Un' escapade artistica per tutti

Pubblicato da flag- Giulia Bonsignore — 7 anni fa

Blog: Parigi
Tags: Suggerimenti Erasmus


Vicino alla Sorbona, nel centro vivo di Parigi, dove si incontrano i passi dei locali che si dirigono ai luoghi a loro tanto usi e quelli dei turisti che passeggiano senza meta tra i ristorantini e tra le case haussmaniane, si trova anche un bar, anzi, più precisamente, un bistrot, in cui le velleità artistiche di chiunque possono trovare degna espressione in un ambiente intimo e stimolante. Mi sono ritrovata in questo luogo in una sera in cui, assieme a Lorenzo, stavamo girando per il centro. Lui c'era già stato e, appassionatosi alla possibilità di poter sentire persone recitare i propri segreti pensieri, o esibirsi in ogni tipo di spettacolo visivo, mi aveva consigliato di andarci insieme, perchè anche io assistessi a quella che lui reputava una esperienza affascinante.

Siamo arrivati al "bistrot des artistes", in Rue des Anglais, quando fuori ancora non c'era quasi nessuno. Teoricamente, l'organizzazione dell'evento
vuole che ci si incontri verso le 20.00 per registrarsi nell'elenco di esibizione ma, come ho capito subito, gli orari non erano particolarmente un problema. Erano le 20.30 e, nella calma attesa degli artisti e degli altri spettatori, siamo entrati a prendere qualcosa da bere. Il bar è ben fornito e i coktail non sono male, ma ciò che rende il luogo particolare e forse unico nel suo genere è il fatto che all'interno vi siano esposizioni fotografiche o di arte visive che cambiano ogni mese, o ogni determinato periodo. Quando ci siamo andati noi, c'era una sorta di mostra temporanea di arte africaneggiante, costituita da maschere, quadri e artefatti di varie tipologie; Lorenzo mi ha raccontato che in altre occasioni vi sono fotografie, ma anche collage e altre cose. Era strano trovarsi li, attorniati da quelle opere appese ai muri, poggiate alle mensole, e sorseggiare il nostro drink in compagnia di un mascherone africano.
Comunque, poco tempo dopo hanno cominciato ad arrivare volti per Lorenzo conosciuti: l'organizzatore della sera, segaligno e gobbo, l'epitome dell'artista francese che vive in un sottotetto e mangia vendendo le proprie poesie; un sudamericano grassoccio e rasato male, con una coppola e una camicia a fiori, specializzato, a quanto pare, in Curzio Malaparte e poesia italo-spagnola; un altro uomo, quasi complementare al precedente, ossia molto più alto, pallido ed emaciato dagli anni. Loro erano le presenza fisse dell'evento, e immagino che se vi trovate a Parigi e provate a visitare il bistrot, non avrete problemi a riconoscerli nella pletora di artisti che si esibiscono. Ci siamo presentati, e loro hanno preso una birra con noi. Passato un'altro poco di tempo, ossia verso le 21.30, anche l'esterno del locale si era riempito, per cui ci siamo decisi a prendere possesso della sale d'esibizione e cominciare la serata.


La sala d'esibizione si trova nel seminterrato del locale: è scavata nella pietra e vi si accede tramite un'unica rampa di scale dello stesso materiale. Per tutelare le esibizioni, di solito viene spenta la ventola di aereazione fondamentale al ricircolo dell'aria, per cui dopo un'oretta di spettacolo si forma una cappa quasi insopportabile di caldo ed aria rarefatta. Per questo l'evento è separato in due parti, della durata di all'incirca un'ora e mezza l'una. Non consiglio l'esperienza a chi soffre di claustrofobia, dal momento che, soprattutto quando molto affollato, il posto è davvero difficile da sopportare a lungo. Comunque, quella sera eravamo una ventina, il numero "giusto". Si sarebbero presentati una decina di autori, cantanti, comici. Il linguaggio di esibizione, per fortuna (dato che non parlo una parola o quasi di francese) era l'inglese: questo permetteva anche agli artisti di passaggio di portare le proprie opere, e a tutti i presenti di apprezzarle. Qualcuno preferiva comunque recitare in francese, ma per la maggior parte poi le opere venivano anche tradotte in inglese.


L'uomo alto ed emaciato, scoprii immediatamente, dato che fu il primo ad esibirsi, era un esponente della Jazz Poetry, una forma artistica che si propone di replicare la musicalità di questo stile attraverso un uso sapiente delle parole e delle pause. Parlava di notte, di città illuminate e, ancor più spesso, di erotismo, con una voce che cullava gli ascoltatori e li trasportava in qualche anfratto di New Orleans, pieno di fumo, di donne, di mistero. Venne poi un ragazzo con la chitarra, che dopo un'accordatura difficoltosa cantò una canzone che non conoscevo, ma che gli altri dovevano trovare familiare, dal momento che si misero a cantarla con lui. Se un artista sforava il tempo limite di 10 minuti, l'organizzatore suonava una campanella per ricordargli degli altri, e proseguire nella lista. Ho assistito a cose ammirevoli e a cose che non sono riuscita ad apprezzare: un comico, di quelli all'americana, ha provata a far ridere l'assemblea per una decina di volte senza riuscirci, con battute caustiche che però la maggior parte dei presenti non ha amato. Comunque, il lato positivo di un posto del genere è anche questo, ossia poter provare il proprio repertorio senza paura per apportarvi le modifiche necessarie. Un paio di poetucoli sono stati seguiti da una ragazza bravissima, che recitava cantando i propri versi, e la cui esibizione è stata seguita da un sonore ed unanime applauso.
Per un momento ho avuto voglia di unirmi a loro anche io, ma ho deciso di rinunciare, perchè la timidezza era pur sempre li.


La pausa ci portò al fresco della notte parigina, in cui chi si esibiva aveva possibilità di parlare in libertà, lontano dal silenzio religioso del seminterrato. Comunque, cosa fondamentale era mantenere un tono di voce basso anche all'esterno del locale: ci è stato detto che in più occasioni dalle finestre antistanti e circostanti sono piovute secchiate d'acqua, e non solo...
Tornati dentro abbiamo assistito anche all'esibizione di un ragazzo che ha recitato una poesia in arabo, ed è stato un attimo incredibile di orientalismo e dolcezza, dato che dal tono con cui recitava pareva parlare di qualcosa di molto sentito. Non è stato capace di tradurre la poesia, ma ci ha detto che parlava di un fiume, della sua infanzia, di qualcosa di intimo. Stanchi, abbiamo deciso d'andar via tra un'esibizione e l'altra. L'evento finisce solitamente a mezzanotte, ma per essere sicuri di prendere tutte le metro, soprattutto abitando lontano, può essere preferibile partire un poco prima. Ci siamo separati dagli altri e dal bistrot, ma di sicuro, tornando a Parigi, ci tornerò volentieri, e magari troverò il coraggio di far sentire anche la mia voce tra quelle degli altri artisti.


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