Ai mondiali, io tifo Europa!

Come molti di voi ben sapranno, in questi giorni si giocano in Francia i Mondiali di Calcio Femminili.

Ora, questa è una competizione molto particolare, per vari motivi.

Prima di tutto, si tratta di uno degli eventi sportivi più importanti in assoluto e, si sa, durante i mondiali lo spirito patriottico sale a livelli record. Ci sono bandiere ovunque, compriamo magliette dei nostri giocatori preferiti, ci tingiamo la faccia con i colori della nostra nazionale e urliamo tutti in coro, facendo di tutto per supportarla.

Io, personalmente, amo i mondiali proprio per questo spirito di Unione così forte. Non è una sensazione che proviamo spesso ad una tale intensità e, anzi, mi sento di dire che questo è forse uno dei pochissimi eventi che risveglia il nostro orgoglio a tal punto da farci sentire tutti parte di un contesto, di un’appartenenza importante: il nostro Paese. Può sembrare scontato, ma quale sarebbe la vostra reazione se un gruppo di persone stesse sventolando il tricolore e cantando il nostro inno poco prima dell’inizio di una partita dell’Italia? Vi starebbero subito simpatici, no? Vi verrebbe addirittura voglia di unirvi a loro perché, in fondo, nonostante non vi conosciate, in quel momento avete qualcosa che vi accomuna e in cui tutti voi vi riconoscete: la vostra Nazione. Avete la stessa cultura, la stessa storia, parlate la stessa lingua e probabilmente vivete persino nella stessa città; la vostra classe politica (purtroppo o per fortuna) è la stessa, come uguali sono le vostre leggi. Chi più chi meno, vi riconoscereste tutti nella scritta “Orgogliosi di Essere Italiani”, la quale probabilmente si legge anche sulla vostra maglietta. Ed è vero, in quei giorni facciamo di tutto per mostrarlo e per urlarlo al mondo: NOI SIAMO ORGOGLIOSI DI ESSERE ITALIANI.

Ieri, però, mentre guardavo la partita Francia – Stati Uniti, ho provato una sensazione strana. Mi sono resa conto, ad un certo punto, che qualcosa di molto simile ad un sentimento di orgoglio e di appartenenza si accendeva anche se sullo schermo, in quel momento, non correva nessuna maglietta azzurra. Mi sono accorta che stavo tifando per le ragazze Francesi, commentavo i loro successi o insuccessi con il mio coinquilino francese per telefono, trovavo nei loro volti somiglianze o dettagli che ricollegavo a persone incontrate per le strade di Lione, di Marsiglia, di Parigi, di Bordeaux. Quando hanno perso ero contrariata, pensavo a quali sarebbero state le espressioni che avrebbero utilizzato nello spogliatoio per esprimere il loro disappunto, tanti “putain” buttati qua e là; un po’ mi veniva anche da sorridere, perché i francesi rimangono abbastanza composti anche quando si arrabbiano, come ho potuto notare durante i miei mesi di “vita francese”.  È stata un po’ la stessa sensazione che ho avuto anche l’anno scorso, quando le nazionali maschili di Spagna e Russia giocavano gli ottavi di Finale  a San pietroburgo. In quel caso, speravo con tutto il mio cuore che vincesse la Spagna. Mi immaginavo le sfilate e le feste senza fine che in caso di vittoria avrebbero invaso le strade di Madrid o di Barcellona, le stesse in cui io camminavo ogni giorno e di cui ricordo ogni dettaglio. In un modo o nell’altro, sento che i mesi che ho trascorso in questi Paesi durante i miei Erasmus mi abbiano aiutato a sviluppare uno spirito di appartenenza per molti versi ancora più importante di quello che ognuno ha per il proprio Paese. Non dico di sentirmi francese, né di sentirmi spagnola, ovviamente, ma mi sento invece parte integrante di quella bellissima casa che si chiama Europa.

Ai mondiali, io tifo Europa!

Pensate agli Stati Uniti. 50 Stati che giocano uniti negli stessi colori. Giocatori o giocatrici che non fanno di fatto parte dello stesso Stato, bensì della stessa Unione di Stati. Da sostenitrice convinta dell’Ue, mi piacerebbe molto immaginare il tipo di coinvolgimento che ci sarebbe nell’Unione in caso di una presunta partita “Europa-USA”. I migliori giocatori di ogni Stato verrebbero selezionati e giocherebbero insieme per raggiungere lo stesso obiettivo: quello di vincere per la propria Unione; nello stesso momento gli orgogli nazionali di 28 Stati si fonderebbero riconoscendosi tutti, più di sempre, nella stessa Bandiera: quella Europea.

Ai mondiali, io tifo Europa!

Ritornando a noi, ho detto all’inizio del post che i mondiali in Francia sono una competizione molto particolare. Se il primo motivo era riconducibile all’importanza della competizione stessa, il secondo motivo è che si tratta di Calcio FEMMINILE. A chi di voi stesse pensando “e Allora?”, faccio i miei complimenti. Mi congratulo perché, evidentemente, non vedete in questo nessuna cosa “fuori dal comune”. E, in effetti, perché dovreste? Siamo infatti abituati a vedere squadre femminili e maschili nella pallavolo o nel Basket, solo per citarne due. Abbiamo campioni e campionesse di nuoto, scherma, Tennis, atletica leggera e potrei continuare l’elenco per ore. Persino per le Arti marziali (e io posso fare da testimone) il mito che “fossero sport da maschi” è stato (in parte) sfatato. E allora, perché per il calcio dovrebbe essere diverso? Sarebbe ovvio infatti, alla luce di quanto detto, concludere che il coinvolgimento che mobilita un Paese intero durante il mondiale di calcio maschile, per esempio, sia lo stesso che avvolge quello femminile. Perché le Centinaia di bandiere tricolore, i clacson, i cori e gli inni non dovrebbero invadere le strade prima di una partita della nostre Azzurre? Perché non dovrebbero parlarne su ogni canale, mettere megaschermi, affollare i bar perché “la partita si vede tutti insieme”? Semplice, perché il calcio è uno sport da maschi (secondo quanto riportano le ultime stime dell’IBI “Istituto Bigotti Italiani”). Delle giocatrici al massimo è possibile commentare il lato B, giudicare il loro orientamento sessuale o fare battute sul colore della loro pelle. Sono centinaia i commenti sessisti che invadono i Social in questi giorni, e ne abbiamo lette di tutti i colori su una squadra che, tra l’altro, ha dimostrato una passione e una preparazione atletica che non ha nulla da invidiare a nessuna squadra maschile..

Ai mondiali, io tifo Europa!

Allora, se la prima parte del post si concludeva con una visione molto ottimistica, faccio fatica invece a pensare al progresso, all’Unione, alla coesione, se nel 2019, in Paesi ormai civilizzati da decenni, dobbiamo ancora parlare di temi come la discriminazione di genere. Ovviamente, e per fortuna, non è un fenomeno che coinvolge tutti, ma è molto grave che anche solo una parte di popolazione ne sia affetta. E allora l’unica vera soluzione a questo problema, a mio parere, continua ad essere sempre la stessa: la cultura. Leggere, studiare, fare Erasmus, viaggiare, conoscere persone che si faranno apprezzare per quello che sono (e non per come sono) e che vi aiuteranno a sviluppare quella bellissima e notevole dote che è il Rispetto per gli altri.

Ai mondiali, io tifo Europa!



Galleria foto


Commenti (0 commenti)


Vorresti avere il tuo proprio blog Erasmus?

Se stai vivendo un'esperienza all'estero, sei un viaggiatore incallito o semplicemente ti piacerebbe promuovere la città in cui vivi... crea un tuo proprio blog e condividi la tua esperienza!

Voglio creare un mio blog Erasmus! →

Non hai un account? Registrati.

Aspetta un attimo, per favore

Girando la manovella!