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Una giornata a Copenhagen


L'organizzazione del viaggio 

Dovendo partire dall'aeroporto Kastrup, a Copenhagen, e non avendo avuto l'occasione di visitare la città durante i quattro mesi di Erasmus, mi è sembrato una buona idea quella di lasciare Odense il giorno prima del volo per poter visitare la capitale con calma.

La mia negativa esperienza in Inghilterra mi ha resa più attenta ad alcuni dettagli organizzativi come le tempistiche. Due anni fa, lasciando Bath, decisi di dedicare la mattinata a visitare Londra per raggiungere l'aeroporto di London Stansted un'ora prima del volo: nonostante la mia accurata pianificazione del tour, alcuni piccoli imprevisti hanno messo a rischio il ritorno a casa secondo le mie previsioni. Visitare Londra è stato certamente una bella esperienza ma, ricordando tutto lo stress che ho passato nel raggiungere l'aeroporto, ammetto che non lo rifarei nella stessa maniera.

Tornando a noi, per la sosta a Copenhagen mi sono accertata di avere abbastanza tempo per una passeggiata nel centro della città e per concludere il mio viaggio serenamente. Ho optato, dunque, per passare la notte in un ostello e per circa 10 euro mi sono prenotata un letto presso Urban Hostel Copenhagen, situato nei dintorni della stazione centrale della capitale danese. Ero un po' indecisa se fosse opportuno passare, da sola, una notte in una città che non conoscevo affatto ma dopo avere valutato bene le altre opzioni (tra cui quella di partire la mattina ad un orario improbabile, prendere il taxi e poi il treno, rischiando comunque di perdere l'aereo, pagando di più e non avendo minimamente il tempo per dare uno sguardo alla città), mi sono convinta e ho seguito il mio spirito avventuriero. 

La sosta a Copenhagen non ha richiesto importanti pianificazioni: prenotata la camera su Booking.com, acquistato il biglietto del treno e organizzato un breve tour della città a piedi, dovevo soltanto pensare a come raggiungere l'aeroporto una volta lasciato l'ostello il giorno successivo. Raggiungere Kastrup dal centro della città è possibile sia tramite la metro che tramite gli autobus, non richiede un viaggio ecessivamente lungo e di conseguenza neanche spese ingenti ma bisogna comunque pensare in tempo al percorso da seguire per arrivare a destinazione un'ora o due prima dell'imbarco passeggeri. 

Arrivata a Copenhagen 

La sosta nella capitale mi ha permesso dunque di lasciare Odense con calma: il viaggio in treno fu molto tranquillo e nelle vicinanze della mia destinazione il paesaggio stava cambiando per trasformarsi in un scenario che non avevo avuto occasione di vedere in precedenza: ho visto, per la prima volta, le città danesi interamente coperte da uno strato di neve fresca. Dal finestrino del treno, lo spettacolo era molto bello ma una volta arrivata a destinazione la nevicata si era fermata e lo strato sottile di neve si stava trasformando in acqua. 

Appena giunta nella stazione centrale di Copenhagen il prossimo step era quello di trovare l'ostello e lasciare la valigia. Premetto che non avevo minimamente idea di come le cose funzionassero in tale posto quindi, trovato l'edificio grazie all'inestimabile aiuto di Google maps, ho cercato di capire come fosse organizzato l'ostello e dove potessi lasciare la valigia. 

L'Urban Hostel è stata una bella sorpresa: molto accogliente, staff cordiale, stile moderno, ambiente pulito e tranquillo e provvisto di ogni servizio di cui un turista possa avere bisogno. C'era inoltre una camera interamente dedicata ad un momento di relax, dalle pareti colorate e munito solamenti di due o tre megacuscini in cui si poteva sprofondare, un angolo aperto ma allo stesso tempo molto intimo e tranquillo. C'era inoltre una sala per passare il tempo intrattenendosi con dei giochi da tavola o leggendo qualche libro che la piccola libreria poneva a disposizione. Ciò che più mi è piaciuto, tuttavia, è la cucina provvista di qualsiasi cosa e la sala da pranzo, dalle moderne luci soffuse che rendevano l'atmosfera ospitale e confortevole

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Dopo aver compiuto una breve esplorazione del luogo, mi sono resa conto che non c'erano posti dove potessi lasciare la valigia: l'ostello era provvisto di armadietti a pagamento ma erano tutti occupati e attendere in fila mi avrebbe fatto perdere molto tempo. Nella ricerca di una soluzione, ho trovato un sito che offriva questo servizio che mi ha permesso di lasciare la valigia presso uno dei ristoranti che si trovavano nei dintorni della stazione, prenotando attraverso il pagamento online di soli 5 euro (per una durata di un giorno intero). 

La città in quattro tappe 

1. Il mercatino Torvehallerne 

Essendomi avviata intorno all'ora di pranzo, ho impostato come punto di destinazione il mercatino di prodotti freschi Torvehallerne. Nonostante ci fosse la disponibilità di utilizzare i mezzi di trasporto ho pensato fosse più interessante andarci a piedi, esplorando nello stesso tempo anche alcune parti della città. Per raggiungere il mercatino sono passato attraverso un bellissimo parco che circondava un laghetto: il paesaggio era molto bello in quanto la neve, appena caduta, risaltava la natura e l'arte che si univa ad essa. 

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Torvehallerne è un posto che offre moltissime specialità danesi: pesce fresco, prodotti dolciari, formaggi, polpette danesi, vini, preparati per il glogg, fiori, frutta e verdura.. e ogni altra specialità danese e non a cui si possa pensare. Il mercatino è composto da due strutture moderne, completamente in vetro, che lo rende particolarmente invitante nei freddi pomeriggi d'inverno (non troppo inoltrato però perchè come in tutto il paese, "le serrande vengono abbassate" dopo le 18/19). Nel periodo natalizio il posto si colora di verde grazie alla presenza di piante ed alberi di Natale pronti a decorare le case danesi. 

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Essendo una sostenitrice delle specialità locali ho deciso di provare le Frikadeller, in quanto mi sembravano abbastanza comode da mangiare in piedi, (il posto è piuttosto affollato e non è propriamente un "locale" pur potendo consumare un pasto in tranquillità) non troppo costose, ed erano una specialità danese molto diffusa. Pur avendole precedentemente già assaggiate, ero curiosa di conoscere la versione di Copenhagen e per pranzare in un posto meno confusionario mi sono fermata presso un panificio che ho trovato nei paraggi: lì si vendevano, come si usa fare in Danimarca, tanti tipi di "pagnottine" che venivano servite calde con del burro sopra. 

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2. Il Palazzo di Amalienborg

Dopo pranzo, per combattere la sensazione di sonnolenza e stanchezza ho pensato di proseguire nel mio tour e mi sono avviata per le vie centrali della capitale. Anche fare una semplice passeggiata può essere molto piacevole e ho ammirato da lontano le bellezze della città: ho incontrato antiche librerie, negozi di marchi mondiali molto rari, chioschi di street food danese e spettacolari monumenti. 

Mi sono fermata in particolare presso una libreria che conservava libri antichi e ricercati, una cartina geografica della Danimarca che ho trovato molto interessante, e altre curiosità che hanno catturato la mia attenzione come un libro storico in rumeno, o un libro sulla famosa flora danica. Il posto era inoltre molto grande e fornito, in cui potevi continuare come in un labirinto. 

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Lungo la mia strada il posto più bello, presso cui mi sono fermata, è stato il Palazzo di Amalienborg, residenza della famiglia reale danese: in realtà si tratta di un insieme di quattro palazzi ma la Chiesa che fa parte di questo complesso è l'edificio che ha attirato il mio sguardo e che ho deciso di visitare.

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Essa è conosciuta come Frederiks Kirke o la Chiesa di marmo: il contrasto tra il bianco della pietra e il colore verde della cupola crea un effetto esteticamente molto bello, e i dettagli dorati completano la solenne poesia di colori. Al centro della piazza di Amalienborg si erge la statua di Federico V, quasi stesse lì per conservare e proteggere lo spirito della nazione intera insieme alle guardie del palazzo (simili a quelle inglesi). 

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3. Il Designmuseum 

La terza tappa di cui vorrei parlarvi è il museo nazionale del design danese. La decisione per cui ho scelto la Danimarca come prima destinazione ha molto a che vedere con il design danese, molto famoso adesso ma che ha una storia consolidata. L'università danese SDU, che era anche la mia università ospitante, ne è un esempio così come biblioteca nazionale di Copenhagen o quella di Arhus. 

Ad Odense ho avuto l'occasione di partecipare ad un evento Sofar (per chi non sapesse cosa è, racommando fortemente di fare una ricerca su internet), che si era svolto in un adorabile negozio di sedie, personaggio principale del museo in questione. Un altro fatto che attesta l'importanza del design nella vita danese è la conoscenza fatta presso il corso di bachata con un ragazzo specializzato nella realizzazione di modelli di sedie. 

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Mostra delle sedie

Accedervi non è stato difficile, in quanto per gli studenti l'ingresso era gratuito ma ciò che mi ha un po' deluso è forse la modernità un po' "datata" rispetto agli altri posti che ho visitato in Danimarca: una migliore manutenzione avrebbe potuto valorizzare meglio l'edificio e l'arte che esso conserva. 

Per il resto le mostre sono deliziose ed è facile perdersi tra i colori, le forme e le varie curiosità: il bello del design è che riguarda il bello nelle sue molteplici manifestazioni, toccando più ambiti. Ciò che mi ha impressionato sono le ceramiche con la flora danica, la mostra delle lampade, il design nell'ambito urbanistico, i manifesti politici (che purtroppo ho compreso solo a metà..) e la mostra delle sedie (per me le sedie sono un po' tutte uguali ma straordinario era il modo in cui l'arte era organizzata, la cui descrizione stava su una tavoletta di legno da estrarre come un cassetto). 

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4. La sirenetta 

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L'ultima tappa del mio tour è La sirenetta, non perchè essa sia un must assoluto, infatti se avete visto le foto, dal vivo la statua non aggiunge molto, ma perchè essa mi ha mostrato il lato più vero di Copenhagen, quello dell'arte ma anche del mare, dei viaggi e le esplorazioni, del waterfront e delle storiche zone industriali. La sera stava scendendo e le invasive attività in quel momento della giornata escono in evidenza modificando l'atmosfera che la statuta avrebbe senza tale immagine di sottofondo. 

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La sirenetta è la meta ultima del mio viaggio in Danimarca ma anche, allo stesso tempo, il punto di inizio: essa mi riporta inevitabilmente alla città di Odense, dove è avvenuta la creazione di tale personaggio e dove ebbe inizio la mia avventura. Essa è una parte della storia danese, in quanto legata alla famiglia Carlsberg e alla cultura marittima del paese: la statua da infatti il benvenuto alle navi che arrivano nel porto di Copenhagen. 

Per chi volesse vederla di sera, bisogna sapere che la strada da fare dal Museo del design non è molto breve e neanche molto ben illuminata, e forse la cosa migliore è visitarla di giorno. Sulla via per arrivarci vi è un parco, Langelinie Park, bellissimo di giorno ma poco illuminato di sera, e una magnifica scalinata che porta ad una statua altrettanto bella. 

Finita la mia passeggiata al mare, mi sono sentita parecchio sollevata quando ho raggiunto le luci della città, che con i suoi profumi, la sua musica e i suoi visi sorridenti mi ha ridato un po' di conforto. Ho pensato dunque di addolcire la serata assaggiando il waffle on stick, ovvero un simpatico waffle posto verticalmente su un bastoncino molto buono e non eccessivamente costoso per essere street food. Si trovano ovunque ma il miglior posto dove acquistarli è sicuramente vicino al porto Nyhavn (quello con gli edifici tutti colorati), dove durante il periodo natalizio sono situati i mercatini di natale, con specialità danesi come il glogg. 

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Per concludere..

La mia visita a Copenhagen si avvicina verso la fine e data la possibilità di cenare in un ambiente piacevole come era quello dell'ostello, la mia cena è stata una deliziosa, quanto curiosa, insalata pronta condita con pollo e pesto (da quello che ricordo), acquistata presso un Netto trovato nei paraggi. Un pasto che non avevo mai provato prima e soprattutto comodo e veloce, che mi ha permesso di arrivare in tempo per ritirare la valigia e, soprattutto, visitare la cucina dell'ostello: lì avevi la possibilità di conservare i tuoi alimenti, di cucinarli come e quando volevi (ad eccezione delle ore notturne, durante le quali essa era chiusa fino alle sette del mattino) grazie agli utensili di ogni tipo e alla disponibilità di ingredienti che venivano lasciati dai precedenti turisti e che dunque erano free per tutti quanti. 

Alloggiare in un ostello ha i suoi lati positivi e negativi ma per chi è giovane e di passaggio le scomodità possono diventare delle cose interessanti e nuove esperienze, come la cucina condivisa con degli estranei! La notte è passata, tra porte che si aprivano e le alte temperature: la camera era piuttosta comoda e pulita e lo stile moderno lo rendevano un posto accogliente. Le persone che ho incontrato erano molto cordiali e non ho avuto brutte esperienze a questo proposito: anche condividere il bagno è stato molto facile e provvisto di servizi sufficientemente buoni (contando che più di cinque persone vi erano passate prima di me).  


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