Per le vacanze di Pasqua del 2017 io e la mia famiglia decidemmo di fare un breve viaggio nel sud dell’Italia, nella parte orientale e sud orientale della Sicilia, fra la provincia di Ragusa e la provincia di Siracusa.
Io e mio padre, a dire la verità, eravamo già stati in Sicilia alcuni anni prima, in occasione di una delle mie gare. Putroppo però quella volta non fu esattamente una “gita di piacere”, per cui non riuscimmo a visitare praticamente nulla, fatta eccezione per il circuito dove si teneva la competizione.
Per questo motivo ero veramente felice di visitare una regione italiana che non conoscevo, e che avevo la quasi totale certezza che mi sarebbe piaciuta. Decidemmo di trascorrere cinque giorni in Sicilia, cercando di concentrare in quel poco tempo la visita dei luoghi più iconici, caratteristici e famosi dell’isola. Pianificammo meticolosamente il viaggio, in modo che non ci fossero perdite di tempo. Organizzammo un viaggio a tappe, con l’aiuto di un collega siciliano di mio padre: avremmo toccato Siracusa, Noto, Ragusa, Modica, Marzamemi e tante altre località.
La prima tappa sarebbe stata Siracusa.
Non appena arrivammo all’aeroporto Fontanarossa di Catania rimanemmo piacevolmente colpiti dal clima: un sole piacevolissimo, cielo completamente azzurro e una temperatura di circa 25 gradi. Insomma, l’ideale per passeggiare all’aria aperta tutto il giorno, senza doversi rintanare in continuazione nei bar, o per il troppo caldo o per il troppo freddo.
Siracusa
La prima tappa del percorso fu Siracusa, scelta per la sua storia millenaria e le sue ricchezze artistiche che gli hanno valso dal 2005 l’inserimento tra i patrimoni mondiali dell’umanità dell’UNESCO. In poco tempo arrivammo nella zona del centro dove un affabile ragazzo ci indicò un parcheggio molto sicuro dove lui stesso si sarebbe preso meticolosamente cura della nostra auto e dei bagagli per la “modica” cifra di 10€. Ci incamminammo verso l’isola di Ortigia, collegata a Siracusa mediante il ponte Umbertino. Passeggiammo per un po’ per i vicoli del centro, affollati di turisti, piccoli bar e negozietti dove acquistare prodotti tipici del luogo. Alla fine della strada, letteralmente dal nulla, si aprì la piazza del Duomo.
Piazza del Duomo di Ortigia
Il sole che si rifletteva sulla roccia calcarea chiara della quale erano fatti la maggior parte degli edifici della piazza, faceva apparire la piazza ancora più estesa di quanto effettivamente non fosse. Oltre allo sfarzo barocco degli edifici che vi si affacciavano su ogni lato, la piazza era resa decisamente pittoresca dalla presenza di alcuni singolari personaggi. Agli angoli della piazza, dove gli edifici creavano piccole zone ombreggiate, sedevano buffi soggetti che suonavano strumenti musicali arrangiati, o che improvvisavano spettacolini circensi lanciando grossi limoni o oggetti vari. Ce n’era poi uno che si aggirava per la piazza tenendo in braccio una specie di grosso lucertolone, con la pelle squamosa e ruvida, di colore verde chiaro. Il signore, agghindato con abiti variopinti ed accessori appariscenti, chiamava a gran voce i tursiti che passeggiavano tranquillii nella piazza, invitandoli a farsi una foto con il suo strano amico squamoso.
E poi la piazza in sé era un vero spettacolo, un gioiello barocco, ma anche elegante, pulito, non eccessivo come piò apparire certe volte questo stile. Infatti tutti i palazzi furono interamente ricostruiti o comunque pesantemente restaurati tra la fine del 1600e l’inizio del 1700, dopo che un violento terremoto nel 1693 aveva devastato il centro di Ortigia.
Il Duomo di Ortigia
L’edificio che più di ogni altro ci saltò all’occhio non appena mettemmo piede nella piazza fu ovviamente il Duomo, intitolato alla Natività di Maria e risalente, almeno nella struttura originaria, al VII secolo. Il suo impianto architettonico fu concepito per fungere da scrigno per un tempio greco dedicato alla dea Atena, voluto dal tiranno di Siracusa Gelone nel 480 a. C. Di questo antichissimo tempio sono ancora oggi visibili quasi tutte le mura del peristilio. Dopo la parentesi della dominazione araba tra il nono ed il dodicesimo secolo, in cui l’edificio divenne una moschea, i normanni la riportarono al culto cristiano e ne ampliarono la struttura. Le pareti della navata centrale furono innalzate, mentre la facciata venne quasi interamente ricostruita.
Dall’esterno il Duomo appare come una perfetta ed armoniosa commistione fra la facciata barocca e le possenti colonne doriche nelle mura perimetrali. Sempre sulla facciata, oltre alle colonne decorate con capitelli corinzi, si trova un fregio con festoni ed angeli, sormontato dallo stemma reale emblema di Carlo III di Borbone, che raffigura un’aquila. La porzione superiore della facciata ospita l’immagine della Vergine Maria, affiancata dalla statua di San Marciano, primo vescovo i Siracusa, e da Santa Lucia. In basso si accede al sagrato tramite una spettacolare ed elegante scalinata fiancheggiata dalle statue degli apostoli Pietro e Paolo, entrambe realizzate in marmo dallo scultore palermitano Marabitti, autore anche delle de statue di Santa Lucia e di San Marciano.
Una volta la cattedrale doveva essere dotata anche di un campanile di epoca normanna, che purtroppo andò distrutto durante il terremoto del 1693. L’interno della Chiesa è nel complesso sobrio, diviso in tre navate, arricchite da magnifiche opere d’arte, che sono per la quasi totalità successive al terremoto. Sull’altare maggiore si trova un dipinto che rappresenta la Natività di Maria (alla quale è intitolata la chiesa), mentre alle pareti si possono ammirare due opere più recenti che rappresentano San Paolo che predica nelle catacombe siracusane e San Pietro che invia da Antiochia il vescovo Marciano. Degna di nota è l’immagine della Madonna della Neve, unica opera superstite del periodo normanno della chiesa.
Infine, percorrendo dall’ingresso la navata sulla destra, si possono notare due piccole cappelle, decorate con stucchi barocchi ed impreziosite da sculture di marmo. La prima, la cappella di Santa Lucia, ospita le reliquie della Santa alla quale è intitolata la cappella, prima martire siracusana e patrona della città. La seconda invece, quella del Santissimo Sacramento, è interamente affrescata con immagini tratte dall’Antico Testamento. In fondo alla navata si trova la cappella del Crocifisso, che accoglie bellissimi monumenti sepolcrali dei vescovi di Siracusa oltre a numerose opere scultoree e pittoriche, come il dipinto attribuito ad Antonello da Messina che raffigura San Zosimo.
Uscendo dalla chiesa venimmo nuovamente inghiottiti dalla luce della piazza, ancora più viva di prima. Dalle scale, leggermente sopraelevate, potemmo ammirare tutti gli altri edifici che si affacciavano sulla piazza da un punto di vista differente e privilegiato: davanti a noi si ergevano il Palazzo Beneventano del Bosco ed il Palazzo Gaetani, entrambi residenza private con facciate sontuose; accanto al Duomo, sul suo lato destro, sorgeva il seicentesco Palazzo Senatorio, sede del municipio mentre sull’altro lato si innalzava il magnifico palazzo vescovile.
Rimanemmo a lungo ad ammirare la piazza ed i particolari personaggi che la abitavano, fino a che il sole sempre più forte non ci convinse a spostarci e ad andare alla ricerca di una rinfrescante granita siciliana.