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Una passeggiata sull'arcobaleno di Aarhus

Pubblicato da flag-ro Ana Maria Soare — 4 anni fa

0 Tags: flag-dk Esperienze Erasmus Aarhus, Aarhus, Danimarca


Perché visitare Aarhus

Se volete visitare una città danese e non sapete quale città scegliere vi consiglio di pensare ad una gita ad Aarhus. Capitale europea della cultura nel 2017 e seconda città più grande della Danimarca, essa ospita moltissime attrazioni di vario genere: tantissimi musei, chiese, un parco divertimenti, giardini botanici ed altro, posti in media facilmente accessibili.

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Dopo aver sentito parlare molto bene della città e considerando la sua importanza tra le grandi città danesi e le innumerevoli attività e luoghi tra cui potevo scegliere nella pianificazione della mia giornata da turista, tale scelta mi è risultata molto facile. Aarhus dista un'ora di treno da Odense ed è possibile organizzare un tour della città senza prendere i mezzi e senza dover acquistare l'Aarhus Card, la quale ha un costo abbastanza elevato ed in una giornata non sarebbe possibile visitare tutte le attrazioni che essa pone a disposizione. Per circa quaranta euro possiamo entrare in più di venticinque posti turistici ma calcolando che l'ingresso in media sta sui dieci euro e che in una giornata sarebbe difficile visitare più di tre luoghi (solo il museo Aros richiede in media due/tre ore per la visita di tutte le sue mostre), comprarla per un giorno, a mio avviso, non conviene.

Cosa vedere ad Aarhus

Personalmente, ho scelto di andare in più posti diversi tra loro, senza concentrarmi solo su una tipologia di attrazione turistica. La mia prima scelta è stata dunque il museo Aros, che mi è stato consigliato più volte da molte persone e che rappresenta un novità per la sua struttura a forma di arcobaleno posto sul tetto del museo, da dove si può ammirare la città a 360°. La mia seconda scelta è stato il giardino botanico della città, sia perchè non avevo mai visitato un giardino botanico ma anche perchè esso era vicino ad alte attrazioni, come Den gamle by, ovvero il vecchio villaggio danese, ed era facilmente raggiungibile a piedi dalla stazione. Considerando l'importanza che le università hanno per i cittadini dei paesi nordici, caratteristica anche della città inglese di Bath, ho optato per una visita al Campus universitario della città. Questo step mi ha aiutato a fare un paragone tra le due città, Aarhus e Odense, e ad avere una prospettiva diversa sulle città danesi. La mia ultima tappa è stata la biblioteca di Aarhus, dal nome particolare, Dokk1, definito da Google Maps più centro culturale che biblioteca, e situato presso il porto della città. Il tour si è concluso con una passeggiata nel centro della città, ammirando da fuori gli altri punti d'interesse che non ho potuto visitare e le stradine interne ampiamente decorate.

La città in quattro step

Il giardino botanico

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Essendo partita alle sei del mattino, alle sette ero già arrivata nella città di Aarhus: ho potuto dunque vedere la città alle prime ore dell'alba e il museo di Aros mi ha accolto con il suo magnifico arcobaleno illuminato. Mi sono subito avviata verso il giardino botanico, che stava leggermente fuori città: l'area verde che lo circonda, con i suoi prati estremamente curati, il suo ruscello e le opere d'arte, brillava sotto i raggi di sole mattutino e dava una sensazione di freschezza ma anche di calore, ordine e tranquillità. Tale posto si contrapponeva a tutto ciò che la città, essendo anche più grande di quella di Odense, rappresentava tra negozi, luci di Natale, attività portuali e traffico urbano.

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Prima di arrivare sul posto mi sono fermata per fare colazione presso uno dei pochi bar aperti a quell'ora, il cui interno era tipicamente scandinavo: pellicce (probabilmente ecologiche) come coprisedili, legno rustico sul pavimento, ampie finestre e decorazioni naturali per riempire gli spazi luminosi. Essendo Dicembre, ho scelto di assaggiare il tè natalizio accomagnandolo con un cornetto semplice, che ho consumato ammirando la città di Aarhus. In tale locale ho anche avuto l'opportunità di assaggiare i Pebbernodder, piccoli biscottini natalizi tondi alle spezie che si preparano in Danimarca e generosamente offerti dal posto per i tanti turisti curiosi. Quello che ho apprezzato del posto sono state le bellissime cartoline che raffiguravano la città e il piatto decorato in cui mi è stato servito il cornetto.

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Dopo avere finito la mia colazione, mi sono diretta verso il giardino botanico che avrebbe aperto a breve (8:30), godendomi la passeggiata nel parco che lo circondava. Arrivarci non è stato difficile, e prima di entrare mi sono fermata due minuti sulla collina che ospitava il giardino, da cui si poteva ammirare la città dall'alto.

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Accanto alla moderna struttura a "palloncino", completamente in vetro, vi si trovava un antico mulino a vento, che faceva parte del complesso storico Den Gamle By, situato nei paraggi. Per arrivare all'entrata ho attraversato anche una mostra di piante all'aperto, temporaneamente ridotta dalle fredde temperature ma comunque molto bella, scalando i massi posti per dividere le piante.

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L'ingresso nel giardino botanico era gratuito e il tour è durato circa due ore: tra piante carnivori, cactus e ninfee, il mondo naturale mi ha mostrato i suoi segreti, nelle sue molteplici forme e colori. Ho attraversato deserti sabbiosi e pietrosi, paesaggi mediterranei e foreste tropicali, grazie ai brevi video descrittivi ho scoperto per esempio i molteplici usi dell'aloe o come veniva prodotta la cannella come la conosciamo, e ho visto dal vivo frutti e fiori che probabilmente non avrei avuto altra possilità di vedere dal vivo. All'interno della sezione tropicale vi era una scala in legno per raggiungere una piattaforma dalla quale si poteva guardare la mini-foresta dall'alto e prendersi un attimo di riposo in mezzo alla natura.

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All'uscita si ha la possibilità di pranzare nella bellissima struttura, ben illuminata e immersa nel verde o salire al primo piano per prendersi una pausa e consumando il pranzo portato da casa. Anche lì, si poteva visitare una piccola mostra, costituita da delicati gessi che riproducevano le forme e i dettagli di numerosi fiori e foglie.

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Il campus universitario di Aarhus

Conclusa la mia visita al giardino botanico, mi sono inoltrata verso la mia seconda tappa: avevo infatti deciso di passare la seconda parte del mattino lì per vedere l'architettura dell'università alla luce del sole matutino, per provare la mensa dell'università (che sapevo non mi avrebbe deluso, avendo in mente quella di Odense) e per visitare le mostre che l'Università offriva. Visitare un'università è sempre, a mio avviso, una cosa interessante, perchè dice molto sulla cultura di un paese e di una città.

Il campus universitario, da quello che io ho scoperto, aveva al suo interno ben due musei: uno a pagamento e uno free entry. Siccome l'altro museo era più prettamente scientifico, ho optato per quello ad entrata gratuita che custodiva mostre generiche sulle scienze naturali. Il museo era diviso in quattro o cinque piani: una breve sezione nella parte inferiore dell'edficio che mostrava varie specie animali, il primo piano con i suoi gadget e vari prodotto in vendita (da lì ho acquistato una bellissima pietra naturale bianca con delle venature dorate), il primo piano con la mostra temporanea su un esploratore danese e i suoi viaggi sul mare, un piano con l'esposizione di erbolari, insetti e altri elementi simili e delle riproduzioni di vari animali selvaggi e, se non sbaglio, un ultimo piano che conservava una mostra di scheletri di uccelli.

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La mostra sull'esploratore Troels Klovedal e le sue innumerevoli avventure sul mare è quella che mi ha affascinato più di tutte le altre mostre che ho visitato ad Aarhus: la passione per il mare, la poesia, l'arte e l'incredibile vita che egli ha vissuto venivano narrate attraverso brevi racconti che scandivano l'esposizione, insieme alle parole del pioniere e a video coinvolgenti, capaci di far rivivere allo spettatore le navigazioni della Nordkaperen.

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La mostra conteneva anche opere d'arte, provenienti da tutto il mondo, e all'interno della sala vi era posta una barca da esplorazione, simile alla Nordkaperen usata da Troels, dove si poteva vivere quella che poteva essere una vita sul mare, in continuo viaggio verso terre straniere. La mostra offriva anche la possibilità di visualizzare un breve filmato, in una sezione in cui era allestito un mini-cinema, per scoprire meglio i paesaggi naturali danesi.

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Il campus di Aarhus è molto diverso da quello di Odense: secondo Wikipedia esso "ricoprirebbe gran parte della parte alta della città", ed è composto da molti edifici, anche parecchio distanziati tra di loro, che ricoprono una vasta area. Alcuni di questi edifici "entrano" nello spazio urbano della città, accanto a condomini abitati dai cittadini, in uno spazio di continuazione tra città e campus universitario. Nonostante le frequenti indicazioni è un po' difficile capire quando si è effettivamente nel campus universitario, essendo abituati a quello della SDU o al campus delLa Sapienza di Roma, separati dalla città (La Sapienza) e dagli alloggi universitari (SDU).

Le strutture sono degli edifici dal design classico scandinavo, molto semplici e compatti, ricoperti parzialmente da piante rampicanti ma conservati adeguatamente. Il design è tuttavia molto diverso dallo stile moderno che caratterizza la SDU, il che è dovuto alla sua recente costruzione rispetto all'università di Aarhus, nata una settantina di anni prima. La cosa particolare di quell'area è forse l'immensa distesa di prato su cui si trovano gli edifici e la presenza di zone collinose, mentre la SDU è situata ai margini di aree boschive. Inoltre, come ho già detto in altri post, la SDU ha la caratteristica di essere per la maggior parte un unico edificio che si estende all'inifinito, mentre qui la distribuzione delle strutture è totalmente diversa.

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Una volta finito di girare il Naturhistorisk Museum, ho deciso di provare la canteen universitaria. Trovarla è stato abbastanza difficile in realtà, nonostante le indicazioni che mi sono state date: da quello che ho capito ci sono delle canteen in quasi tutte le facoltà, o perlomeno le più importanti, mentre nella SDU ci sono due mense universitarie. Una volta trovata, sono rimasta sorpresa sia dai prezzi molto bassi che dall'ampia scelta: nonostante ciò, non sapendo esattamente di cosa si trattava per alcuni piatti (come si mangiassero o che cosa contenessero), ho scelto un panino molto invitante con carne (probabilmente arrosto, magro), insalata e con una salsa particolare che non ho saputo identificare. Ho scelto poi anche il dolce, vista l'ampia scelta di torte, le quali m'ispiravano una buona cucina e che comunque sembravano essere dolci tipicamente danesi, non le solite ciambelle preconfezionate. Ciò che mi è piaciuto meno è probabilmente la mensa stessa, nella quale si mostravano le antiche origini dell'università, nonostante fosse un luogo estremamente pulito e gestito da persone gentili.

Aros Museum

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La terza tappa fu quella del museo, innanzitutto per una questione di tempistiche: il museo chiudeva verso le 17:00/18:00 e non sapevo esattamente quanto ci avrei messo per vedere tutte le mostre. Il museo ospita generalmente molte mostre nello stesso periodo di tempo, una per ogni piano, e al momento della mia visita le mostre erano circa cinque, a cui bisogna aggiungere la passeggiata sulla piattaforma policroma.

L'entrata è costata 100 corone danesi, ovvero più o meno 13 euro, ma personalmente credo che sono soldi ben spesi data la quantità e qualità delle cose da vedere e la bellissima struttura. Mi sono particolarmente paciute la mostra sul rapporto tra uomo e natura e la mostra sul concetto di casa, in inglese "home", in cui gli artisti avevano espresso attraverso l'arte quello che era per loro tale concetto astratto ma strettamente collegato alla loro identità.

Nella prima vi erano numerose opere di artisti danesi e alcune che immortalavano paesaggi naturali del paese (molte delle quali raffiguravano la città di Aarhus!), mostra che conteneva inoltre alcune opere di Francisco Goya, ognuna della quali corrispondeva a dei proverbi.

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Per quanto riguarda la mostra "Far from home", mi è rimasto particolarmente impressa l'esposizione di Jani Leinonen, "Anything helps", che ha quasi la forma di un esperimento sociale: l'artista ha collezionato i cartoncini che alcuni senzatetto, provenienti da ogni angolo del mondo, avevano utilizzato per presentare loro stessi e la loro condizione di povertà. La mostra contiene varie altre opere d'arte interessanti che toccano numerosi temi sociali e politici, lasciando un segno nello spettatore e portandolo a rifettere sul loro significato.

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Un'opera di tipo diverso è invece "Tempus circularis fagus sylvatica", dove l'artista ha voluto immortalare lo scorrere del tempo e le trasformazioni che esso provoca: l'albero è stato ricostruito con lastre di vetro contenenti rami dello stesso, ma in mesi diversi dell'anno. Ramo dopo ramo, viene fotografata la ciclicità della vita in una magnifica rappresentazione della natura.

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Per concludere, credo che soltanto una volta nella vita vi può capitare di attraversare l'arcobaleno e vedere una città dall'alto attraverso molteplici sfumature di colori: ad Aros si può e la vista è spettacolare.

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Dokk1

La visita al museo è durata quanto previsto e dato l'orario tardo mi sono avviata verso l'uscita: uno sguardo veloce al negozio dei gadget e il sole nel frattempo era tramontato. La mia prossima tappa era la biblioteca della città, e la strada per raggiungere la sua posizione mi aveva fatto attraversare la città e raggiungere le sponde del mare: lì, ad un orario diverso, avrei potuto probabilmente farmi una passeggiata sul lungomare e andare a vedere le opere d'arte, le sculture e le bellissime architetture, ma il buio non me lo ha permesso così mi sono diretta verso l'interno dell'edificio.

Da lontano, l'edificio si staglia sulla città e sul mare: esso è più di una biblioteca, un punto di incontro della comunità, un luogo dove si può dare vita ad uno spazio prettamente politico. Questo, insieme ad altre bellissime strutture visitate ed apprezzate per il loro stile architettonico effettivamente spettacolari, danno forma al nuovo water front urbano.

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Il posto rappresenta un progetto che vale la pena di essere conosciuto, ammirato e i suoi risultati studiati adeguatamente per l'esportazione di un modello che può migliorare le forme di democrazia di altri paesi o città.

La città

Nonostante il posto nascondeva sicuramente altre sorprese, oltre ad un breve sguardo ai libri presenti non mi sono soffermata ulteriormente e dopo una quarantina di minuti mi sono avviata verso la stazione. Ovviamente avevo intenzione di visitare brevemente anche la città ed ho scoperto un delizioso centro urbano, con la sua famosa cattedrale, il fiume che attraversa la città e tra i suoi abitanti una dolce frenesia pre-natalizia.

Ho scoperto inoltre, nelle vetrine di uno dei tanti negozi, una bellissima ricostruzione della città completamente fatta da pezzi Lego: già dalla miniatura della città potete vedere quante altre cose si possono vedere e fare nella città di Aarhus.

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