Nicaragua nicaraguita
Ti scrivo una lettera d’amore tra le mura di un monolocale, in questa città che si sforza ad essere primavera e a tratti ci riesce. Da qui è più facile scriverti, da lontano si vedono meglio le differenze. Sono proprio quelle differenze che mi fanno parlare d’amore. E’ la semplicità. Quella della tua gente, dei loro sorrisi. Quella semplicità che non prevede l’accontentarsi, perché il tuo popolo non è abituato a farlo. Quella semplicità fatta di vita quotidiana. Poco a poco, al suave, si va avanti, sfidando il caldo, le piogge, le strade sterrate, gli stipendi da fame. Ci si affida alla fatalità degli uragani e degli tsunami, perché se qualcosa deve accadere accade, “ma meglio se succede dopo che ho finito di mangiare”.
Allora ti scrivo per dirti che mi manchi. Mi mancano i tuoi autobus affollati, con la signora che, facendosi spazio fra la gente urla: quesillo mi amooor, quesillooooo a cincoooo! Mi manca la bolsita de leche, ora il caffè ha un altro gusto. Mi manca la tua spiaggia, affondare i piedi nella sabbia e schivare i detriti portati dal mare. Mi mancano le tue onde, quelle che travolgono, che lasciano senza fiato, che ti sbattono in faccia la loro potenza. Mi manca il ruggito di quelle onde. Quel sentirsi così vulnerabili e fragili davanti all’oceano. Por supuesto mi manca la tua cerveza, non per la qualità, ma più per la quantità. Mi manca quella fastidiosissima e pesantissima goma da ron. Ma soprattutto mi manca la tua natura imponente.
Le sagome dei tuoi vulcani che compaiono all’orizzonte ricordandoci costantemente la presenza di una bellezza potente e pericolosa che ci circonda. La roccia del vulcano Concepcion, screpolata, tagliata, quasi scolpita. La sua altezza che sovrasta l’isola e la domina. La vastità del tuo lago, che si finge mare e nasconde fango e pesci. La bellezza inaspettata delle tue lagune che sorgono in cima a vulcani spenti e la minaccia delle loro acque. La fragilità di una terra che vuole ballare, proprio come i suoi abitanti. La vastità dei due oceani che battono sulle tue coste incessantemente, delle loro grandi onde che ti stremano e ti rendono unica. Convivere con una natura così, che se ne frega dell’uomo, fa tremare di paura ma fa bene. Ti rimette al mondo, nel posto minuscolo a te destinato. Ti costringe a capire che la tua vita non vale più di quella di un altro essere umano e nella storia del mondo non varrà proprio un bel niente. Convivere con una natura così ti umilia. E allora, forse, dopo averlo capito ti spingi a non conformarti con quello che uomini e donne come te, nel corso della storia, ti hanno creato attorno. Forse, trovi il coraggio di ribellarti, di lottare e di morire. Porque ahora que ya sos libre Nicaraguita yo te quiero mucho mas.
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