S01E09 - "Il mio nuovo equilibrio"
Sigla!
Se mi avessero detto: "Andrea, tu andrai a vedere Lady Gaga a Bruxelles!" non ci avrei scommesso un soldo bucato! Primo perché Lady Gaga non mi piace troppissimo. Secondo perché un concerto di Gaga costa, costa e costa molto! Eppure, io, che sono sempre alla ricerca di musica poco commerciale, sono andato ad un concerto di Lady Gaga. Ma aspettate, aspettate, posso spiegare!
Allora. C'era questo evento di cui si parlava un po' tutti all'università, chi in maniera più eccitata, chi più curiosa, chi indifferente. "Guys, we should go to Grand-Place and see Lady Gaga on that stage!!!!". Bene o male eravamo tutti della stessa idea: piaccia o non piaccia, vedere Lady Gaga in una delle più belle piazze d'Europa non è proprio una cosa che capita tutti i giorni se non lunedì 22 settembre 2014. Ecco, arriviamo diretti al punto. Questo concerto NON era a pagamento ma, e qui casca l'asino, era stato organizzato da Mobistar (la compagnia telefonica con la quale avevo sottoscritto il mio abbonamento). Il problema era che per accedervi bisognava essere stati invitati o essere in possesso di un qualche magico braccialetto ritirato chissà dove e chissà perché. Beh, noi ci siamo detti "ragazzi, andiamo in centro, ci beviamo una birretta e vediamo come vanno le cose. magari riusciamo ad entrare!". Buono, siamo d'accordo. Così lunedì sono andato in centro assieme a Lorenzo, il mio coinquilino, e abbiamo raggiunto gli altri studenti con cui ci saremmo dovuti incontrare. C'erano Daniela, Mariana, Paula, Jesus, Ale (tutti messicani), Sandra (polacca), Andy (tedesco), Karin (croata), Andrea e Marta (due peruviane). Siamo andati verso la piazza e abbiamo iniziato a circumnavigarla per capire se da qualche parte fosse possibile entrare. Ovviamente tutte le vie erano sbarrate e la polizia sorvegliava gli ingressi. "Aahhhh, niente, non riusciamo. Niente invito, niente ingresso!". Quando ad un certo punto, verso l'orario previsto per il concerto, notiamo che la gente fuori dalla piazza inizia a fare una coda proprio davanti a noi. Eravamo capitati nel posto giusto, nel momento giusto? Non lo so, sta di fatto che tra piccole spinte in avanti e tagliafuori degni dei migliori difensori NBA, nel giro di 2 minuti ci trovavamo oltre le barriere della polizia! Eravamo dentro!
La piazza era uno spettacolo! Piena colma di gente! Tutti i palazzi erano illuminati da luci viola, arancio, rosse, verdi! Stupendo. Era solito giocare con le luci in quella piazza e durante il periodo natalizio fecero una cosa che non vi racconterò ora, ma quando ve ne parlerò vi mostrerò di cosa sono stati capaci. Insomma, poco spostato dal centro della piazza si ergeva questo maestoso palco, tutto illuminato, con l'orchestra di musicisti ai lati e telecamere volanti ovunque. Aspetta, orchestra?! "Perché c'è un orchestra al concerto di Lady Gaga? Perché i musicisti sono vestiti in frac? Un trombone? Violini, viole? Ma... ma...?". Ma niente! Era il concerto di Lady Gaga e Tony Bennett, il proprietario della catena di supermercati! No, non è vero, non è il proprietario :-D. Però era proprio così! Ero salvo! Niente "Poker Face", niente "Bad Romance" e niente "Alejandro" o Roberto o Fernando che sia! Avevano inciso un album insieme ed era tutto in stile Jazz e Swing americano anni '50. Di fatti lui aveva un abito elegante da uomo dello spettacolo e lei era tutta tempestata di gioielli ed infilata in un vestito d'oro che in confronto la madonnina di Milano sembrava di rame. Quando le luci la riflettevano, dal bagliore emanato bisognava coprirsi gli occhi! Dai, esagero, però sembrava una statuetta degli Oscar. Giudicate voi!
Il concerto durò per circa un'oretta, anche meno (Tony Bennett ha poi anche la sua età), ma si è rivelato molto bello, interessante e piacevole. E poi, lì ho dovuto ricredermi, Lady Gaga è davvero un'artista con la A maiuscola. Dal vivo ha una voce spettacolare!
Durante la stessa settimana siamo andati a casa di due olandesi, Loran e Anneloes. Sono stati due dei primi studenti che abbiamo conosciuto durante la settimana intensiva di francese e con i quali abbiamo legato molto per tutta al durata dell'erasmus. Siamo stati invitati noi italiani (io, Giacomo, Lucia e Lorenzo) assieme a Daniela, Jesus, Mariana e Sandra. Abitavano a Tervuren, un sobborgo fuori dalla città, vicino (si fa per dire) al quartiere dell'ICHEC. Vi dico solo che per arrivarci abbiamo cambiato tipo 4 mezzi di trasporto tra bus e tram ed uno di essi ha attraversato una parte di città che era praticamente un bosco. Una volta arrivati abbiamo visto questa mega villa piena di stanze, un grande pianoforte nel salone principale e una piscina in giardino! Grandissima! Erano ospiti di una famiglia per tutta la durata dei mesi dell'erasmus, ma piuttosto che abitare così lontano da tutto preferivo il mio caldo sottosuolo di Rue Goffart <3. Anneloes, che è appassionatissima di cucina tanto da avere un suo personale blog, ha cucinato per tutti e la cena è stata squisita. Davvero bravissima. Pensate che aveva fatto domanda per partecipare al Master Chef in olanda e... la presero! Ma ormai era già in erasmus e quindi dovette rinunciare. Chissà, magari quest'anno la prendono. Dopo cena siamo andati verso il centro della città a bere una birra in un locale. E' stata una bella serata.
Poi venne il giorno che non avrei mai pensato che arrivasse. Il giorno in cui dovetti andare in un posto pieno di gente che non si capisce se stia litigando o se stiano scegliendo cosa è meglio per il loro futuro. Uomini che si trascinano come se fossero stati morsi da uno zombie e che spesso hanno l'onere di trasportare un enorme carretto a quattro ruote colmo e ricolmo di cose colorate o trasparenti, morbide, gommose o solide. Donne che scalpitano sui loro piedi percorrendo a tempi da record qualsiasi distanza riuscendo allo stesso tempo ad immagazzinare qualsiasi tipo di informazione che le circondino. Era un venerdì, non 17, ma, ebbene sì, mi ci volle l'erasmus per finire all'IKEA! L'ESN aveva organizzato la giornata per gli studenti in modo che per noi fosse possibile andare a comprare tutte quelle cose che in casa o in camera mancavano. Io avevo bisogno di un piumone un po' più pesante per l'inverno imminente, così andai insieme agli altri e feci le mie compere. Finiti gli acquisti andammo a mangiare le polpette svedesi con la marmellata e le patate dell'IKEA, che è la parte che preferisco dell'IKEA in sé, e poi tornammo a casa. Alla sera ci sarebbe stata una festa all'ULB, un'università di Bruxelles, ma i biglietti erano stati polverizzati nei primi giorni di prevendita e io, non essendo sicuro di andarci, non li avevo presi. Così sono andato con i messicani a Place Flagey a mangiarmi le frites più buone di Bruxelles con salsa Brazil e a fare due chiacchiere con loro. Ad un certo punto molti di loro andarono a casa, mentre io, Miguel, David (il croato che venne con me, Giacomo e Zrinka a Bruges) e suo fratello (in visita) andammo in un pub in centro, vicino a La Bourse. Si chiamava "The big game" e ci tornammo altre volte. E' un locale che punta molto sullo sport: di fatto trasmetto no partite di ogni sport. Rimanemmo lì un po' e parlammo del più e del meno, del mondo, delle nostre esperienze e viaggi vari. Il tutto mentre dal vivo si esibiva un cantante e chitarrista vicino a noi: questo fu un ottimo metodo di mettere in pratica le mie abilità di comprensione dell'inglese perché non solo dovevo capire cosa mi veniva detto ma, per via del volume alto, a volte dovevo cercare di leggere anche le labbra di chi mi parlava cercando di far combaciare il suono delle parole con il movimento delle labbra. Fu una bella serata di palestra di inglese e me la cavai bene.
Il sabato successivo andammo a casa di Marco, nuovo personaggio all'interno della trama. Marco è un romano che studiava anche lui all'ICHEC, ma non come erasmus, era regolarmente iscritto come studente della magistrale. Era di poco più grande di me ma aveva vissuto per un buon periodo in Francia, a Parigi ed il suo francese era molto, molto avanzato e anche con l'inglese non se la cavava per niente male! Beh, dicevamo, andammo a questa festa a casa sua insieme ad altri studenti dell'ICHEC e amici di Marco che conoscemmo in quella situazione. Aveva organizzato una cosa molto carina, preparando lui stesso l'aperitivo, la cena ed il dolce, mentre noi abbiamo portato birre e bevande varie. Molte feste in casa funzionano così, secondo la politica del "BYOB", che non sta per Bring Your Own Bombs come suggeriscono i System Of A Down, ma bensì Bring Your Own Bottle o Bring Your Own Beverage o Bring Your Own Booze o Bring Your Own Beer. Insomma, porta da bere! Ricordo che lì successe una cosa davvero bella per me, estremamente piacevole. Siccome eravamo agli inizi di questa esperienza erasmus, il mio inglese, per quanto fosse adatto ad affrontare uno scenario accademico in un paese estero, non era ancora del tutto collaudato nei primi giorni. Insomma, hai parlato per 25 anni praticamente sempre in italiano, ora il tuo cervello deve switchare tra italiano, inglese e francese 62 volte al giorno, o ti abitui o si ingolfa. In quel periodo stavo ingranando bene e le frasi mi uscivano dirette, senza pensarci più di tanto, come una traduzione simultanea. Così, mentre ero in un gruppetto assieme a Miguel, il messicano, e Sandra, la polacca, feci una battuta in inglese che mi uscì così spontanea che quasi sembrava che l'avessi detta in italiano con gli amici al bar. Quella battuta fece ridere tutti per un po' e mi sentii, non so, non lo definirei "accettato" perché lo ero già ma, tipo, "integrato", "ben voluto", era una sensazione strana, come se, tutto d'un tratto, facevo anche io parte di questo mondo. Non ero più Meta da Finale Emilia, ero Andre, cittadino del mondo. Fu una sensazione così piacevole che ancora me la ricordo nei minimi particolari. Il tempo, in quel momento, era come se fosse rallentato tutto d'un colpo.
La domenica invece sono andato a fare un giro in bicicletta per la città grazie al servizio di noleggio Villo!(un gioco di parole tra il termine bicicletta e città in francese: "vélo" e "ville). C'era la possibilità di iscriversi gratis entro il 30 settembre per sottoscrivere il servizio durante i 6 mesi autunnali e invernali, il ché probabilmente era una promozione per far acquistare l'abbonamento a più gente possibile anche durante i mesi freddi. Successivamente l'abbonamento si sarebbe rinnovato automaticamente per i 6 mesi successivi, al costo di una trentina d'euro, se non si fosse mandata una lettera per la disdetta. La giornata era iniziata come una barzelletta: ci sono un italiano, un tedesco, un croato e due messicani. Io, Andy, David, Mariana e Alberto. Ci siamo trovati a Montgomery per ritirare le bicicletta da una stazione Villo! e abbiamo iniziato a girare la città grazie a queste vélo. Siamo passati per il parco del cinquantenario, subito attaccato a Montgomery, poi siamo passati da Sablon, il quartiere che accoglie la sede della Commissione europea, fino ad arrivare in centro città. Bruxelles è costruita su delle colline, quindi vi lascio immaginare il piacere di pedalare su e giù per queste strade che a volte hanno la stessa ripidità dei tornanti di montagna! Per di più le biciclette di Villo! non sono leggere subito, come potete notare dalla foto.
Ad ogni modo, perdere la bicicletta ti causa una multa che è meglio evitare ed attaccato alla bicicletta c'è una catena fatta apposta per chiuderla e ritirare la chiave con essa incorporata. La cosa più divertente, se così vogliamo dire, di Villo! è che si ha un bonus di 30 minuti di tempo, dal momento in cui la bicicletta viene prelevata da una stazione, prima che vengano scalati dei soldi dalla carta bancaria collegata all'abbonamento a seconda di quanto ci si protae nel suo utilizzo oltre quella mezz'ora di bonus. Quindi quello che succedeva era che il nostro tragitto si basava sostanzialmente sul raggiungimento della stazione Villo! più vicina in base alla zona che volevamo vedere, in modo da reinserire la bicicletta nell'apposita colonnina e prelevarla di nuovo per fare azzerare la mezz'ora di bonus. Questo trucchetto è stato usato miliardi di volte in tutte le occasioni che abbiamo preso la Villo!. Eravamo buffi, ma lo fanno tutti. Quella domenica ho passato una giornata bellissima e spensierata, pedalando per le vie di una Bruxelles illuminata e riscaldata dal sole. Ancora ad oggi mi mancano quei momenti di scoperta, di vivere e vedere le cose come se fossero la prima volta, di usare gli stessi occhi che ancora una volta non si stancano di vedere qualcosa di nuovo. Vivere costantemente di emozioni nuove: ecco cosa significa vivere.
Cheers mates!
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