Avventura a Istanbul
Il check-in per il volo fino a Istanbul ha aperto alle tre del mattino e fino a quell'ora noi siamo rimaste sedute su delle sedie molto scomode. Avevamo provato a dormire un po', ma era stato impossibile. Siamo passate al controllo di sicurezza e io non ho avuto problemi, ma quando ho guardato dietro di me per cercare la mia amica Carolina, ho visto che c'era una guardia che la stava perquisendo. Mi ha detto che non era mai stata palpata così tanto in vita sua, è rimasta traumatizzata e si è lamentata per tipo mezz'ora.
Mentre aspettavamo di poter salire sull'aereo, abbiamo avuto una conversazione molto interessante: abbiamo parlato di disastri aerei causati da attacchi terroristici. Carolina mi ha detto che se fosse vecchia e le proponessero di dirottare un aereo pieno di persone in cambio di molti soldi per la sua famiglia, lei accetterebbe. Beh, cosa ne ho tirato fuori da questa conversazione? Non prenderò mai un aereo insieme a Carolina dopo i 65 anni.
Hanno finalmente aperto il gate del nostro volo e ho scoperto che fino a quel momento avevo sempre viaggiato in aerei da quattro soldi. La Turkish Airlines è molto meglio di tutte le altre compagnie aeree. Ogni passeggero aveva un piccolo schermo e potevamo scegliere tra molti film e non si trattava neanche di film vecchi che non vuole vedere nessuno, erano recenti! Ci hanno anche dato delle cuffiette, un panino e una bevanda. Il panino non faceva schifo, era proprio buono, c'era anche il pomodoro, che a me di solito non piace, ma l'ho mangiato, il che prova il fatto che fosse delizioso.
Il viaggio è stato veloce, non ho neanche avuto il tempo di vedere tutto il film, lo finirò durante il ritorno a Bucarest.
Ci abbiamo messo molto tempo a uscire dall'aeroporto perché abbiamo dovuto mostrare il nostro visto per uscire e c'era una fila lunghissima. Se il fratello di Carolina non ci avesse detto che serviva un visto per andare in Turchia, non lo avremmo saputo, ci saremmo comunque messe in quella fila enorme aspettando il nostro turno e poi ci avrebbero detto che avremmo dovuto fare un visto, che in aeroporto costa di più.
Siamo uscite dall'aeroporto e, mentre cercavamo la stazione della metro, siamo state approcciate da molte persone che offrivano stanze in hotel e viaggi in taxi. Sembravano degli avvoltoi, erano molto peggio dei taxisti rumeni.
Non avevamo mai preso la metro da sole fuori dal Portogallo, è stata la nostra prima volta. Avevamo sempre paura di perderci, ma non avevamo nessuna alternativa perché il nostro ostello si trovava a 20 km dall'aeroporto, quindi non potevamo andarci a piedi. Alla fine non è difficile, basta controllare una mappa della metro prima e sapere qual è la fermata più vicina alla propria destinazione.
Nella metro c'era un uomo che ha iniziato a darmi fastidio perché non la smetteva di fissarci e ci stava facendo sentire molto a disagio. Inoltre, mi stava praticamente addosso perché la metro era piena. Sono stata con la mano sulla mia borsa per tutto il viaggio perché temevo che avrebbe provato a rubarmela.
Dovevamo scendere alla fermata "Karakoy" e poi avremmo dovuto cercare l'ostello con il navigatore, ma le tariffe per chiamare e usare Internet sul telefono sono molto alte, soprattutto quelle per Internet, che con il mio operatore costava 6€ a Megabyte, quindi abbiamo usato il cellulare di Carolina perché aveva un'offerta di 0, 20€ al minuto.
Siamo arrivate in ostello alle 09:00 e su Internet c'era scritto che si poteva effettuare il check-in solo a partire dalle 14:00, quindi mi aspettavo che ci dicessero che avremmo potuto portare le valigie in camera solo a quella ora, invece no. Ci hanno subito lasciate andare nella stanza, dove abbiamo conosciuto le altre ragazze con le quali l'avremmo condivisa. Una di loro mi ha scioccata dicendo che non sapeva cosa fosse il Portogallo... Non è che non sapesse dove si trovava, non sapeva proprio cosa fosse.
Quando siamo entrate nella stanza dell'ostello, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata: "E io che pensavo che quello a Copenhagen fosse brutto". I letti a castello non avevano le scale e noi avevamo i letti di sopra perché gli altri erano già tutti occupati, quindi quando volevo andare a letto dovevo fare una specie di spaccata tra il mio e quello di Carolina per poterci salire.
Il bagno era terribile. La doccia era proprio di fianco al water e non c'era nessun tipo di divisione, c'era solo uno scarico tra il water e il lavandino per far scorrere l'acqua. Quando l'ho visto, sono rimasta pietrificata e una ragazza mi ha chiesto il motivo di quella mia reazione. Ero io che dovevo chiederle perché stesse reagendo così alla mia reazione! Immagino che sia cresciuta in una stalla visto che non ha capito.
Non c'era neanche una mappa... Tutti gli altri ostelli in cui ero stata avevano mappe della città, questo invece aveva una specie di cartolina con alcuni luoghi importanti. Per fortuna avevo preso una mappa in aeroporto, ma non era comunque un granché, non riuscivo a orientarmi con quella perché non c'erano i nomi delle vie, erano segnati solo i monumenti. Non mi restava altro da fare che scaricare la mappa della città su Google Maps così da poterla usare anche offline.
Non avevo mai visto un ostello così brutto in vita mia, ma per quel prezzo non potevo pretendere molto.
Ho provato a programmare un percorso da seguire per visitare Istanbul, ho fatto del mio meglio con i mezzi a mia disposizione. La città è enorme ed è divisa dal mare in tre parti, quindi abbiamo esplorato la parte nella quale ci trovavamo; avremmo visto le altre due nei giorni successivi.
Siamo andate al primo monumento che avevo segnato e abbiamo capito che qui la sicurezza è elevata, mi sembrava di essere in un aeroporto perché per entrare dovevamo passare attraverso un metal detector e controllavano tutti gli effetti personali. Inoltre, c'erano uomini armati dappertutto.
Mentre costringevo Carolina a farmi delle foto, un signore ci ha interrotte per chiederci di scattargli delle foto. Voleva che lo prendessi insieme ad una torre enorme e voleva anche che si vedesse tutta la torre, ma per farlo mi sarei dovuta allontanare molto, quindi o scavalcavo il recinto o andavo in mezzo alla strada. Visto che nessuna di queste due opzioni mi sembrava fattibile, ho fatto delle foto mediocri e quando le ha viste ha anche fatto una faccia schifata. Ci mancava solo che scavalcassi il recinto per lui.
Successivamente, siamo andate sul lungomare per scattare altre foto e c'era un'anatra che stava vivendo la sua vita tranquillamente senza dare fastidio a nessuno, finché un signore non ha deciso di darle un calcio. La cosa mi ha scioccata così tanto che non sono riuscita a nascondere la mia faccia schifata quando mi è passato di fianco. Ma che idiota, che cosa gli aveva fatto quella povera anatra?
Ci siamo incamminate verso la nostra meta successiva e questa volta non è stato il navigatore di Carolina a farci sbagliare, ma il mio. Quel maledetto ci stava facendo girare in tondo e ci stavamo allontanando dalla nostra destinazione. Mi sono sentita tradita.
Seguendo il percorso indicatoci dal mio navigatore, abbiamo trovato un Carrefour. Non riuscivamo a trovare un negozio con del cibo, c'erano solo bancarelle che vendevano succo di melograno e d'arancia, quindi ne abbiamo approfittato per comprarci il pranzo, cioè pane e formaggio. Quando però ho dato un morso al pane, era duro come un mattone e pensavo che mi si sarebbero staccati i denti.
Dato che il mio navigatore non era affidabile, ho seguito il mio istinto per raggiungere la destinazione successiva. Abbiamo percorso delle stradine strette e molto ripide, ma siamo riuscite ad arrivare. Alla fine però abbiamo deciso che non ne valeva la pena perché c'era una fila lunga 300 metri per salire sulla torre, una cosa da pazzi! Immagino che la vista da lassù fosse molto bella, ma quella fila era troppo lunga, sembrava di essere all'ingresso per un concerto di Beyoncé.
Abbiamo iniziato ad esplorare un po' il quartiere. Qui i commercianti hanno l'abitudine di chiamare i clienti e io non riesco a non rispondergli perché sennò mi sento maleducata, però se rispondevo poi non mi lasciavano più in pace e provavano a vendermi qualcosa. Un signore mi ha vista mentre guardavo il suo negozio di succhi e ha iniziato a chiamarmi per farmene provare uno e... beh, siamo andate ad assaggiare il famoso succo di melograno che fanno qui. Il signore era abbastanza simpatico, lo sono quasi tutti, mi ha anche chiesto di fare una foto insieme a lui.
Mentre aspettavamo i nostri succhi, Carolina mi ha detto che sapevano che eravamo portoghesi, ma in realtà stavano solo dicendo "portakal", che significa "arancia" in turco.
Una cosa che ho notato in Turchia, o almeno a Istanbul, è che anche qui gli autisti suonano spesso il clacson, forse anche più dei rumeni (e io che pensavo fosse impossibile), però suonano solo agli altri autisti. Ci sono persone che attraversano la strada a caso, passano davanti alle macchine e attraversano quando il semaforo è verde per le auto e loro non gli suonano mai il clacson. È una cosa incredibile, qui i pedoni possono fare di tutto, anche se c'è una macchina della polizia loro attraversano comunque la strada. Di solito le persone non lo fanno quando vedono che c'è la polizia. Quelli che vanno in moto non indossano neanche il casco... Mi piace molto lo spirito degli autisti e dei pedoni turchi.
Per quanto riguarda l'architettura della città, ci sono dei monumenti molto belli e moschee nuove ogni 500 metri. Le strade sono messe abbastanza male, i marciapiedi sono irregolari e ci sono edifici in pessime condizioni, ma il carattere amichevole della maggior parte della popolazione compensa tutto questo.
Siamo andate fino al ponte, ma la strada per arrivarci era stretta e c'erano quattro donne con il burqa davanti a noi che ci impedivano di passare perché erano tutte una di fianco all'altra. Volevamo superarle perché stavano andando pianissimo. Quando si sono accorte che volevamo passare, hanno fatto di peggio: hanno rallentato e quell'idiota davanti a me ha anche iniziato a fermarsi, così che mi dovessi fermare anche io. Le sono andata addosso ed ero così arrabbiata che avevo voglia di prenderle la testa e sbattergliela sul cemento. Per fortuna non sono una che passa subito alla violenza perché se lo fossi... Alla fine le ho spinte e le ho superate, ma ero davvero molto arrabbiata. Ah, quanto le ho odiate.
Alle 16:00 siamo tornate in ostello, io ho dormito fino alle 20:00 perché non ero ancora riuscita a riposarmi dopo il viaggio. Non ho dormito di più solo perché mio padre mi ha telefonato. Non gli avevo detto che ero in Turchia, perché sapevo che non avrebbe approvato. Quando gli avevo detto che ci volevo andare aveva avuto un attacco isterico e si era messo a dire che era pieno di terroristi. Affinché non scoprisse che mi trovavo in Turchia, l'ho chiamato su Messenger perché per rispondere alle chiamate qui spendo molto. Ero così stanca che sembravo ubriaca. Gli ho detto che stavo usando Messenger per vedere se funzionava bene.
Dopo la chiamata non sono più riuscita a riaddormentarmi, quindi ne ho approfittato per scrivere sul mio blog e, mentre lo facevo, mi sono accorta (beh, sinceramente era impossibile non accorgersene) che la ragazza sotto di me, quella che non sapeva cosa fosse il Portogallo, non la smetteva di "liberarsi", cioè emetteva flatulenze... Non voglio usare altre parole per descrivere questo fatto nel mio blog. Quella ragazza "sganciava le bombe" come se niente fosse, con una naturalezza mai vista prima. Beh, dicono che tenersele dentro faccia male... È stato un momento molto imbarazzante e ho dovuto fingere di essere sorda. Per fortuna Carolina stava ancora dormendo perché sennò avremmo iniziato a ridere come due pazze.
Alle 21:00 siamo andate a cenare, avevamo pane, tonno e formaggio, ma quando siamo arrivate in cucina non riuscivo a credere alle condizioni nelle quali si trovava. Si trattava di un bancone con un lavandino, un fornello, un coltello, tre cucchiai, un frigorifero e nient'altro. C'era anche una luce fantastica, sembrava quella di una camera oscura per lo sviluppo fotografico, era proprio uguale.
Quando pensavo che l'ostello non potesse peggiorare, è partita della musica a volume altissimo, mi sembrava di essere in una discoteca. La musica è iniziata verso le 21:00 e si è fermata solo dopo le 02:00.
Mancavano solo sette giorni al mio ritorno in Portogallo.
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