I matrimoni balinesi
La mia esperienza con i matrimoni balinesi
Durante il periodo in cui ho fatto volontariato a Bali (vi rimando al blog in cui ne parlo “Volontariato a Bali”), ho fatto diverse cose piuttosto particolari, ho viaggiato versi posti magnifici ed assurdi, dormito in situazioni poco confortevoli, nuotato con le mante e fatto surf, liberato migliaia di tartarughe sulla spiaggia, visto alcuni dei tramonti più belli della mia vita, conosciuto persone interessanti e simpaticissime, e partecipato a ben due matrimoni tradizionali balinesi.
La cosa che fa ancora più ridere è che in Italia non sono mai stata ad un matrimonio (anzi ad uno solo, ma ero troppo piccola per ricordarmelo), mentre sono stata damigella ad un matrimonio rumeno ed ho partecipato come semplice invitata a due matrimoni balinesi.
Il primo si tenne durante la mia seconda settimana a Bali. Si sarebbe sposata una delle amiche di Rima, la ragazza dell’associazione con la quale stavo facendo volontariato che pensò che fosse perfettamente normale invitare me e le altre volontarie del progetto.
A tutte noi sembrava una follia invitare al proprio matrimonio delle perfette sconosciute, ma nel corso delle settimane avrei capito che anche quell’atto rientrava nel modo di fare e nelle usanze dei balinesi. Infatti, per loro non è affatto inusuale invitare a cena, al ristorante a casa, offrirsi di accompagnarti ovunque sull’isola, di farti da guida, di prepararti la colazione o di prestarti i propri vestiti. La stranezza di tutto ciò stava proprio nel fatto che tante volte i balinesi e le balinesi ci rivolgevano questo tipo di inviti senza conoscerci affatto. Devo dire che impiegai alcuni giorni a farci l’abitudine, ma poi capii che i balinesi erano semplicemente gentili. Basandomi sulla mia esperienza personale, non hanno mai cattive intenzioni e, se ti rivolgono un’offerta, lo fanno solo perché pensano che possa essere gradita.
Anche i matrimoni, quindi, rientravano in questa interminabile lista di inviti che non si potevano rifiutare, e che di fatto non volevamo rifiutare.
Per prepararci nel migliore dei modi all’evento sapevamo che avremmo dovuto indossare gli abiti tradizionali balinesi, che le donne utilizzano in occasioni particolari e durante le cerimonie religiose. L’abito, che si chiama kebaya, è costituito da una lunga gonna di tessuto, che può essere a tinta unita o decorata con colori sgargianti, e da una sottile maglia di pizzo, normalmente in tono con la gonna. La parte inferiore e superiore dell’abito, poi, sono unite da una sorta di cintura ricavata da una spessa banda di stoffa.
Ovviamente, nessuna di noi aveva una kebaya in valigia. Per questo decisi di chiedere ad una delle maestre della scuola privata dove insegnavo se potesse prestarmene una. Lei, da perfetta balinese, fu più che felice di aiutarmi, e me ne prestò tre, una per me e le altre per due delle mie amiche. Purtroppo però, nonostante la buona volontà della maestra balinese Ester, quasi tutte le kebaye erano troppo piccole per noi. Io alla fine, seppure terrorizzata dalla possibilità di strapparla, riuscii ad entrare nella più grande delle tre, ma solo nella parte di sopra.
Quindi mi presentai al matrimonio con una bellissima ed aderentissima kebaya di pizzo arancione ed un decisamente poco tradizionale paio di jeans a zampa.
I matrimoni a Bali non hanno nulla a che vedere con quelli italiani (e nemmeno, a quanto ho potuto vedere, con quelli rumeni), né dal punto di vista dell’apparenza, né tantomeno dal punto di vista religioso. Secondo la tradizione balinese, infatti, il matrimonio è una celebrazione che armonizza il mondo spirituale con quello materiale, che definisce lo status sociale, ed attraverso il quale gli sposi entrano ufficialmente a far parte del banjar (villaggio). Inoltre, come ho notato in quelle settimane, per i balinesi il matrimonio è quasi un obbligo sociale, perché strettamente legato alla tradizione.
Prima del matrimonio la tradizione vuole che sia l’uomo ad andare a casa della futura sposa per chiederne la mano. Dopo, il padre è tenuto a decidere se acconsentire alla richiesta o meno, dopo essersi consultato con il resto del villaggio.
La durata ed anche le dimensioni del matrimonio vero e proprio dipendono dalla disponibilità finanziaria della famiglia. Il primo dei due matrimoni a cui partecipai fu un matrimonio molto semplice e sobrio, con pochi invitati e del cibo modesto. Inoltre, come voleva la tradizione, il primo matrimonio si tenne a casa dello sposo. Vennero montati dei tendoni nel cortile e, sotto di essi, apparecchiate delle tavolate rotonde. Vicino ai tavoli si trovavano i vassoi contenenti il cibo, ai quali cisacuno poteva attingere secondo i propri gusti e la propria fame.
Il che la fa da padrone ad ogni celebrazione balinese è senza alcun dubbio il babi gulin: si tratta di maiale (babi significa maiale), cucinato al forno. Ogni sua parte viene cucinata e servita, accompagnata da riso, verdure e salse piccanti. Oltre al babi guling nei buffet dei matrimoni si trova ovviamente altro riso (che è usato per accompagnare qualunque cosa), diverse varietà di verdure, pollo e certe volte del pesce. Tutto lo spazio che non è occupato dal cibo è ricolmo di offerte agli dei, costituite prevalentemente da frutta e fiori.
Nei matrimoni balinesi non esiste la tradizione della torta nuziale. In effetti, a dire la verità i dolci a bali non vanno molto forte. Comunque, di solito vengono serviti assaggi dei dolci più tradizionali, quasi tutti a base di riso zuccherato e appiccicoso (il famoso sticky rice). In alternativa, c’è sempre anche un’altra torta, della quale non ho mai conosciuto il nome, alta ed un po’ gommosa, che normalmente si trova con l’interno di un poco invitante verde evidenziatore.
Una delle cose più particolari dei matrimoni balinesi è l’aspetto degli sposi. Infatti entrambi indossano vistosissimi abiti tradizionali, normalmente sui toni del rosso e dell’oro. Inoltre portano sulla testa dei pesanti copricapo, e la sposa ha alle orecchie dei grossi orecchini pendenti. Come se non bastasse, questo look decisamente poco sobrio è accompagnato da un make up ancora meno sobrio. Anche lo sposo ha gli occhi e le sopracciglia pesantemente truccate, mentre la sua pelle è coperta di fondotinta. Per la sposa vale la stessa cosa, con aggiunta di lunghissime ciglia finte ed acconciature elaborate.
Il proposito è quello di non passare inosservati, di distinguersi da tutti gli altri invitati.
Al primo dei due matrimoni ai quali fui invitata, la festa durò veramente poco: arrivammo intorno alle sette di sera, ci sedemmo nel tavolo che ci era stato destinato, mangiammo e, dopo aver salutato gli sposi, ce ne andammo. Tutto l’evento non ci prese più di due ore.
L’altro matrimonio fu decisamente più lungo e sfarzoso. Si tenne nel nord di Bali, vicino alla città di Singaraja, della quale gli sposi erano originari. Appartenendo a due famiglie molto benestanti ed in vista nella città, i due avevano deciso di organizzare a festa nel giardino di un grande hotel di lusso. I banchetti che ospitavano il bouffet erano ordinatamente distribuiti intorno alla piscina, mentre il prato era occupato dai tavoli circolari dove sedevano gli invitati.
Questo matrimonio fu decisamente più “occidentale”, con tanto di musica dal vivo e conclusione della festa con balli di gruppo. Il cibo invece era decisamente balinese, con il babi guling più buono che ho mangiato durante tutta la permanenza a Bali. In più in delle grosse ciotole accanto a quelle del cibo si trovava una bevanda a base di acqua di cocco, zucchero, limone e cocco fresco che sto ancora cercando di riprodurre (ma purtroppo manca del tutto la materia prima).
Entrambi i matrimoni, seppure molto diversi, sono stati un’ottima occasione per conoscere ancora più in profondità le magnifiche tradizioni balinesi e, se ricevessi un altro invito, di certo non lo rifiuterei!
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