Perle del Pelion: Portaria
La regione del Pilio è una delle mete forse più sottovalutate dal turismo internazionale, cosa che non fa altro che arricchire il fascino tradizionale e unico di quest’area. La patria dei centauri offre, sia d’estate che d’inverno, uno scenario perfetto e variegato per trascorrere del tempo in un’esperienza magica, tra paesini di mare con splendide spiagge e villaggi innevati arrampicati sulle rocce.
Verso Portaria: il Golfo Pagaseo visto dal Pilio
Il villaggio di Portaria
Tra tutte le ben ventiquattro località sparse su questo promontorio montuoso, Portarià è una delle più conosciute ed apprezzate dal turismo locale. Il suo essere molto vicina a Volos la rende, infatti, perfetta sia per raggiungere le spiagge che per godere dei divertimenti della nevosa stagione invernale, per non parlare poi della sua bellezza caratteristica e dei servizi di accoglienza che la rendono il villaggio più cosmopolita del Pelion.
Nonostante abbia vissuto nel cuore di Portarià per più di una settimana, mi sono resa conto, cercando nel mio archivio digitale, di non aver scattato quasi nessuna foto nel villaggio, ed è un vero peccato, perchè questa località è di certo la più famosa e una tra le più graziose perle della regione del Monte Pilio.
La verità è che il tempo passato lì è volato veloce, e per di più abbiamo passato quasi ogni giorno a visitare le altre località del Pilio o i dintorni di Volos, con una sosta anche alla vicina città di Larissa, rientrando quasi sempre direttamente la sera a Portaria, magari dopo aver mangiato altrove.
Il villaggio, in ogni caso, è piccolo e credo di averne visitato la gran parte durante quel poco tempo effettivamente trascorso a Portaria. La sua particolarità va riscontrata nello stile e nel materiale con cui è stato costruito: l’architettura locale è un fiorire di casette eleganti, in pietra grigia, le cui caratteristiche porte e finestre sono il segno distintivo di questa località.
Portaria, la piazzetta retrostante la chiesa di San Nicola vista dal nostro terrazzino
Essendo visitata da turisti per quasi tutto l’anno, sono moltissime le strutture alberghiere, i bar e i ristoranti. Se non erro, c’è anche un info point turistico grazie a cui poter reperire gli orari degli autobus e altre informazioni sui vari servizi turistici offerti dalla regione, nei pressi del centro del villaggio.
Il fulcro di Portaria è una grande piazza, costellata di tavolini, nei pressi della quale sorge la chiesetta da cui, come vi ho raccontato in un post precedente, nel periodo pasquale le liturgie serali vengono trasmesse in tutto il circondario attraverso degli altoparlanti. Per saperne di più riguardo alle tradizioni pasquali visibili a Portaria vi rimando al post sulla Pasqua ortodossa.
La chiesetta, dedicata a San Nicola e costruita alla metà del XIX secolo, non è molto antica - almeno per i miei standard da archeologa! - ma ha un fascino “arcaicizzante” e rustico che è tipico di molte delle chiese bizantine che ho potuto visitare. Il mio amico mi ha più volte spiegato che, per via dell’occupazione turca, è davvero raro trovare chiese antiche, perchè venivano riconvertite o distrutte. Non so dirvi se sia vero, e mi risulta difficile crederci del tutto, ma in ogni caso, durante il mio viaggio, non ho avuto modo di visitare chiese risalenti all’epoca paleocristiana o giù di lì.
Di fianco alla chiesa è possibile vedere anche una piccola cappella affrescata, dedicata a” Panagias tis Portereas”, che dà il nome all’intero villaggio.
Dietro la chiesa, c’è uno spiazzo con degli alberi, delimitato ai lati da ripide salite, in cui ai bambini piace giocare e alle persone di ogni età passeggiare. Lì il mio amico provò a insegnarmi ad utilizzare il suo skateboard, con esiti a dir poco disastrosi….
In questa piazza, letteralmente a due passi dalla casetta in cui noi alloggiavamo, è presente una pittoresca fontana con acqua potabile da cui attingevamo per bere, alimentata da un piccolo corso d'acqua che scorre lungo la salita.
La nostra casetta era una delle prime che s’incontrano lungo questa stradina scoscesa, al di sopra della quale vi è una più ampia strada presso cui ci era quasi sempre possibile trovare parcheggio.
Giocare a scopa senza il mazzo di carte napoletane? Nessun problema, si gioca con il mazzo di Tichu!
L’appartamentino era dotato solo di un salotto-cucina, un bagno e una stanza da letto. Io e la mia amica dormivamo nei due lettini della stanza, mentre il nostro amico campeggiava su un materasso collocato all’ingresso del salottino. Davanti la porta, un piccolo terrazzino affacciato sulla piazza retrostante la chiesetta ci permetteva di fare colazione all’aria aperta, potendo osservare lo scorrere lento e placido della vita del villaggio. Uno dei primi giorni, ad esempio, ci è capitato che un gruppo di ragazzini si fermasse, iniziando a cantare canzoni legate alla Pasqua: questa è una tradizione tipica, almeno da quelle parti, e il simpatico episodio si conclude in genere con il regalare qualche monetina ai volenterosi e furbi ragazzini.
Bambini di Portarià che cantano canzoni pasquali per ricevere in cambio qualche monetina
A pochi passi dalla nostra casetta, percorrendo una stradina di mura bianche e rampicanti, abita uno zio del mio amico, che è uno stimato e famoso professore di archeologia preistorica in pensione. Siamo andati a trovarlo e, oltre all’accoglienza sempre garbata e squisita tipica dei greci, questo grande uomo ci ha arricchite di tanti aneddoti sui lavori e i progetti da lui svolti nella regione, oltre che di preziosi consigli su cosa avremmo dovuto assolutamente visitare durante la nostra permanenza in Magnesia. Da lui venimmo a sapere del sito archeologico di Larissa, con un teatro da lui scoperto, comparso nel centro della città quasi dal nulla, e del Museo diacronico di questa città, un progetto ambizioso e interessante di cui parlerò in seguito.
Caffè greco e pasticcini a casa del famoso archeologo
Negozi e locali
Ho avuto modo di mangiare qualcosa fuori a Portaria solo un paio di volte, quindi non so darvi consigli precisi e approfonditi, ma proverò comunque a darvi qualche dritta. Avevamo per la prima volta un cucinino decente da poter utilizzare, e decidemmo di sfruttarlo il più possibile. Io e la mia amica in quel periodo ne avevamo fin sopra i capelli di gyros, souvlaki e carne in generale, per non parlare della pasta scotta della mensa di Ioannina, motivo per cui il primo giorno a Volos avevamo provveduto a fare una grande spesa per poter cucinare un po’ di pasta all’italiana e qualche altro piatto che ci facesse sentire a casa, avendo anche l’occasione di insegnare al nostro amico un po’ della nostra cultura culinaria. Se ci siamo effettivamente riuscite o meno, non so dirvelo con certezza...La nostra prima carbonara all'estero, con il bacon greco al posto della pancetta, aveva un aspetto indegno, ma per noi sapeva di paradiso!
Il nostro amico, da parte sua, ha continuato a mettere il ketchup nella pasta una volta tornato a Ioannina, ma credo, se non altro, che abbia imparato a versare gli spaghetti nell'acqua solo quando bolle, e non prima...
Tornando a noi, nei giorni successivi ci è capitato di avere necessità di un po’ di spesa dell’ultimo minuto una volta rientrate a Portaria, e ci è stato possibile farlo tranquillamente grazie ai vari negozietti di alimentari presenti a pochi passi dalla piazza. Non ho visto grandi supermercati, ma non credo siano necessari.
Oltre ai numerosissimi, pittoreschi negozi di souvenir, i locali sono carini e variegati.
Una sera, attirati dalla rara presenza del forno a legna e dalle buone recensioni del nostro amico, mangiammo la pizza. Non era affatto male, anche se si trattava pur sempre di una pizza greca, quindi più pesante, asciutta e doppia rispetto alla nostra, ma si lasciava mangiare.
Ci è capitato anche di sederci ai tavolini della piazza, a mangiare crepe e bere una birretta. Trascorrere le serate in questo modo è davvero piacevole, anche se la sera, pur essendo primavera inoltrata e nonostante il clima caldo di Volos, faceva freschetto, e dovemmo girare in felpona per la maggior parte del tempo.
Non mancano, comunque, anche locali simili ai nostri pub, oltre alle immancabili taverne in cui poter mangiare un buon gyros. Una sera che non ci andava di arrivare fino al gyros di fiducia, ce lo siamo fatti anche recapitare a casa, senza alcun problema.
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