Perle del Pelion: Makrinitsa

Makrinitsa: il "balcone del Pelion"

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Makrinitsa, stradina pedonale che collega piazza Brani alla piazza centrale

Dopo aver passato un pomeriggio in questa località del Pelion, situata leggermente più in alto di Portaria, Makrinitsa è diventata ben presto il mio villaggio del Pilio preferito, in cui sono tornata più volte e di cui non mi sarei stancata mai!

Rispetto agli altri villaggi che ho visitato, infatti, è più grande ed offre una varietà di paesaggi e di svaghi, che rendono Makrinitsa un posto perfetto per alloggiare. Arrampicata sulla collina verdeggiante, si divide in due distinti “settori”: Koukourava e Moutsara. Ho potuto passeggiare sia nella parte “bassa” che in quella “alta” di Makrinitsa, ed entrambe hanno un grande fascino.

Non a caso, infatti, questo villaggio era noto, nel passato, per essere una località “nobile”, abitata principalmente da famiglie facoltose, e questo aspetto è ben visibile dalla bellezza degli edifici che potrete incontrare un po’ ovunque nell’area, tutti riccamente decorati, sebbene alcuni, soprattutto nella parte “discendente” del villaggio, siano ormai disabitati. Alcuni di essi sono delle vere e proprie case-torri dall’architettura caratteristica. Non ho avuto modo di vederne di simili in altri villaggi nei dintorni.

Oltre a questi magnifici edifici, Makrinitsa conserva ancora intatte bellissime fontane, chiese e monasteri e romantiche stradine ripide in pietra immerse tra natura e architettura.

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Makrinitsa, fontana

Quando si arriva in macchina, è possibile parcheggiare in una delle piazze principali, chiamata “Brani”, dalla quale è possibile prendere una di queste stradine pedonali, costeggiate da decine di negozi di souvenirs e di artigianato locale che mostrano la spiccata vocazione al folklore e all’arte del villaggio, per giungere infine alla piazza principale, talmente bella da aver reso a Makrinitsa il soprannone di “balcone del Pilio”. 

Il mio amico mi ha raccontato che in questo punto è stata girata una scena cult di un film greco famoso, e posso capirne il perchè. Questa piazza è un’oasi di pace, che offre una visione romantica sul golfo, incorniciata dal marmo bianco della bellissima fontana chiamata “Athanato Nero” (ovvero, “dalle acque immortali”) che si accosta perfettamente a quello della chiesa di Agios Ioannis Prodromos, e dalle fronde gentili di alberi secolari. Ho passeggiato sotto i portici della chiesa, trovato “rifugio” nella cavità dell’albero centenario che si trova di fronte il suo ingresso, per poi sedermi agli immancabili tavolini che invadono la piazza, ad ammirare il paesaggio del golfo al tramonto mentre gustavo un gelato. 

Nei dintorni della piazza, inoltre, è possibile anche visitare il Museo della storia e dell’arte folkloristica, ospitato in una delle case nobiliari e dedicato alle tradizioni del Pilio, dagli abiti tradizionali, all’arredamento, fino agli strumenti per la produzione dello tsipouro!

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Piazza centrale di Makrinitsa, con fontana Athanato Nero e chiesa di Agios Ioannis Prodromos

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Interno della chiesa di Agios Ioannis Prodromos

Tutti presi dallo spirito della scoperta e dell’avventura, un pomeriggio, dopo pranzo, abbiamo deciso di esplorare la parte bassa del villaggio, scendendo la collina attraverso le scale e le strade che ti allontanano dalla piazza centrale e dai negozi di souvenir per portarti verso un’area decisamente diversa, meno turistica, ma forse anche più affascinante. È stata una passeggiata molto piacevole, tra il verde, le fontane e il silenzio ovattato delle dimore nobili ormai abbandonate, ma mettete scarpe comode ed evitate di addentrarvi troppo nei ruderi degli edifici in rovina…Abbiamo avuto incontri tragicomici con insetti, per fortuna nulla di pericoloso o grave, ma di certo non piacevole!

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Into the woods, Makrinitsa

Prima di risalire nella piazza principale, ci è capitato un ultimo episodio interessante: siamo riusciti ad arrivare ad un piccolo monastero abbandonato, di cui purtroppo non conosco il nome, risalente, secondo le epigrafi, almeno al XVIII secolo. Sul portico esterno, oltre a interessanti decorazioni scultoree e pittoriche preservate, abbiamo trovato alcune scritte in varie lingue incise sul pavimento. Leggendole ci è stato possibile capire che furono lasciate dai soldati nel dopoguerra: è stato un momento davvero emozionante. Cosa ci facevano lì? E dove sono ora? 

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Makrinitsa, graffiti lasciati sul pavimento esterno del portico di un monastero abbandonato, risalente almeno al XVIII secolo

Dove mangiare

Il primo pomeriggio passato a Makrinitsa lo abbiamo trascorso essenzialmente ad ammirare il paesaggio del Golfo dalla piazza, sfruttando il wifi gratuito offerto da alcuni dei locali, un fattore essenziale per noi, visto che nella nostra casetta a Portaria non avevamo linea e non avevamo modo di sentire le nostre famiglie da qualche giorno.

Premesso che i greci non sanno fare il gelato (scherzo! …O forse no? :P), quello del grande bar/ristorante che si affaccia sulla terrazza della piazza centrale non era affatto male. Tra l’altro, tra i numerosi gusti che offriva, per la prima volta mi capitò di sentir parlare della famosa masticha per cui i greci vanno pazzi.

Si tratta di una resina proveniente dall’albero di masticha, che cresce sull’isola di Chios, da presunti numerosi poteri teraupetici e da cui praticamente ci si fa qualsiasi cosa, dagli intergratori, alle creme per la pelle, alla pasta e appunto al gelato. Ha un sapore davvero forte e, per quanto mi riguarda, sono contenta di non essermi lasciata tentare dalla voglia di assaggiare il gelato al gusto di masticha!

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Masticha, albero e resina grezza. Fonte: http://www.seaop.gr/en/drinks/liquor/mastixa/

Quando dissi ai genitori del mio amico di questo gelato e del fatto che non ne avessi mai sentito parlare prima di allora, vollero che andassimo nel negozio di un loro amico, a Volos, specializzato nella vendita di masticha in qualsiasi forma, per scegliere qualsiasi cosa ci piacesse, in modo da regalarcela. Non volendo abusare della loro gentilezza, prendemmo solo un pacchetto di gomme di masticha, che sotto questa forma sembra sia davvero ottima per mantenere in salute i muscoli masticatori. Peccato che non sia mai riuscita a tenerne in bocca una per più di trenta secondi!

Ma torniamo a Makrinitsa. Oltre ai numerosi negozi di artigianato e alle gallerie d’arte è possibile rilassarsi anche in vari caffè che potremmo definire "letterari". Lo spirito artistico della popolazione locale pervade tutto: a due passi dalla piazza principale, ad esempio, è possibile mangiare in una rinomata tavernetta in cui, su una parete, è presente un affresco realizzato da un famoso pittore greco chiamato Theofilos, rappresentante la morte di Katsantonis, patriota e militare greco vissuto nel XVIII secolo, nel periodo precedente alla guerra d’indipendenza greca.

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Makrinitsa, affresco di Theofilos rappresentante la morte di Katsantonis, sulla parete di una taverna nella piazza centrale

La seconda volta che andammo a Makrinitsa cercammo un posto in cui pranzare, ma visto che il menù di questa taverna famosa non ci attirava, optammo per il grande ristorante che si trova nella discesa che costeggia la piazza principale. Lo riconoscerete facilmente, essendo abbastanza grande ed avendo numerosi tavoli dislocati su più terrazzamenti. Questo posto, dal punto di vista estetico, è divino, immerso com’è nel cuore pulsante del villaggio, tra acqua che scorre, alberi e casette. La qualità del cibo era discreta, anche se il nostro amico si lamentò un po’ per i prezzi, ritenuti giustamente alti e turistici rispetto agli standard di Volos.

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Ristorante nei pressi della piazza centrale di Makrinitsa

Lui, volendo seguire la dieta della Pasqua ortodossa, prese una fasolada, un piatto molto semplice a base di fagioli, mentre noi prendemmo formaggi e varie insalate, tra cui quella che diventò presto la mia preferita. Non ricordo proprio come si chiami, ma si tratta di galotyri, una crema di latte e formaggio, nella sua versione piccante, dal colore rosato, forse perchè oltre al piccante aggiungono anche del pomodoro. Uhm, cercherò di reperire la ricetta da qualche parte e vi aggiornerò!

P.S.

Un piccolo aneddoto finale. Nella foto che vedete su, c'è un cubetto di ghiaccio lasciato lì a sciogliersi sulla tovaglia. L'avevo posato lì per un attimo per scattare la foto, per rimetterlo subito dopo sul labbro gonfio che mi ero procurata cadendo dal muretto della nostra casetta di Portaria come una pera cotta!

Pensate che dopo quell'episodio, la nonna del mio amico Sotiris cercò di togliermi il malocchio via telefono con qualche metodo tradizionale simile ai nostri, con l'olio e l'acqua...Se ci ripenso, non so proprio dirvi se abbia funzionato o meno!


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