Erasmus numero Tre: come tutto è iniziato

Eccomi qui, valigie chiuse e ultimo check effettuato. Documenti, portafogli, cellulare, biglietti: c’è tutto. È la terza partenza importante. Erasmus numero tre, destinazione Lione. Mi viene un po’ da ridere, perché nonostante io stia pensando a questa partenza da mesi e non ho praticamente parlato d’altro durante le ultime settimane, sento di nuovo la stessa vecchia nuova sensazione: sto morendo di paura e ho l’entusiasmo a palla. Saluto tutti e riconosco ormai anche il loro sguardo, in cui l’apprensione si mischia alla serenità nel vedermi fare qualcosa che mi rende felice. È proprio questo sguardo la cosa che mi emoziona di più, soprattutto quando saluto mamma alla barriera dei controlli di sicurezza, all’aeroporto di Napoli.

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Quando il mio aereo atterra a Lione, so che sta cominciando una nuova avventura e che di nuovo mi troverò a misurarmi con un’altra lingua, una nuova città, persone che non conosco e tutto da costruire. Per i prossimi mesi sarò una giornalista, dovrò scrivere articoli e recensioni su tutti gli eventi artistici e culturali in città e, nonostante non sia un’esperta nel settore, non vedo l’ora di mettermi alla prova. Mi avvio verso l’uscita dell’aeroporto e cerco di tradurre i cartelloni pubblicitari in francese che presentano la regione di Rodano-Alpi (in cui si trova anche Lione), e che non capisco ancora del tutto. So che dall’aeroporto devo prendere un treno fino alla stazione (Gare) di Part-Dieu, vicino alla quale abiterò nel prossimo mese. Una volta lì mi rendo conto che la stazione è davvero enorme, e io mi ritrovo con due valige tra fiumane di gente, senza la minima idea di dove andare.

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Lo smarrimento dura solo qualche minuto, perché apro Google Maps (salvatore della patria) e inserisco la via di quella che sarà la mia nuova casa. L’accoglienza della città non è delle migliori, dato che piove a dirotto, fa freddo e in pochi minuti sono completamente bagnata, ma per fortuna arrivo subito a casa. Ad aprirmi la porta c’è Guriana, una ragazza della Colombia che, per mia grandissima fortuna, ovviamente parla spagnolo. Dopo il primissimo imbarazzo iniziale, capisce che io e il francese non abbiamo ancora un bel rapporto, e quando le dico che possiamo parlare spagnolo si illumina e comincia a parlarmi senza sosta. È super simpatica e mi offre una tisana (capirò poi che in Francia praticamente tutto il mondo ha un bollitore e che si beve quasi più tisana che acqua). Accetto e continuiamo a parlare per tutto il pomeriggio, le racconto un po’ della mia storia e lei mi racconta un po’ della sua.

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Tornerà in Colombia tra una settimana per una vacanza con degli amici, ma lavora in Francia già da anni. Mi chiede poi di uscire con lei e il suo gruppo, ma a malincuore rifiuto perchè sono davvero distrutta e  devo ancora disfare le valigie e sistemarmi nella mia nuova stanza. Dopo poco mi ritrovo da sola nel’appartamento e, guardando fuori dalla finestra, mi rendo conto che sto sorridendo: realizzo che sono in Francia e che sta cominciando un altro capitolo importante della mia vita. Non so bene cosa mi stia aspettando lì fuori, ma non vedo l’ora di scoprirlo.

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