La perdita di una persona cara durante il tuo periodo di Erasmus.

Introduzione al post.

Non è con tanta facilità che mi accingo a scrivere su questo argomento, bensì sono molto triste per aver perso, da pochissime ore, una zia a me molto cara e alla quale ero più che legata. Ogni esperienza di Erasmus, però, preavvisa, per sua stessa definizione, l'impossibilità di poter stare vicino al proprio ambiente naturale, alla famiglia ed anche a tutte quelle persone che, per causa di forza maggiore, non possono venire in Erasmus con te!

È proprio per questa ragione che siamo tutti preparati e consci del fatto che non ci sarà possibile rivedere i nostri cari, per un periodo di tempo relativamente breve, nel momento in cui accettiamo la proposta di Erasmus, firmando il nostro personale contratto. Se avete letto i miei post precedenti, sarete sicuramente certi del fatto che tengo moltissimo a questa mia esperienza di Erasmus.

Nonostante questo, nel momento in cui ero a conoscenza delle condizioni di salute poco bene auguranti di mia zia, ero avvolta da un forte senso si affetto che mi tormentata e mi faceva, giustamente, sentire preoccupata per le sue condizioni.

L'ultimo saluto.

Eppure, l'ultima volta che ho salutato mia zia, non aveva l'aria di voler andare via entro breve, nonostante il parere austero dei medici, tanto che, dentro di me, ero quasi certa che l'avrei rivista alla fine del mio viaggio oppure durante le vacanze pasquali, in cui avrei avuto occasione, forse, di rientrare a casa.

Un distacco diverso dagli altri.

Secondo questa mia dolorosa esperienza, posso dire alcuneo cose al riguardo. Sapere che una persona molto importante della tua vita ti ha lasciato, almeno corporalmente, è sempre e comunque una brutta notizia. È  qualcosa che ti logora l'anima e che fa nascere in te mille domande,dandoti indietro poche, ma importanti risposte. Eppure, è questa una delle volte in cui mi è capitato di non poter essere fisicamente presente nelento dell'accaduto nel luogo in cui il corpo di queata persona si trova nel momento dell'accaduto. Posso dire che è molto triste non poter rivedere, per l'ultima volta almeno, la persona che si ama tanto e che da poco si ha avuto la notizia di aver perduto, ma anche che è un modo che fa vivere questa perdita, in maniera "diversa".

Accettare questa situazione.

Non è stato facile, per me, accettare questa situazione, ma in particolare, non lo è stato neanche accettare il fatto, ad esempio, di non potere, in nessun modo, partecipare ai funerali che si terranno, precisamente, tra poche ore. Non sarei riuscita ad organizzare tutto e forse neanche un cambio di aerei mi avrebbe permesso di poter essere presente domani mattina.

E’ una situazione che non è semplice da accettare, ma che aiuta a capire che nella vita non si può sempre dire e fare ciò che si vuole. E’ una situazione che fa molto male, ma che, ancora una volta, aiuta a crescere.

Uno strano presentimento.

Avevo avuto, tanti mesi fa, qualcosa in mente che era una sorta di presentimento. Era come un sensore che mi diceva che durante questo mio periodo di Erasmus io avrei perso qualcuno di molto importante per me. Eppure, di fronte alla realtà, non credo si possa essere mai “preparati abbastanza”, sebbene la lunga malattia di mia zia mi abbia dato una lunga e dovuta riflessione sul pensiero dell’allontanamento che aspettava le nostre persone, in un periodo di tempo non molto lungo, purtroppo.

Il mio consiglio.

Non mi sento mai tanto all’altezza da poter dare dei consigli alle persone. Penso che ognuno debba seguire il proprio istinto e le proprie sensazioni. Eppure, in questo caso, credo di poter essere utile per tante persone che si accingono, non soltanto ad affrontare un viaggio per ragioni legate all’Erasmus, ma anche per tutti quelli che intendono iniziare un lungo viaggio.

Il mio consiglio è quello che, in fin dei conti, ho seguito anche io, prima di partire, e cioè quello di salutare, il più possibile, tutte quelle persone a voi care, che ritenete più importanti nella vostra vita. Fatelo. Salutatele come se dovesse essere l’ultima volta che le vedrete. Non lo dico né per male augurare qualcosa di brutto e né tanto meno per spaventarvi e mettervi addosso un’ansia molto più forte di quella necessaria a prepararvi per il vostro qualsiasi viaggio.

Non sono una psicologa, o almeno non ancora, per poter dare dei consigli riguardo questa sorta di atteggiamento, eppure, mi permetto di dire che la vita, a volte, per mia triste consapevolezza ed esperienza, ci porta via delle persone molto care quando meno ce lo aspettiamo ed è per questa ragione che vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo può aiutare ad aumentare in noi la percezione della nostra giornata, dei nostri affetti e di tutte quelle piccole grandi cose che sono realmente importanti nella nostra vita.

Spero di non avervi rattristato con questi discorsi, ma purtroppo, anche questi aspetti tanto tristi fanno parte della vita e prepararsi a viverli al meglio è, forse, la migliore soluzione che possiamo adottare.

Primo aggiornamento del post (effettuato in data 7 Settembre 2016).

Decido di aggiornare questo post, proprio oggi perché, fino ad ora, mi riusciva difficile accettare la scomparsa, anche, di mio nono, durante questo periodo all’estero. A soli 20 giorniesatti dalla morte dell’altra mia zia, si è avvicinata nella mia vita una morte ben più grave, o comunque un po’ più sentita, di quella che ha comunque colpito mia zia, alla quale ero si, molto legata, ma con la quale avevo condiviso molti meno momenti ed emozioni, rispetto a quello che mio nonno ha fatto per me.

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Non è facile per me ritrovarmi a scrivere un’esperienza del genere in un post che si affaccia su un portale a livello mondiale, tuttavia, lo dico con sincerità, penso che questa mia seconda e non certo desiderata esperienza è stata molto decisiva in questi ultimi mesi trascorsi in Spagna e sono certa che ha segnatola mia vita per sempre.

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La figura del mio nonno materno.

Non so davvero come potrei iniziare a descrivere l’immenso amore che provavo per mio nonno. Non ha avuto un inizio specifico, perché è proprio sin da quando sono nata che le sue braccia mi hanno stretta forte al petto ed è proprio fra le braccia di mio nonno che ricordo di aver vissuto il mio primo ricordo che ho della mia infanzia.

Ci trovavamo, infatti, in una competizione per bambini, in cui ero vestita da Cappuccetto Rosso e tentavo di soffiare via il premio a tutti gli altri piccolissimi partecipanti che, in onore della festa annuale di Carnevale, avevano deciso di partecipare a questa sfida di mascherine.

Ricordo, in particolare, quasi come un sogno, quando mi ha fatta salire sul palco, salendo i pochi gradini che separavano lo stesso dal suolo, portandomi, infine, di fronte alla signora che presentava la serata. Ero molto piccola, lo so, ma ricordo tutto come una grande immagine sfocatae proprio come un’immagine sfocata, ma a volte distinta, nei miei sogni, che ho avuto modo di ricordare, fino ad ora, il nonno con cui ho trascorso più tempo e che amavo di più: nonno Mario!

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E’ difficile riuscire a non piangere mentre scrivo queste righe, ma non posso fare a meno di ammettere che se mi avessi saputo che lui se ne sarebbe andato per sempre di lì a pochi mesi, mai mi sarei messa in testa di rinunciare a quel “poco di tempo in più”, per lui, per vivere un’esperienza che, certamente e comunque, si è rivelata positiva per la mia formazione personale, ma che avrebbe potuto benissimo attendere uno o due anni in più, e dare, quindi, la precedenza agli ultimi momenti che avrei potuto vivere insieme a mio nonno.

A questo si aggiunge anche il fatto, come se non bastasse(!!), che il mio periodo di Erasmus all’estero, non è stato riconosciuto dall’Università del Foro Italico per via della grave mancanza dell’invio della richiesta di accettazione della mia borsa in qualità di studentessa Erasmus che, tra l’altro, avevo già il diritto di occupare, in quanto vincitrice del titolo di idoneità!

Conclusioni.

In ultimo, non penso che tutti abbiano avuto la fortuna di avere un nonno che li ha amati così come io sono stata amata, ma soprattutto capita, da mio nonno, ecco perché sono quasi certa che nessuno riuscirà a comprendere l’immensi doloro che mi porto dentro che “il dover andare avanti della vita” spesso nasconde dietro ad un mio sorriso, magari proprio in uno di quei tanti giorni in cui piango di nascosto per lui.

Eppure vi assicuro che ciò che ho provato per mio nonno, è qualcosa che neanche i miei genitori riescono a sostituire. Non si tratta di una mancanza affettiva, da parte loro. Si tratta di una semplice differenza di ruoli, laddove mio nonno costituiva per me un fonte inesauribile di energia, vitalità ed amore, visto che io e lui eravamo, a detta di tutti, molto similicaratterialmente e nelle passioni che da sempre ci univano, come ad esempio il ballo, il cinema e la musica in generale.

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Il mio consiglio per voi.

E’ proprio a seguito di questo per me immenso dolore che nasce, infine, un consiglio che spero che possa essere preso in considerazione da tutte le persone che potrebbero essere interessate, non soltanto a partire in Erasmus, ma anche a partire, molto più semplicemente, all’estero, per un’esperienza di lavoro, svago o d formazione personale.

Con tutta me stessa e nella sincerità più assoluta, posso confidare al mondo intero che, qualora avessi saputo che mio nonno mi avrebbe lasciato proprio in quel periodo, io mai e poi mai sarei partita in Erasmus. E questo lo dico, nonostante abbia incontrato, in questo mio nuovo percorso, tante affabili persone, tra cui una in particolare, di cui avevo parlato proprio a mio nonno, duranti i suoi ultimi giorni di vita.

Mancherò forse un po’ di rispetto a questa persona, che pure mi ricorda tantissimo di lui, eppure io mai avrei voluto perdere mio nonno senza, perlomeno, poterlo riabbracciare per l’ultima volta.

Perciò, il consiglio che vi lascio, è proprio questo: se siete giovani ed avete  tanta voglia di partire ed esplorare il mondo, proprio come me, ricordate che:

  • Si può viaggiare anche all’interno della nostra città di sempre, scoprendo nuovi volti e nuove persone, attraverso nuovi occhi;

  • Se avete ancora vivi dei cari, in particolare i vostri nonni, ma anche dei genitori un po’ malati, che hanno bisogno della vostra presenza, scegliete di rimandare il vostro viaggio, anche se questo rinvio dovesse annullare, addirittura, la vostra partenza;

  • Ci sono cose che non tornano indietro e che, soprattutto, che la vita non ci donerà due volte, proprio come la presenza dei nostri genitori o delle nostre nonne o nonni, e che è più che opportuno vivere, a prescindere da tutto il resto ed in priorità di qualsiasi altro vostro desiderio;

  • Le città, le università ed i posti che vorrete incontrare resteranno lì, immobili per sempre, ma le vite dei vostri cari, no!

E’ proprio per questo motivo che, vi esorto, dopo questa esperienza, non a “non partire”, ma, più semplicemente, a fare un altro tipo di viaggio: l’inaspettato viaggio che mai vi sareste sognati di percorre all’interno della vostra città dove, magari, siete anche nati, dimostrando al mondo che ci sono più di mille ragioni per vivere in un posto del genere!

Grazie, infine, a tutte le persone che si preoccupano di leggere, puntualmente, i miei articoli e grazie, in particolare, per aver letto questo articolo il quale era debitamente scritto in memoria di mia zia e del mio dolcissimo nonno Mario che, purtroppo, non c’è più!

Grazie ancora, e, se posso, vi chiedo anche, una preghiera per le loro anime. Sono certo che mia zia e mio nonno saranno molto felice di ricevere questi tanti e “piccoli”, ma grandi segni, dalla Terra!

Un forte ringraziamento, anche per questo.

Alla prossima!


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