Come affrontare un trasferimento all'estero
Vado all'estero
Immaginate di poter fermare l'orologio e rimetterlo indietro... Cosa cambiereste della vostra vita? Io, ad oggi, non cambierei proprio nulla perché quello che ho fatto e le scelte che ho dovuto affrontare mi hanno permesso di essere quella che oggi sono diventata, una donna forte e indipendente.
Nel post "Arrivederci Italia" vi ho raccontato l'inizio delle mie peripezie e del mio lungo viaggio in Francia. Oggi passiamo al capitolo 2, il Prima e il Dopo.
L'ora è giunta
Non potete immaginare l'ansia accumulata in quell'agosto 2014. Inoltre, ci trovavamo in pieno periodo estivo e mi ricordo ancora di quelle giornate passate con gli amici in piscina o in riva al mare, a raccontarci di come sarebbero andate le nostre vite non appena cominciata l'università. Io non ci pensavo all'università... Pensavo alle 1000 valige da preparare, al trasloco, al viaggio... un viaggio che non sarebbe durato poco.
Capita spesso di dire "è la cosa più bella della mia vita!" o "è la cosa più brutta che mi sia mai capitata". Lo si dice con frequenza, come se fossero infinite le cose più belle brutte vissute durante il corso di una vita intera. Io su questo, però, non ho mai cambiato idea; sono passati 5 anni da quel lontano 26 agosto 2014 e quello resta il giorno più brutto e triste della mia vita. Quando si è consapevoli che la propria vita in quel preciso istante stia cambiando davvero e completamente, non si è eccitati... si ha paura e anche voi sapete di cosa.
Quando si parte in Erasmus pensiamo alla nostra esperienza come ad una "notte da leoni". Questo è ciò che gli altri vogliono vedere e si aspettano da noi. Ma noi cosa ci aspettiamo da questa esperienza? Troppo? Troppo poco? Nel bene o nel male ogni esperienza all'estero vi cambia la vita. Alcuni, si porteranno dietro tante amicizie e tanti ricordi piacevoli in riva al mare non è bel mezzo di alcune escursioni; altri, porteranno con sé tante lacrime: non perché non abbiano trovato qualcuno con cui condividere l'esperienza, ma perché l'integrazione e l'adattamento non sono fattori da ignorare né quantomeno semplici.
Ci si ritrova lì, davanti ad un armadio e 1000 cose da prendere; ci si guarda intorno consapevoli che quelle mura non saranno più la tua stanza, che all'ora di pranzo non troverai il cibo pronto, che i panni non si stireranno da soli e che dopo ore di attività fisica nessuno laverà per te. Ci si prepara ad uscire dalla zona di comfort per cominciare a camminare sui propri passi. Quanti sono disposti a questo? Si arriva in un'altra nazione dove nessuno ti capisce e viceversa.
Cosa fare dunque? rimboccarsi le maniche e sbrigarsela da soli. Già, perchè è cosí che siamo.. da soli. Pensiamo di avere la famiglia al nostro fianco, ma per quanto vicini possano essere, tocca a te affrontare i problemi. Piccola parentesi: arrivati nella vostra nuova casa/appartamento non esitate a chiedere al vostro proprietario di fare un'ispezione della casa (in generale) e della vostra stanza. Se ve lo scorderete o ignorerete questo passaggio, conclusasi la permanenza, egli potrebbe rinunciare a restituirvi la cauzione pagata prima di entrare in casa. La cauzione è una sorta di assicurazione per il proprietario, quindi riportate subito qualsiasi problema (dalla maniglia lenta, alle macchie sul muro) sin dal vostro arrivo! Filo logico? anche in quella situazione, non ci saranno i vostri genitori a parlare per voi, quindi occhi aperti!
La partenza
Ho riscritto migliaia di volte questo paragrafo perché non sapevo da dove cominciare... non trovavo le parole. Ripenso a tanti anni fa e tutto ciò che ho passato. Ero triste, debole, ma non più. Sono cambiata e ringrazio questa esperienza per avermi fatto cambiare. Quante opportunità si possono cogliere da un semplice viaggio... ci si confronta sempre con realtà diverse e involontariamente cambia anche il modo di pensare. Io, da siciliana, sono felice di aver cambiato il mio: ero chiusa in una bolla di vetro e avevo un mondo davanti che aspettava solo me.
Ma quanto tempo ci vuole per capire quando cambiare atteggiamento? All'inizio vedevo solo un buco nero dinanzi a me mi sentivo spaesata, non al mio posto. Dopo aver vissuto 18 anni in Italia pensavo che un altro posto non l'avrei mai trovato... Io, la mia famiglia, eravamo lì eppure nessuno di noi era felice. Ti vedi strappato via dalla tua terra e seppur il cambiamento avrebbe dato una svolta al nostro destino, noi non eravamo semplicemente pronti ad affrontarlo. Che tu abbia 18 anni o 45, nessun posto è paragonabile al tuo posto: quello in cui sei nato, cresciuto. Comincia quindi, a vivere con la consapevolezza che ogni piano può cambiare, ma che in ogni caso tu devi essere pronto a combattere e ad affrontarlo.
Lasciavo alle mie spalle il mio ragazzo, costringendoci a vivere una distanza che ci avrebbe sfiniti ma che non ci ha mai abbattuti. Oggi, dopo cinque anni, resistiamo ancora e non ci sono scuse né kilometri che possono impedire a due persone che credono nei loro sentimenti a vivere separati l'uno dall'altra. Iniziava per me un percorso che io definisco tuttora un "calvario".
L'arrivo
Dove cominciare? L'arrivo in una nuova nazione è sorprendente. Perchè? Semplicemente perché non è mai come lo si era immaginato. L'Università nella quale ero iscritta (IUT de Lens) si trovava al nord della Francia, ma dopo aver affrontato un sole ardente che raggiungeva i suoi 40°, mi ritrovai in preda ad un freddo agghiacciante.
- Consiglio: in caso di vacanza al nord della Francia (Lilla), copritevi più di quanto pensiate. Diffidate dal meteo! Lui, è vostro nemico... vi illude e poi vi uccide!
I miei genitori avevano cominciato la loro nuova attività a Cassel cui dista poco più di 30 kilometri dalla frontiera belga. Più che una città, Cassel è un piccolo paese che conta poco più di 2 300 abitanti. Nonostante le sue dimensioni, é una meta turistica in quanto rappresenta il punto culminante tra le Fiandre marittime francesi e belga.
Una diversa realtà da affrontare
Ognuno di noi aveva cominciato nuovi percorsi. Io vivevo a Lens (parlerò di Lens nella sezione "Esperienza" del mio profilo) con mia sorella poichè entrambe ci eravamo iscritte al primo anno universitario, mio fratello cominciava la sua esperienza a scuola media per acquisire un buon livello in lingua e la mia gemella lavorava nell'attività familiare di modo da poter imparare la lingua francese attraverso il servizio clienti al bar e in sala. Si può imparare una lingua senza aver studiato? Sebbene avere delle basi di grammatica possa agevolare l'apprendimento di una lingua straniera, praticare giorno dopo giorno il linguaggio con dei madrelingua ha lo stesso effetto. Deduzioni? Assolutamente si, imparare una lingua straniera senza l'ausilio dello studio è del tutto fattibile e possibile. E c'è di più! si impara senza rendersene conto. La chiave è lanciarsi... in che senso? parla più che puoi e sbaglia! saranno quegli sbagli a farti imparare e saranno sempre quelli a farti diventare bilingue. Osa e accetta le correzioni ma soprattutto le critiche... rideranno della tua pronuncia, del tuo accento, ti chiameranno "pasta" o "pizza" gesticolando un pò con le mani invece di utilizzare il tuo vero nome, ma non sono e non saranno mai questi i motivi per i quali abbattersi. Non è forse vero che anche noi italiani pensiamo alla famosissima baguette quando si parla di francesi? I pregiudizi culturali ci sono sempre stati ma se la mia permanenza in Francia fosse dipesa dalla quantità di questi, non sarei rimasta più di 3 giorni lì. Si impara ad accettarli e a riderci sù; in fondo, adoro la pasta e la pizza quindi che male c'è? Non scaldatevi e imparate l'autocontrollo.
Quanto è bello viaggiare!
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