Il cuore di Istanbul
Il cuore di Istanbul
Rumore. Di giorno, nelle vie del centro storico, un incessante fracasso, si definisce progressivamente in una melodia composta da dialetti euroasiatici, destinata ad accompagnare chiunque di passaggio. Il servile "Buyrun!" dei commercianti che eccheggia nell'aria, espressione di completa messa a disposizione, riflette, da un lato, una tradizionale "cura dell'ospite", pratica che ogni buon turco si preoccupa di rispettare, dall'altro la convinzione di poter soddisfare qualunque tipo di richiesta, tipica usanza sociale di una città in cui tutto è (praticamente) possibile. Ad ogni passo e in ogni angolo, insegne pittoresche guidano lo sguardo, stimolato dalla varietà di colori che alloggiano in vetri, tappeti e ceramiche secondo la tradizione, o in vari altri oggetti che la richiamano, talvolta rivisitandola. Così avviene per i "kilim", tappeti tradizionali di utilizzo condiviso dall'intera area Nord-mesopotamica - tessuti in occasioni celebrative da donne che, per mezzo di simboli, raccontavano lo propria storia o esprimevano un particolare auspicio - i cui motivi caratteristici si ritrovano ad adornare borse e vestiti acquistabili. L'incantevole atmosfera si interrompe, riportata alla realtà da profumi ed odori provenienti dai non rari ristoranti per le vie del centro, che gentilmente stimolano i sensi più primordiali. La tradizione culinaria turca è molto varia e, anche se composta di pochi ingredienti essenziali e per lo più tipici dell'area del mediterraneo, può comprendere piatti particolarmente stuzzicanti. Si passa così da piatti meno elaborati come "gözleme" e "pide" - che richiamano la piadina e la pizza - ripieni di verdure o carne, a piatti più impegnativi nella prelarazione come "sarma", foglie di vite ripieni di riso, spezie e carne, o "karniyarik", una melanzana ripiena di carne e spezie. Le pietanze principali sono a base di carne, comprendenti le varie tipologie di "kebap", sebbene si trovino anche piatti a base di verdure e legumi, spesso utilizzati come entrate, nel caso della "mercimek çorba" o zuppa di lenticchie, oppure come accompagnamento, nel caso del "nohutlu pilav" o riso con ceci. Lontano dai ristoranti, i I venditori ambulanti propongono diversi snak, come "mısır" pannocchie grigliate, "kestane" castagne arrostite o prodotti da forno come "simit" e "börek", più utilizzati per la colazione, ma atti a soddisfare qualunque languorino. Una volta soddisfatti i sensi, l'intelletto può nutrirsi della storia di una città che ha visto lingue, culture, usanze e popolazioni incontrarsi, influenzarsi e mutare nel corso dei millenni, ed il cui passaggio ha lasciato segno e testimonianza. Tra obelischi egizi, come l'obelisco dell'ippodromo, tempi greco-romani memori della dominazione dell'impero romano, chiese cristiane - come "Hağia Sophia", oggi convertita in moschea - e le imponenti mura, i castelli ed i palazzi ottomani, si delinenano i tratti sociali, religiosi e culturali di un popolo che ha mutato cotanta varietà in un inestimabile ricchezza. Di sera le luci, fievole e diffuse sembrano riportare al passato, creando un' atmosfera quasi aldilà del tempo. In riva al Bosforo, limite naturale tra Europa ed Asia, l'odore del pesce guida il volo dei gabbiani che si eleva ancor più improvviso al canto di "Müezzin", proveniente dalla moschea di Eminönü, che richiama i fedeli all'ordine scandendo l'ultimo appello a pregare del giorno. Il canto, simile ad un triste lamento, trasmette un senso misto ad appartenenza ed angoscia, che per pochi minuti annulla qualsiasi fracasso, quasi capace di fermare il tempo. Al termine dello stordimento si riprende il cammino e sul ponte di Galata che unisce l'occidente all'oriente, attraversando il Bosforo, si intravede la bellezza derivante dalla più improbabile unione, che suggeresce che ogni limite è ben più che valicabile e che assicura così che ogni singolo istante appena vissuto s'imprima per sempre nella memoria dell'esperienza.
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