Le prime ore del mio Erasmus

Costamezzana (Parma), ore 7:30. Suona la sveglia, ma questa volta il mio sonno non ne è influenzato perché sono già alzato. L’emozione, congiunta a quel po’ di timore per le cose che non si conoscono, mi accompagna da qualche giorno e fa sì che il dormire sia interrotto prima di quanto mi fosse concesso durasse.

È il 15 settembre, la giornata è eccezionalmente cupa: pioviggina, il cielo è coperto e l’ aria è satura di umidità. Io invece sto per incominciare un viaggio. Infatti, questo è il giorno in cui volerò dal mio Bel Paese alle rotte di Belfast: sono uno dei fortunati che sono stati nominati per un’esperienza Erasmus a Jordanstown, paese vicino al capoluogo dell’Irlanda del Nord, che da oggi mi vedrà divenir parte della sua vita come studente internazionale.

Provo un curioso mix di emozioni, ma non sono agitato o in ansia, e questo è l’importante. Il viaggio in auto assieme a tutta la famiglia procede bene e senza troppi intoppi, fatta eccezione per quel pizzico di immancabile traffico in prossimità dell’aeroporto di Bergamo.

Noto con piacere che durante tutto il tempo che precede la partenza c’è un clima famigliare genuino e allegro. E io che temevo che questo momento sarebbe stato vissuto con esasperante dolore! Sono proprio contento, e il buonumore si mantiene vicino anche quando ci dobbiamo salutare al gate aeroportuale. Vivo il momento come se dovessi andare a passare le vacanze dai nonni, con estrema leggerezza.

Sono sicuro che se il mio umore è così fortemente mantenuto alto è anche per merito di Gianmarco, mio compagno di studi e di quella che sarà una delle più belle esperienze della nostra vita. Ebbene sì, anche lui è stato nominato per la stessa destinazione Erasmus!

Sono le 10:45 quando l’aereo si libra finalmente nell’aria, a fare da cornice alla scena è una giornata ancora più cupa, in forte contrasto con le bellissime settimane estive che hanno caratterizzato le due settimane passate. Sono felice che oggi ci sia questo clima, perché ciò mi permette di sentire meno forte il desiderio di restare nella terra natia e di percepire minore contrapposizione tra il clima di partenza (che mi aspettavo migliore) e quello di arrivo (che aspetto terribile, gelido e perennemente cupo). Accade effettivamente così.

Dopo il decollo non ho molta voglia di parlare, ma non sono per nulla infastidito dai numerosi racconti di Gianmarco, è come se mi facessero compagnia durante l’attraversamento di Svizzera, Francia e Gran Bretagna. È durante quelle chiacchierate che vengo a sapere di non avere inviato per tempo una fototessera personale che sarebbe servita per l’ID card di Ulster University e quindi per il completamento dell’ immatricolazione nell’università ospitante. Possiamo già dire di partire bene!

All’atterraggio troviamo un panorama sicuramente più verde di quello lasciato, ma un cielo assolutamente identico, e la calorosa squadra di accoglienza dell’università, che ci indirizza immediatamente verso i bus diretti a Jordanstown.

È durante il lento procedere verso la destinazione finale che inizio a sentirmi lontano da casa e da tutto. Non è nulla di ché, ma non è una bella sensazione osservare paesaggi mai visti prima e riconoscere estraneo ogni indicazione o segnaletica che passa sotto i propri occhi.

All’arrivo in quella che sarà la mia casa per i prossimi 5 mesi sono soddisfatto di riuscire a parlare con tutto lo staff di benvenuto; evidentemente non me la cavo male in inglese come temevo!

Sono pure contento di iniziare quest’ avventura con cioccolata calda, torta e di constatare che la mia camera offre un’ottima vista del mare o, meglio, l’oceano. Non mi era mai capitato di viverci così vicino!

Mentre sono in camera a disfare la valigia mi verrebbe da sentirmi lontano da ogni comodità e spaesato, come è naturale all’inizio di ogni avventura. Dico “verrebbe” perché non ho effettivamente il tempo di pensare a tutto questo, dato che Gianmarco mi propone di esplorare tutto il confinante campus e di andare a chiedere i prezzi della palestra più vicina, per valutare se farvi l’abbonamento.

Ci perdiamo nel plesso sportivo e quando troviamo, dopo mezz’ora abbondante, la palestra, intavoliamo una lunga conversazione con uno dei personal trainer, che non si trattiene dal dirci che raramente incontra studenti internazionali così spigliati in inglese sin da subito. Ottimo complimento per partire e avere più carica!

Non siamo ancora tornati nello studentato che già le prime attività per fare conoscere i nuovi studenti tra di loro sono iniziate. È qui che inizio a parlare con studenti provenienti da altre città d’Italia, dalla Germania e dalla Francia. In uno dei pochi attimi liberi della giornata ho pure conosciuto le mie coinquiline dalla Spagna, da cui ho ricavato un’ottima impressione. Sento che saremo ottimi amici (…posso confermare a posteriori che accadrà davvero così)!

Finita una doccia rigenerante esco di casa per intrattenermi con altri studenti internazionali fino a dopo cena. Le conversazioni sono costruite su “What’up?” improvvisati e “I’m Gianpietro, from Italy! Where are you from?”. Il servizio dello studentato ci ha infatti offerto la cena per il primo giorno. Ottimo, almeno abbiamo potuto evitare di pensare subito a dove fare la spesa!

A fine serata ho conosciuto una decina di persone, mi sembra di essere a Jordanstown da 2 mesi e provo solo un senso di estrema curiosità e interesse per ciò che mi aspetta!

I cattivi pensieri di qualche ora prima? Lontanissimo ricordo!