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Quello che so della cultura e della lingua nei balcani

Pubblicato da flag-it Cosimo Bernardi — 6 anni fa

0 Tags: flag-yu Esperienze Erasmus Belgrado, Belgrado, Jugoslavia


Per comprendere a pieno le dinamiche che hanno fatto scaturire il conflitto, dunque, è necessaria un’analisi storica del periodo contemporaneo alla guerra e leggermente antecedente a questo periodo. Quando parliamo di ex Jugoslavia si suole intendere un’area che comprendeva ben sei gruppi etnici, ossia : serbi , croati , sloveni , macedoni , montenegrini e musulmani bosniaci oltre ad alcune minoranze presenti sul territorio che usavano tre lingue e due alfabeti differenti : il cirillico e il latino e che praticavano diverse religioni per la maggior parte associabili anche all’etnia : i croati infatti praticavano la religione cattolica , i serbi quella ortodossa mentre i bosniaci per la maggior parte praticavano quella musulmana.Dal punto di vista politico era uno Stato federale diviso appunto in sei repubbliche con a capo un regime socialista ma diverso ad esempio dall’Unione Sovietica socialista essendo la Jugoslavia posta tra Mitteleuropa e Levante e non chiusa in se stessa come invece la realtà sovietica. La diversità così variegata in un’area geografica non così grande era da ricercare in quindici secoli di storia, che vanno dalle migrazioni dei popoli slavi nell’area peninsulare che oggi consideriamo come i Balcani tra il VI e il VII secolo dopo Cristo, passando per la loro cristianizzazione ad opera della Chiesa Romana e per vari insediamenti ad opera dei turchi, durati quasi mezzo millennio, o dell’impero austro-ungarico che hanno influenzato in maniera non omogenea l’area facendo gravitare ad esempio i bosniaci attorno alla fede musulmana e i serbi ad avvicinarsi a quella ortodossa creando già così le prime  differenze con croati e sloveni che rimasero fedeli al cristianesimo. Le divisioni di tipo feudale nel medioevo marcarono meglio l’identità croata e serba manon potrò trattare meglio questo argomento a causa di brevità di stesura che non mi permettono di dilungarmi in digressioni soprattutto di carattere storico. Nel più recente passato quindi, partendo dai due conflitti mondiali possiamo trovare una Jugoslavia di tipo monarchico che dichiara l’indipendenza dall’Impero Austro-Ungarico ad opera di Alessandro I, il quale nel 1929 unificò sotto di se quelli che si erano dichiarati Regno dei serbi, dei croati e degli sloveni ma che senza una reggenza salda avevano riscontrato dissidi interni di tipo etnico e politico, cambiando quindi il nome in Regno di Jugoslavia e cercando di assottigliare le differenze tra i popoli che componevano lo Stato. Durante la seconda guerra mondiale invece Pietro II ruppe l’alleanza con l’Italia fascista e la Germania nazista precedentemente stipulato dallo zio detronizzato Paolo Karađorđević; la rottura dell’alleanza provocò quindi l’invasione da parte della Germania che a sua volta  annesse a se alcune terre presenti in Serbia o facendo amministrare zone come il Montenegro all’Italia facendo ampliare a quest’ultima la provincia di Fiume annettendovi terre adiacenti croate e slovene avendo conquistato anche Lubiana. Il 29 novembre 1943, in piena seconda guerra mondiale quindi, venne istituito il Consiglio antifascista di liberazione popolare della Jugoslavia entro i confini che comprendevano il precedente Regno con l’aggiunta di altre zone slovene o dell’Istria nell’attesa che il popolo scegliesse, tramite referendum, se affidarsi nuovamente a una monarchia o passare ad una repubblica. Si optò per la seconda. Il 29 novembre 1945 nacque quindi la Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia, nome che mantenne fino al 1963, anno in cui venne rinominata Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. Il primo ministro della neo-repubblica, ossia il maresciallo Josip Broz Tito, venne incaricato di questa carica tramite elezioni indette dopo la liberazione dai nazifascisti, in cui il suo partito, la Lega dei comunisti di Jugoslavia, ottenne la maggioranza dei voti. Da qui la Jugoslavia titoista cominciò una politica di alleanza con l’Unione Sovietica. Successivamente, il maresciallo Tito optò, però, per un allontanamento da Stalin per favorire lo sviluppo economico della sua repubblica. Nel 1948 quindi la Jugoslavia usciva definitivamente dal Cominform, inaugurando grazie a Tito una politica di autogestione dei lavoratori, che era alla base del sistema jugoslavo. Nei confronti della politica interna invece, l’atteggiamento era molto meno liberale, infatti Tito accentrò a sé tutti i poteri in modo da stroncare i sussulti nazionalisti e riforme locali. Più in la invece si passerà ad una politica più liberale anche in politica interna e non solo in economia. Con la nuova costituzione del 1974 infatti , la Repubblica federale concedeva grandi autonomie alle repubbliche federate.La vera e propria svolta per quanto riguarda l’avanzare del conflitto jugoslavo si ebbe probabilmente con la morte del maresciallo stesso, avvenuta solo sei anni dopo l’emanazione della nuova costituzione. Il 4 maggio 1980, mentre la situazione economica andava inclinandosi, la Jugoslavia rimase orfana del suo leader, e si intuì che, forse non nell’immediato, le spinte nazionaliste delle repubbliche più ricche avrebbero avuto il sopravvento. Croazia e Slovenia infatti alimentavano fuochi indipendentisti e rimarcavano il divario dalle altre repubbliche federate. Il Kosovo invece, a maggioranza albanese, voleva essere riconosciuto come repubblica federata, mozione puntualmente osteggiata dalla popolazione serba. Nel 1990 furono indette le elezioni multipartitiche nelle sei repubbliche. In Croazia venne eletto il nazionalista Franjo Tudjman, figura cardine della vicenda presa in esame, il quale appoggiava le rivendicazioni indipendentiste del suo popolo. In Bosnia fu eletto il nazionalista di fede musulmana Alija Izetbegović, il quale auspicava un allineamneto dei legami politici con la Jugoslavia. In Serbia invece fu confermato Slobodan Milošević, altra figura cardine del conflitto assieme ai due sopracitati, il quale contrario al disfacimento della federazione revocò lo statuto di autonomia al Kosovo e alla Voivodina per fermare le spinte indipendentiste  provenienti anche da Macedonia e Slovenia.Nel 1991 quindi, Croazia e Slovenia si dichiararono indipendenti. Ne scaturì un conflitto tra esercito jugoslavo e armata territoriale slovena , con la resa dei federali. Nei quattro anni successivi al 1991 invece, il conflitto tra esercito croato e la popolazione serba della Croazia, appoggiata dalla Jugoslavia tramite il suo esercito, non ebbe tregue concludendosi nel 1995 con la vittoria croata. Nel frattempo, nel 1992 la Bosnia ed Erzegovina si era dichiarata indipendente, ed anche qui fino al 1995 il conflitto ebbe poche tregue, anzi avvenne su più fronti. Infatti: i musulmani di Bosnia, dapprima dovettero opporsi ai serbi di Bosnia e successivamente anche ai croati di Bosnia. Il conflitto si concluse con la manovra diplomatica chiamata accordo di Dayton, che sancì la creazione di una repubblica indipendente su base federale.Non approfonditrò, nel corso dell'elaborato, le vicende belliche avvenute in Macedonia,Kosovo o Slovenia con la dovuta attenzione perchè esulano leggermente da quello che mi sono prefissatoe perchè non basterebbe una buona capacità di sintesi per esplicare a pieno tutte le vicende nei termini di stesura che mi sono stati proposti.Debbo però segnalare gli avvenimenti più importanti avvenuti durante il conflitto come la dichiarazione di indipendenza della Macedonia, che comunque non provocò alcuna reazione bellica da parte della Serbia, suscitando invece scontri tra albanesi e macedoni. Dopo la proclamazione delle nuove repubbliche quali erano : Slovenia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina e Macedonia , la Repubblica Jugoslava era composta dai soli territori di Serbia e Montenegro, un assetto che fino ai giorni nostri è cambiato più volte diventando oggi due entità statali differenti ossia: Serbia da  una parte, che ha quindi perso ogni sbocco sul mare, e Montenegro dall'altra. Altresì importante per capire il conflitto, sono le vicende avvenute in Kosovo dal 1996 al 1999, con l'organizzazione indipendentista paramilitare albanese dell'UCK e l'esercito paramilitare serbo, che combatterono un conflitto conclusosi solo grazie al bombardamento, durato tre mesi da parte della NATO sulla Jugoslavia. Successivamente l'accordo di Kumanovo sancì il ritiro dell'esercito federale dal Kosovo e la sua sostituzione con la forza internazionale KFOR, con la Jugoslavia che rimaneva sovrana nella provincia affiancata dall'amministrazione ONU dell'UNMIK. Nel 2008 poi, il Kosovo dichiarò unilateralmente la propria indipendenza, ancora una volta non riconosciuta dalla Serbia, che a sua volta, ancora oggi viene minacciata dall'Ue di non poter entrare a far parte della Comunità Europea se non riconsocerà il Kosovo. Questi eventi invece lasciano strascichi visibili anche nella cronaca attuale, non ultima la sospensione della gara valida per le qualificazioni ad Euro 2016 tra Serbia ed Albania, con un drone provocatorio con la bandiera del Kosovo che invade il campo provocando una rissa che coinvolge soprattutto i giocatori dell'Albania, i quali quasi non riescono a tornare negli spogliatoi dopo che la partita fu ovviamente sospesa e mai rigiocata. La UEFA , un pò come fece la Comunità Europea durante la guerra, fu confusa e non sempre obiettiva nelle sanzioni, probabilmente confusa anche dalla mentalità balcanica, non sempre comprensibile per i centroeuropei. Il riferimento sportivo è quasi d'obbligo, dato che come  molti giornalisti sportivi, il tirolese Stefano Bizzotto , in un servizio per Rai Sport su Zvonimir Boban, parlando della celebre Dinamo Zagabria – Stella Rossa di Belgrado, partita mai disputata al Maksimir di Zagabria nel 1991, considera questa partita la scintilla che fece appiccare l'incendio bellico balcanico. Lo stesso Boban peraltro, pensando di aiutare un giovane tifoso immobilizzato da un poliziotto sul manto verde del Maksimir durante una massiccia invasione di tifosi, scagliò un calcio sul costato dell'agente che poi si scoprì essere un bosniaco musulmano che svolgeva solo il suo lavoro per il governo federale jugoslavo. Boban si scusò pubblicamente con lui anni dopo il conflitto ma la foto che immortala la tacchettata in questione restò nella storia del calcio e forse non solo. 

Ad ogni modo oggi i Balcani si compongono delle seguenti etnie:

-       Croati, che secondo la mappa sono una maggioranza in tutta la Croazia e nella parte sudoccidentale della Bosnia,

-       Serbi, che sono la maggioranza in Serbia, nella parte sud-orientale della Bosnia e nel cantone della Republika Srpska, che confina con la Croazia, e che ancora oggi soffre dell’inimicizia croata-serba,

-       Bosniaci, che sono la maggioranza nella parte centrale della Bosnia e nell’estremità nord-occidentale al confine con Croazia e Republika Srpska e nella parte sud-occidentale della Serbia, al confine con il Kosovo attorno alla città di Novi Pazar, un’importante enclave musulmana in Serbia

-       Albanesi, che sono la maggioranza in tutta l’Albania e in gran parte del Kosovo, e infine nelle zone confinanti ma su territorio macedone e sul confine Kosovo-Serbia a sud su territorio serbo.

-       Montenegrini, che sono la maggioranza nella parte centrale del Montenegro ossia attorno alla capitale Podgorica e vicino le coste. Per il resto il Montenegro si compone di zone miste di maggioranza-minoranza croata, serba, montenegrina e bosniaca.

-       Macedoni, che sono presenti solo in Macedonia ricoprendo i tre quarti del territorio. La restante parte è composta da maggioranza albanese ai confini con Kosovo e Albania e zone miste senza maggioranza composta da etnie albanesi e macedoni, che tranne episodi sporadici non hanno mai provocato belligeranze di tipo etnico.

Solitamente, vengono snocciolate queste etnie, descrivendo le etnie presenti nel territorio balcanico ma chiaramente ci sono almeno altre tre etnie degne di nota che andrebbero citate e collocate geograficaemnte .Gli sloveni, che hanno oramai palesato la volontà di non essere più collegati ai fatti balcanici, mostrando invece la volontà di collegarsi ad una mentalità più mitteleuropea, anche se la lingua usata in Slovenia, lo sloveno è palesemente slava e poiché sul territorio ha diverse enclavi bosniache musulmane dovrà sempre tener conto della storia e del pregresso del Paese. Tuttavia è forse la neo Nazione   che ha saputo meglio tutelare le minoranze presenti sul terriotrio integrando benissimo le enclavi musulmane che si dichiarano slovene ma musulmane.   Gli ungheresi, sono presenti in Vojvodina, una regione nel nord della Serbia, economicamente più benestante rispetto al resto del Paese. Una tutela non adatta da parte della Serbia, è dovuta probabilmente al fatto che da sempre questa regione ha velleità secessioniste e la Serbia come in passato ha dimostrato di non saper gestire queste situazioni.-       I ROM, la comunità itinerante che noi tutti conosciamo, perché presente anche sul nostro territorio, è presente in tutti gli Stati sopracitati, anzi spesso, anche stabiliti in Italia, hanno nazionalità serba o bosniaca e parlano perfettamente anche il serbo-croato. Tuttavia, in questi Stati non è mai stata condotta una tutela adatta di questa minoranza e spesso le discriminazioni nei loro confronti sono state denunciate nei report annuali di Organizzazioni non governative come Amnesty International.

 

 


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