche indicano la Norvegia come il primo stato ad avere i migliori risultati in ambito salutistico.

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E’ stato proprio ricordando questa informazione che mi sono spiegata come mai avessi incontrato così tanti e simili negozi di sport anche all’esterno del centro commerciale, per le vie di Oslo.

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Una città che non stanca mai.

Qualcuno crederà, me compresa, che sia facile stupirsi quando ci si trova in una nuova città: tutto ci appare nuovo ed allora i nostri occhi, e forse anche la nostra mente, percepiscono il tutto come qualcosa di “bello”. “Bello” perché “nuovo”. Se questa affermazione è vera, allora è anche vero che ritrovarsi in una città che non soltanto non è quella di nostra appartenenza, ma che addirittura appartiene ad un altro stato, allora questa sensazione di moltiplica all’infinito.

Eppure, personalmente, ho ragione di credere che, anche se mai io fossi stata abitante della Norvegia, mi sarei comunque stupita della bellezza di questa città.

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Italo-norvegese!

Con orgoglio ricordo anche di avere delle lontane origini norvegesi, all’interno dell’albero genealogico della mia famiglia, di cui vado molto fiera.

Una ragione in più, per me, per essere quantomeno curiosa della scoperta di questo nuovo mondo così diverso e così tanto avanzato rispetto al nostro.

Un mondo intero su una sola barca!

Ritornando sulla barca, almeno per un altro po’, con la fantasia, ricordo di aver incontrato ed ascoltato i più diversi accenti mai sentiti prima: da quello spagnolo al portoghese, dal greco all’americano, fino ad arrivare ad altre lingue che non ho avuto la capacità di riconoscere. Ops! Dimenticavo: Cina, Giappone e Corea. Loro, beh! Sono dappertutto! Questo lo penso e lo dico, in senso molto positivo.

Credo che l’innovazione dell’uomo sia anche dovuta a questi interscambi culturali che da sempre ci accompagnano e che da sempre cerchiamo di rendere più accessibili al nostro stile di vita che oramai sembra averci intrappolati quasi tutti dentro ad una gabbia di impegni ed illusioni che ci portano alla realizzazione del lavoro e della proprio vita soltanto fino a che non ci sommergono troppo.

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I norvegesi ed i loro valori.

E’ allora, la città di Oslo, un punto di interscambio perfetto per questa possibilità. Questo credo che i norvegesi lo abbiano capito molto bene!

Sarà forse per questo che il sabato e la domenica li vedevo dirigersi a flotta verso il famoso lago Sognsvann con dei cesti da picnic? Proprio così. Nonostante l’assiduità costante e specifica con cui seguono gli impegni di lavoro, i norvegesi non dimenticano il contatto con la natura, con sé stessi e la famiglia.

Mi è parso di vedere, in davvero rare occasioni, delle persone completamente sole (erano alcune ragazze a spasso con il cane oppure atleti che si allenavano da soli, per forza di cose!) e questo mi ha dato conferma, nei giorni a seguire, del sospetto che era nato in me e cioè che i norvegesi siano molto rispettosi e legati tra di loro.

Tengono sicuramente molto ai rapporti interpersonali e lo fanno con una tale naturalezza che sembra quasi impossibile da credere. Nonostante questo, ho notato che è molto difficile rendersi “vero amico” di un norvegese.

Questo non è un feedback negativo, ma puramente descrittivo. Se, infatti, la temperatura spinge gli abitanti a restare in casa durante le lunghe notti di inverno, a causa del freddo, anche gli abitanti stessi sembrano trattenere con sé un po’ di quella freddezza nel rapportarsi agli stranieri ed ai visitatori.

Con questo non sto negando loro né gentilezza e né disponibilità, ma, come in “ogni piccolo mondo”, è possibile trovare una commessa che risponda in maniera fredda alla richiesta di fare una telefonata urgente perché ti si è rotto il telefono (così come è, purtroppo, successo a me). Ciò non vuole dire che di tutta l’erba possiamo farne un fascio.

Considerazioni personali sulla Norvegia.

La mia esperienza in Norvegia resta comunque indimenticabile, anche se sento, dentro di me, che le cose più belle sono ancora da vedere e spero di poter considerare questo mio viaggio come il primo di una lunga serie, oppure il primo da cui possa nascere un legame profondo con questa meravigliosa terra che già i miei antenati avevano reso nobile.

E’ una città che mi manca tantissimo e a cui è facile abituarsi.

La cosa più brutta da fare prima di andare via?

Guardare il mare. Immaginare che si stia lasciando questa terra e che, esattamente come i mari che più conosco e che bagnano le rive dell’Italia, anche questo è fatto di acqua salata, ma che però non si potrà più vedere, almeno per un po’, è la sensazione più triste che accompagna il viaggio di ritorno.

Prima di partire ho ricevuto volentieri il resto da una commessa che mi ha dato il biglietto di ritorno del treno in corone norvegesi. E’ stato un gesto quasi scaramantico, come a voler quasi “obbligare” me stessa a tornare per poter utilizzare ancora queste simpatiche monete. Le trattengo ancora con me e mi piace pensare che mi portino un po’ fortuna.

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