Il grido di Ginevra per i Blu
Una folla che calpesta la terra secca. Il viso si solleva in una nuvola di polvere. Il sole di un pomeriggio d'estate colpisce i berretti, abbaglia gli occhiali da sole scuri, si imbatte nella pelle. Ma il forte calore non fa paura. La folla resterà lì per due ore intere. 90 minuti di calcio, 30 minuti al chiosco. I tifosi, vestiti da galli o avvolti da una bandiera blu, bianca e rossa, si ammassano all'Arena di Ginevra, la più grande della Svizzera. Oggi si giocano gli ottavi di finale della coppa del mondo tra Argentina e Francia.
Il nostro couchsurfer Valentin, Meriem, Claire ed io arriviamo in fila davanti all'ingresso, controlli di sicurezza obbligatori, quando iniziamo a sentire la Marsigliese. I tifosi all'interno cantano a squarciagola, nella coda qualcuno mormora timidamente le parole.
Una volta entrati ci troviamo di fronte al viso gigante di Mbappé su uno schermo di 50 mq. Facciamo il giro sperando di trovare una zona all'ombra davanti a una delle quattro facce di questo schermo cubico. Sono le 16.00 e il sole inonda l'atmosfera.
Meriem indica i gradini VIP. Ci infiliamo tra i tifosi che hanno avuto la nostra stessa idea: ci sediamo sui gradini in tribuna, all'ombra. Lì delle donne ben vestite e degli uomini in polo sorseggiano dello champagne ghiacciato e fumano sigari. Li osservo e noto che sono piuttosto tranquilli rispetto alla folla che impazzisce al minimo movimento dei giocatori.
Forse perché sono svizzeri e sono venuti solo per trascorrere un pomeriggio piacevole mentre per i francesi, con i colori della bandiera sui vestiti e sugli occhi, guardare questa partita è un dovere patriottico. I francesi di Ginevra costituiscono la comunità più importante dopo quella dei portoghesi. E quando veniamo a conoscenza che due ginevrini su tre non sono svizzeri ci rendiamo conto dell'importanza di questa comunità. Ci fanno "gentilmente" spostare dalla tribuna VIP e raggiungiamo la zona dei francesi vicino al chiosco.
Gli occhi sono incollati agli schermi, i muscoli tesi, l'aria inquieta. Poi, arriva il primo goal. Le braccia si alzano verso il cielo accompagnate da un forte grido, la birra sborda dai bicchieri e rinfresca la pelle. Uno dei tifosi comincia a urlare: "Chi non salta un francese non è!".
Poi, secondo goal. La Marsigliese risuona nell'Arena e la sicurezza rende i francesi un po' arroganti: "Dove sono, dove sono gli argentini?!" Per ogni goal, un nuovo inno accoglie tutti nel sentimento nazionale e nel colore che ci unisce: il blu.
Nel bel mezzo delle grida di gioia di un giovane ed estatico patriottismo, io provo tanta voglia di gridare alla mia nazione. In Svizzera, i francesi e i tedeschi, soprattutto nelle zone di frontiera come Ginevra, sono considerati da alcuni come ladri di lavoro. Abbiamo una buona istruzione e costiamo meno dei locali. A volte, quasi nulla. Noi stagisti guadagniamo 500 franchi al mese (circa 465 euro), quando il salario minimo è stato quasi votato a 25 euro (e gli svizzeri hanno rifiutato perché avevano paura di far abbassare gli stipendi!) Soprattutto i frontalieri, che vivono facendo la spesa dal lato francese della frontiera e non partecipano alla crescita del paese che li accoglie 8 ore al giorno.
In Arena, sotto l'immagine di Griezmann e di Mbappé, i francesi ritrovano la loro fierezza, un valore che qui qualche volta viene dimenticato. Si torna dalla partita con il sorriso sulle labbra, la bandiera dritta e sollevata in aria. Nell'Arena di Ginevra si gioca più di una partita di calcio.
Galleria foto
Contenuto disponibile in altre lingue
- Français: Le cri de Genève pour les Bleus
- Español: El grito de Ginebra a favor de los azules
Lascia un commento riguardo questo luogo!
Conosci Arena di Ginevra ? Condividi la tua opinione su questo luogo.