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Athens, 6:00 Pm

Pubblicato da flag-it margherita govi — 5 anni fa

0 Tags: flag-gr Esperienze Erasmus Atene, Atene, Grecia


Erano da poco passate le sei e stavamo tornando all'appartamento. Il caldo che aveva invaso la città durante tutto il giorno stava lentamente lasciando il posto ad una brezza fresca, che, forse solo nella mia suggestione, sapeva di mare. I lampioni iniziavano ad accendersi mentre risalivamo il viale costellato di oleandri bianchi in fiore. Tutto intorno era la sera, con la sua luce blu che rimbalzava sui tetti e sui muri bianchi. I gatti scappavano al nostro passaggio, in altri momenti ci saremmo fermati ad accarezzarli ma quel giorno eravamo molto stanchi. Guardai i miei compagni di avventura. Barbora camminava in silenzio, immersa in pensieri suoi, le braccia lunghe ciondolavano lungo il corpo esile, vestito con una gonna azzurra dal cui fondo uscivano i piedi calzati coi sandali di cuoio che avevamo comprato al mercatino tradizionale di Monastiraki. Alexander, che aveva un passo più svelto del nostro ci staccava di qualche metro, non lo vedevo in volto ma ero sicura che fosse innervosito dalla nostra lentezza, poco prima al parco nazionale di piazza Syntagma aveva fatto notare più volte di essere affamato ma nessuno lo aveva assecondato per potersi godere gli ultimi raggi di sole. In quei momenti di silenzio ognuno tornava alla sua lingua natia, nella mente, e a me faceva ancora effetto immaginare che nella loro testa frullasse un altra grammatica, così complessa, così diversa dalla mia, ma con gli stessi pensieri. A tratti dai lati, nelle strade parallele apparivano scorci panoramici della città, da cui brillavano lontane le luci dell'Acropoli. Eravamo vicino a Pamormou, avevamo scelto di non prendere la metro per passare dal chiosco a comprare del vino per la cena. I chioschi erano disseminati in tutta la città e rimanevano aperti giorno e notte, una delle comodità che avevo saputo apprezzare da quando mi ero trasferita in Grecia. I chioschi erano tutti uguali, cambiava solo il propietario che di solito sbirciava da una finestrella sommersa nella merce, che spaziava dai souvenir per i turisti alle saponette da bagno, ma anche vino, sigarette o piccole merende confezionate. Sulle tendaline della baracca spiccava la scritta rossa "kiosk". Arrivammo al nostro quella sera, Alexander salutò:"Kalispera", e subito abbandonò il greco per un più pratico inglese "we are searching for some wine". Il propietario era un uomo sulla sessantina, in italia ci sarebbe stata una scarsa probabilità che sapesse l'inglese, ma in Grecia le cose andavano diversamente e chiunque aveva la padronanza della lingua, forse per l'importanza del turismo nel paese. Ci mostrò le bottiglie che possedeva, il che fece uscire Barbora dal suo circolo di pensieri per concentrarsi sulla scelta del vino. "White! White!" Esclamò. Il suo inglese era molto basilare ma ci capivamo benissimo. Avevamo un vocabolario alternativo, grezzo ma efficace. Ci aiutava la nostra capacità recitativa spontanea, spesso mimavamo cose ed azioni per spiegarci. Il tutto creava un mix incomprensibile a qualunque madrelingua inglese ma efficacissimo per noi, il che ci rendeva molto fiere e rafforzava il nostro legame. Comprammo il vino, e tornammo a casa elencando gli ingredienti giusti per fare l'insalata greca, valutando se fosse necessario fare un salto al supermercato di Panormou. "Tomato..onion..feta cheese.." elencai,
"I think we have everything".
Nell'appartamento ci aspettavano gli altri inquilini, apparecchiammo in balcone, con vista sulla strada, offuscata giusto da qualche palma che contribuiva a creare un' atmosfera più intima. Sotto di noi il traffico del quartiere, fatto di auto, taxi gialli e gente in festa. Più o meno al quarto bicchiere mi fermai a guardare la trasparenza del vetro assentandomi dalla conversazione. Ero ad Atene da tre mesi, forse meno, grazie al programma Erasmus e mi sembrava di essere sempre vissuta lì, di avere conosciuto quei ragazzi molto tempo prima. Provai un profondo senso di gratitudine e sorrisi da sola col mio bicchiere.
"Magi! Magi?" Alexander mi stava scuotendo, "Are you drunk? " ,poi risero tutti, me compresa. Dopo cena facemmo spazio sul tavolo e tirammo fuori la mappa delle isole. Tutti attorno, appoggiati al tavolo indicavamo i tragitti possibili e valutavamo le rotte della nostra prossima avventura. Rimasi a dormire a Panormou, provata dal vino e dal cibo, Barbora mi preparò un giaciglio sul sofà, e prima di addormentarmi, sotto la finestra spalancata da cui entrava un filo di vento, pensai all' arcipelago che mi aspettava, alla miriade di luci del Pireo, alle navi che vi stavano attraccando, all'Africa più avanti. "Kalinikta Athina" mormorai, ci vediamo domani". E mi addormentai.


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